Vogliamo campare di più senza sapere che la vita è immortale

Il 3 settembre scorso, durante le celebrazioni per l’80° anniversario della vittoria sul Giappone e la fine della Seconda Guerra Mondiale, organizzate a Pechino, è stato catturato un dialogo tra il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping e l’omologo russo Vladimir Putin. A portata di microfono, il primo ha detto: «Una volta si diceva che era raro vivere fino a 70 anni, ora dicono che a 70 anni sei ancora un bambino.»
La risposta di Putin«Tra qualche decennio con il continuo sviluppo delle biotecnologie gli organi umani saranno sempre più trapiantati, permettendoci di rimanere sempre più giovani e forse anche di raggiungere l’immortalità. Alcuni prevedono che potrebbe essere possibile entro questo secolo vivere fino a 150 anni». Sono seguite risate di Xi e di Kim Jong Un, il leader della Corea del Nord che ascoltava con interesse. 

Anche i potenti della Terra hanno a cuore il tema dell’allungamento della vita, dell’invecchiamento e del desiderio di spostare sempre più avanti il destino di tutti gli esseri viventi. Da quando ha preso coscienza della propria caducità, l’uomo ha sempre cercato di sfuggire alla morte o, almeno, di liberarsi da questa ossessione e di poter prolungare la propria vita. Su questo, la scienza in prima battuta ma anche arti come letteratura e cinema, investono molto. E’ noto che, rispetto a cento anni fa, viviamo più a lungo e generalmente più sani grazie ai progressi della scienza e della tecnologia, L’invecchiamento della popolazione è diventato un fenomeno demografico globale e in rapida crescita.

Gli ultimi dati Istat, pubblicati appena due giorni fa, affermano che al 1° gennaio 2025 i centenari residenti in Italia sono 23.548, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente quando se ne contavano 21.211; quasi l’83% è di sesso femminile. Rispetto al 1° gennaio 2009, quando erano 10.158, i centenari sono più che raddoppiati (+130%). La crescita in tale periodo non è stata sempre lineare, in particolare la flessione registrata tra il 2015 e il 2019 “si deve all’ingresso tra gli ultracentenari delle generazioni venute al mondo durante il primo conflitto mondiale, di minore consistenza numerica”, spiega l’Istat nella nota.

Un altro dato: all’inizio di quest’anno, i residenti con almeno 105 anni di età (semi-supercentenari) sono 724, in aumento rispetto ai 654 dell’anno precedente. L’incremento è dovuto all’ingresso di 382 individui della classe del 1919 che hanno più che compensato i 312 decessi avvenuti nel corso del 2024.

In Sicilia i semi-supercentenari sono 52, contro i 106 della Lombardia, i 79 dell’Emilia-Romagna, i 58 del Piemonte e i 55 del Veneto. La Lombardia ha circa 10 milioni di residenti, il Veneto 4,8 mln, l’Isola 4,7 mln, l’Emilia-Romagna 4,4 mln, il Piemonte 4,2 milioni. Da segnalare il dato della Liguria, con 35 ultra 105enni e 1 milione mezzo di abitanti, poco meno della Sardegna (poco più di 1 mln e mezzo di residenti) che di semi-supercentenari ne ha 27. Un interrogativo: com’è possibile che nell’area più inquinata d’Europa, la Pianura Padana, ci siano più ultra centenari che da noi? Ragusa, che nella qualità della vita è superiore alle altre province dell’Isola, il 1° gennaio scorso contava soltanto 2 ultra 105enni (erano 6 nel 2020) contro i 3 della vicina Siracusa e i 15 del catanese.

Altro punto di vista, grazie al sito della Radio svizzera italiana. Nel libro “Perché moriamo. La nuova scienza dell’invecchiamento e la ricerca dell’immortalità, di Venki Ramakrishnan, Nobel per la chimica nel 2009 per la scoperta della struttura del ribosoma, il “cuore pulsante” della vita cellulare, responsabile dell’espressione dei geni, si parla non solo dei meccanismi che portano all’invecchiamento e alla morte ma anche i campi di ricerca più importanti e promettenti per ritardare questo epilogo: come i processi alla base della restrizione calorica; i fattori che differiscono fra il sangue giovane e quello vecchio; l’individuazione delle cellule senescenti, che si accumulano con l’età e causano infiammazione; la riprogrammazione delle cellule, in modo da riportarle a uno stadio precedente della loro storia. Ma alcuni aspetti della biologia dell’invecchiamento continuano a essere fraintesi dal grande pubblico, in particolare quelli, appunto, legati alla longevità e all’idea di un prolungamento indefinito della vita, sostiene Ramakrishnan. In teoria, non esistono leggi naturali che impediscano di vivere molto più a lungo di quanto accada oggi, sottolinea lo scienziato, ma la prospettiva di una vita estremamente estesa – o addirittura di una “giovinezza eterna” – resta ancora lontanissima, ostacolata da limiti scientifici e biologici significativi. 

In un’intervista a Adnkronos del giugno del 2024, Ramakrishnan spiega che «poiché discendiamo ininterrottamente, da diversi miliardi di anni, dalle cellule viventi attraverso la nostra linea germinale, noi come individui moriamo, vale a dire che i nostri corpi muoiono, ma il potenziale che permette alla vita stessa di continuare persiste. In questo senso la vita è immortale, anche se l’individuo non lo è».

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