Molti associano il loro volto alle vacanze estive, al sole che illumina Marina di Modica e al movimento dei mesi più caldi. Per altri, invece, sono un punto di riferimento imprescindibile della frazione marinara modicana anche quando arriva l’inverno, le strade si fanno silenziose e il mare cambia colore. Sono Giovanna, Jole e Veronica: le […]
A SANTA CROCE, FESTA IN ONORE DI SANTA ROSALIA .
13 Set 2013 05:02
A Palermo come a Santa Croce Camerina santa Rosalia la più celebre santa siciliana insieme ad Agata e Lucia.
Anno dopo anno santa Rosalia ha percorso e continuerà a percorrere le nostre strade.
Citando Palermo mi viene in mente un vecchio libro di geografia che usavamo a scuola media, una foto in particolare citava “…LA CONCA D’ORO…”, e attraverso quella riuscivo a sentire il profumo degli aranci.
Sospesa tra Occidente, mondo greco-bizantino e Islam, Palermo ha convissuto con gli uni e con gli altri prendendone qualcosa ma anche cedendo una parte di sé.
E’ il caso della nostra santa Rosalia.
Molto spesso, andando dietro alle processioni religiose, che si svolgono dal più grande al più piccolo paese della Sicilia, in occasione appunto della ricorrenza annuale della festività, non ci si sofferma a riflettere sulle origini di quelle manifestazioni.
Guardo le nostre statue in processione e mi viene da pensare alla Spagna che fu dominatrice della Sicilia per molti anni dopo gli arabi e vedo raffigurata la morte. Una morte spagnolesca, anch’essa barocca, la morte atroce delle vergini martirizzate, delle madonne trafitte da spade. Vedo tonnellate di legno, gesso, ornamenti, luci, ex voto, due ali di folla, gente che si segna fissando la statua che molte volte viene fatta oscillare paurosamente. Lunghe processioni, interminabili.
Allora penso all’Inquisizione, agli spettacoli, al loro fasto e al tripudio popolare che lasciava spesso ammirati gli stessi spagnoli quando venivano processati e condannati a morte gli inquisiti di eresia. Penso alla macchina del Santo Uffizio. In Sicilia vi lavoravano non meno di 24 mila persone di cui 15 mila nella sola Palermo, questi componevano la cosiddetta Famiglia dell’Inquisizione e in qualità di spie, godevano del privilegio di non pagare tasse.
Guardo le statue e vedo il dolore. L’immagine del sacro e di una cupa spiritualità. Le sante vergini e le loro sofferenze estreme.
Le processioni sacre, con l’esibizione delle statue, sono vere e proprie macchine sceniche che anno dopo anno continuano a percorrere le strade di tante città del Mezzogiorno, trovando a Palermo uno dei palcoscenici più idonei. Le statue ci ricordano la sofferenza e sono un ammonimento nei confronti di chi tende ad una vita smoderata, ma anche il richiamo esercitato dalla morte.
Nei secoli precedenti i preti affermavano e presentavano Dio, attraverso le iconografie dei santi, come un flagello per l’umanità e non come il salvatore. Oggi per nostra fortuna questa concezione è via via decaduta.
La storia di santa Rosalia, protettrice della città di Palermo, è pregna di significati.
Il nome Rosalia, deriverebbe dall’accostamento di rosa (rosa) e giglio (lilium), entrambi simbolo di purezza. Non a caso la santa, nella maggior parte delle immagini che la raffigurano, appare con il capo adornato di rose e circondata da gigli.. suoi attributi di santità.
Nel 1630 santa Rosalia è inserita nel MARTIROLOGIO ROMANO da Urbano VIII. I palermitani festeggiano la loro “Santuzza” in due date: il 15 luglio, anniversario del ritrovamento delle reliquie, e il 4 settembre, giorno natale.
A luglio le si dedica una grande festa con “u festinu”, un carro trionfale preceduto da un corteo storico in costumi seicenteschi.
Il 4 settembre la Santa viene celebrata con un pellegrinaggio alla grotta sul monte Pellegrino (“U viaggiu a munti Piddirinu”). Un tempo il percorso era coperto interamente a piedi scalzi.
Rosalia come santa vergine dalla Chiesa cattolica, visse alla corte di re Ruggero prima di ritirarsi come eremita in una grotta sul monte Pellegrino, dove morì.
Rosalia nasce a Palermo nel 1128, aveva nobili origini, figlia del conte normanno Sinibaldo della Quisquina che vantava una discendenza da Carlo Magno e di Maria Guiscarda, cugina del re normanno Ruggero II.
Visse la gioventù alla corte della regina Margherita e di re Guglielmo al palazzo dei Normanni. I cavalieri erano attratti dalla sua bellezza, ma nutriva già in cuor suo la vocazione religiosa. Si ritirò in un antro sulle Madonie, nel territorio del feudo paterno e successivamente in un’altra grotta sul monte Pellegrino. Rimando in solitaria meditazione fino alla morte.
A due passi da lei c’era un convento di benedettini, unici e diretti testimoni dell’incredibile vita contemplativa di Rosalia, della quale cresceva la fama di una santità alimentata da numerosi digiuni, mortificazioni e sacrifici.
La morte, secondo la tradizione, risalirebbe al 4 settembre 1160. Già tra il XII e il XIII secolo erano sorti i primi luoghi di culto dedicati a santa Rosalia; oltre alla cappella sul monte Pellegrino, riprodotta nella Cattedrale di Palermo e di Monreale, le fu dedicata un’altra chiesa a Rivello, nella diocesi di Policastro. Sempre sul monte Pellegrino.
Ci si sarebbe dimenticati, attraversò difatti un lungo periodo di oblio, se non fosse stato per il miracolo del 1624.
Il Seicento fu un secolo di pestilenze, carestie e miseria e su Palermo si abbattè una terribile peste.
Una malata di nome Girolama Gatto, ebbe la visione di una fanciulla che le indicava una grotta del monte Pellegrino. La fanciulla le chiedeva di recarsi presso la suddetta grotta.
Accompagnata qui da due donne, Girolama è vittima di un violento attacco di febbre, che supera soltanto dopo aver bevuto l’acqua stillante dalle stalattiti della grotta. In sogno le appare la Vergine con il Bambino che le annunciò la sua guarigione e rivide la fanciulla, che le indicò il luogo di sepoltura del suo corpo.
Effettivamente dopo un gran scavare, furono trovate le ossa della pia fanciulla. Furono ritrovate numerose ossa e tre crani, senza riuscire a identificarli.
I gesuiti s’incaricarono di verificarne l’autenticità. Non potendo eseguire analisi di tipo genetico, la ricerca fu affidata più che altro alla buona volontà e alla provata fede di alcuni medici.
Un nuovo miracolo nel 1625, alla fine di una pestilenza, sciolse ogni dubbio e le ossa di Rosalia il 22 Febbraio 1625 vennero consegnate alla giunta comunale e, nel successivo mese di giugno, la vergine morta cinque secoli prima venne proclamata santa.
Dal 1631 le ossa furono custodite in un’urna d’argento nel duomo di Palermo.
Ancora oggi è opinione diffusa che furono i resti di Rosalia, portati in solenne processione attraverso la città, a fermare la terribile pestilenza.
Il suo culto dilagò al punto da sostituire quelli delle precedenti sante, la venerazione di cui venne fatta oggetto la innalzò al livello di Maria, madre di Gesù.
A Santa Croce Camerina, un canonico della famiglia Celestri, all’epoca ancora titolari di una baronia, istituì un fondo economico perché venisse celebrata la ricorrenza. Nella comunità di Santa Croce la venerazione ha una storia di quattro secoli.
Nel ‘500 Santa Croce era ancora casale e nel momento in cui divenne marchesato della famiglia Celestri , santa Rosalia fu elevata a Patrona.
Il 21 luglio 1691, con il figlio secondogenito del marchese Giovan Battista II Celestri e fratello del marchese Don Pietro V si istituisce un legato di Quattro onze per solennizzare la festa di santa Rosalia. La festa venne così solennizzata e celebrata ogni anno all’interno della chiesa.
Il 4 settembre del 1810, per la prima volta il simulacro della Patrona venne portata in processione per le vie del paese.
La festa di santa Rosalia a S. Croce , è più antica di 32 anni, della Festa del Patrono San Giuseppe.
Dopo quattro secoli, Santa Croce celebra ancora oggi la sua Patrona sicuramente in un mondo diverso da come veniva celebrata all’inizio della tradizione, oggi con spettacoli e funzioni religiose forse in maniera più articolata per non far apparire la devozione una tematica superata ,la proposta religiosa è diversa perchè non si deve mai dimenticare che va formulata sempre con metodiche diverse che tengano conto del contesto sociale.
La visione della bellezza della figura di santa Rosalia, che si esprime attraverso la sua storia e l’aspetto iconoclastico della statua, è un mezzo privilegiato per chi ricerca sensazioni utili per soddisfare i bisogni spirituali dell’uomo, il quale è sempre volto alla ricerca del Demiurgo o del Dio Divino.
© Riproduzione riservata
Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it