A TU PER TU CON UMBERTO LA ROCCA

In Liguria, il quotidiano maggiormente letto e diffuso è il Secolo XIX. È  comunemente chiamato “Il Secolo” – in genovese O Secolo – o, meno frequentemente, “Il Decimonono”.

Diretto concorrente de La Stampa di cui, tra l’altro, il cinquantenne, romano, Umberto La Rocca, negli ultimi quattro anni, è stato vicedirettore sotto la direzione di Giulio Anselmi. Prima di approdare, dalla metà di agosto, alla direzione del “Secolo”.

Ha iniziato la sua carriera al Messaggero, in cronaca di Roma ma è stato anche editorialista del quotidiano.

In occasione del suo incontro con docenti e studenti dell’Università di Genova, tenutosi ieri presso la Biblioteca dell’ateneo, ne abbiamo approfittato per fargli qualche curiosa domanda.

La Rocca racconta della realtà pratica dell’odierno mondo giornalistico. Il suo racconto, tuttavia, è limitativo ai contesti delle grandi testate nazionali. Non parla dell’esperienza delle piccole testate locali che, ad avviso di molti degli intervenuti, iniziano ad acquisire una maggior credibilità e valenza rispetto alle colleghe  di portata nazionale.

Basti pensare, solo per citare un esempio, alla vicenda della cronista Ester Castano. Giovanissima studentessa in lettere, lavora per un giornale locale a cui va dato il merito di non averla limitata nella sua azione. Senza paura con le sue domande da giornalista vera, che cerca di capire la verità senza timore, ha contribuito a “smascherare” il Sindaco di Sedriano, accusato, poi, di collusioni con l’ndrangheta. Evitando l’autoreferenzialismo, anche quella di RagusaOggi è una citabilissima esperienza. Tra l’altro, come ci ricorda il direttore La Rocca, quello delle testate cibernetiche è un esempio che sta spopolando. Tutti corrono ad organizzare un collegamento digitale poiché, come sottolinea il direttore, nell’epoca in cui l’autorità giornalistica nazionale perde di autorevolezza, perdendo il suo tradizionale ruolo di punto di riferimento, diviene necessario attingere ad internet per avere informazioni veritiere o, quantomeno, maggiormente dettagliate. Per non parlare dell’interesse ad informarsi rispetto quello che accade nella comunità in cui viviamo.

“Questa condizione influisce sul processo di trasmissione dei saperi e dei valori. Viene incrementata la voglia di interloquire, di baipassare i problemi nazionali che, ora, ci appaiono lontani più che mai, per interessarci, piuttosto, a ciò che accade immediatamente intorno a noi”. A suo parere, è solo per questo motivo che i quotidiani locali riscuotono maggiore successo ed interesse di quelli nazionali? “I giornalisti che possono scrivere con la libertà di trattare i temi che più li appassionano, inevitabilmente, trasmettono l’emozione che provano nel raccontarlo. Si evidenzia il superamento della superficialità e della tendenza diffusa a parlare di cose di cui non si sa nulla”. Aggiungerei, che lavorare in digitale implica la necessità dell’aggiornamento costante, per poter assicurare un’informazione sempre aggiornata ed una, imprescindibile, moltiplicazione delle competenze. Non basta più solo saper scrivere  ma diventa necessario sapersi adattare al continuo mutamento del web ed alla sua manipolazione.  

La Rocca continua raccontando svariati aneddoti, alcuni divertenti altri più curiosi, in cui è incappato nel corso della sua lunga carriera, senza dimenticare di lanciare, qua e là, importanti esortazioni.  Conclude con un monito, ricordando che “il giornalismo buono è quello che mette a disposizione del lettore informazioni utili per il cittadino”. Sulla scia della conferenza appena terminata, vi lascio, quindi, con il rinnovato invito a seguire le vicende narrate dai vostri quotidiani locali che, con tutta sicurezza, tratteranno di argomenti a voi vicini.

 

                                                          

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