Ad Acate riecheggiano le parole di Don Ciotti: “Daouda è figlio di questa terra. Aiutiamo la sua famiglia”

Acate ritorna alla vita di ogni giorno. Ma niente è più come prima nella cittadina che ieri ha ospitato la manifestazione del primo maggio organizzata dalla Cgil e da Libera.
Nella cittadina che vive, in questi giorni, i festeggiamenti in onore del patrono San Vincenzo, viene lanciato un messaggio di pace e di solidarietà. Un messaggio che suona di impegno e di speranza.
“La speranza non è reato” grida dal palco don Luigi Ciotti. È lui l’uomo simbolo di questa manifestazione organizzata per ricordare Daouda Diane, l’ivoriano di 37 anni scomparso misteriosamente il 2 luglio scorso mentre si trovava al lavoro all’interno di un cementificio.

LE PAROLE DI DON CIOTTI


Don Ciotti ha lanciato un invito agli acatesi, affidando loro la famiglia di Daouda, la moglie e il figlioletto rimasti in Costa d’Avorio e per i quali, anche ieri, è stata lanciata una raccolta fondi.
Don Ciotti ha concluso invitando all’impegno per la famiglia di Daouda, per cui è stata avviata una raccolta fondi. «Ci impegniamo a non lasciare sola la tua cara famiglia” E ha lanciato un appello: “Questa città, che è la sua città, adotti la sua famiglia. È un fratello vostro un cittadino di questa città”.
E poi i diritti dei lavoratori, dei migranti. Il diritto a cercare un futuro migliore. “La speranza non è reato – ha gridato più volte – Non può essere un reato cercare di raggiungere la meta di un futuro migliore, come fanno molti nostri fratelli migranti”.


Acate è una terra simbolo dell’immigrazione. Da queste parti vivono veramente in tanti. Nella scuola il 30 per cento degli alunni è di origine straniera. Moltissimi vivono a Marina di Acate, frazione balneare molto frequentata in estate, mentre in inverno vi abitano solo famiglie di immigrati. Per loro, in assenza di servizi, opera da dieci anni il Progetto Presidio della Caritas, con tanti volontari impegnati nel servizio concreto agli ultimi. Da poco più di un anno, c’è anche una comunità di Suore Carmelitane Missionarie.
Dal prossimo anno ci sarà una scuola materna. L’ha voluta il comune, il progetto è stato appoggiato dalla Diocesi. Venticinque bambini sono già iscritti alla prima classe: “Sono bambini che erano costretti a rimanere a casa da soli, mentre i genitori si recano al lavoro” spiega il sindaco Giovanni Di Natale. Il comune fornirà i locali per la scuola e vi sarà una sede distaccata degli uffici.
La manifestazione è un crescendo, con le testimonianze di alcuni lavoratori e l’intervento di alcuni sindacalisti, tra cui il segretario provinciale Peppe Scifo e il segretario nazionale Flai Cgil Giovanni Mininni, poi il magistrato di Cassazione Bruno Giordano, già direttore dell’Ispettorato nazionale del Lavoro. Per la Caritas c’è il direttore diocesano, Domenico Leggio che porta il saluto del vescovo. Tra i messaggi anche quello del presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici. Anche la Commissione antimafia ha fatto tappa ad Acate, due mesi fa, per indagare sulla difficile vicenda di Daouda.
Ma sono le parole di don Ciotti a catalizzare l’attenzione di tutti, in chiusura della manifestazione.
Don Ciotti ha ricordato l’enciclopedia di Papa Francesco “Laudato si”. “Deve diventare LAUDATO QUI! Nella concretezza dell’impegno. Papa Francesco la rese nota nel giorno dell’inizio del Ramadan. I segni sono. importanti. Sono un messaggio di fratellanza».

DON CIOTTI E I DIRITTI DEI LAVORATORI


Don Ciotti ha parlato dei diritti dei lavoratori. «Senza diritti il lavoro non è libero, non è dignitoso. Le logiche del profitto trasformano il lavoro. La denuncia di Daouda è importante. Questa è una terra meravigliosa (come siete meravigliosi voi oggi qui, in questa piazza) ma è una terra ferita. Daouda ci ha parlato del lavoro, del lavoro e dei suoi diritti, quel lavoro piegato. Troppi sono costretti a fare genuflessioni. Si è creata una convergenza di metodo tra la logica del capitalismo di mercato e la mentalità e i metodi delle mafie. La mafia cerca la libertà di agire al di sopra delle regole. E su questi temi oggi, in Italia, la differenza la fa l’INDIFFERENZA. E in questo clima proliferano il gioco d’azzardo, la droga, agevolata da chi sa e finge di non vedere».
Ha poi lanciato un appello in difesa della Costituzione: «La vera sicurezza sta nel realizzare ciò che è scritto nella nostra Costituzione, nel creare una società dove a tutti siano assicurati i diritti fondamentali: lavoro, salute, casa, dignità».


Dura l’analisi politica: «Oggi le mafie e alcuni settori della politica e dell’economia parlano la stessa lingua: quella dell’egoismo, del privilegio e della sopraffazione sui deboli. Non tutti, ma solo alcuni settori dell’economia e della politica. E allora tutti noi dobbiamo decidere se occuparci del “sintomo” o del “male”. In basta tagliare la malerba, bisogna estirpare le radici. Da decenni si parla di agire e le mafie, ancora oggi, sono forti, fortissime».
Don Ciotti ha citato l’ex senatore Antonio D’Alì, l’esponente politico trapanese, di recente condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e detenuto in carcere. D’Alì è stato anche sottosegretario agli Interni con delega per queste materie. «Alcuni gestiscono ancora oggi la politica nel nostro paese. Ma sono solo alcuni!».
Il fondatore di Libera ha poi richiamato alla necessità di una battaglia educativa e sociale, che dia dignità al lavoro. «È importante il NOI: solo il “noi” unito, coraggioso, ribelle potrà produrre il cambiamento».
Nelle parole finali un ricordo delle ONG ed una dedica a Rosario Livatino: «Noi continuiamo a sperare che ci siano politiche lungimiranti, che sostengano coloro che aiutano la speranza di un futuro migliore. E la speranza non è reato! E ci chiama all’impegno. Livatino scriveva nel suo diario: ‘Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili’».

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