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Al via processo Mare Jonio, Don Ciotti a Ragusa: “Se l’umanità è reato, la democrazia è finita”
21 Ott 2025 11:38
Al via stamane il processo “Mare Jonio” davanti al Tribunale di Ragusa a carico di sei attivisti di Mediterranea saving humans accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato dallo scopo di lucro. Sono entrati al Palazzo di giustizia poco prima delle 9.30, per la prima udienza. Rinviati a giudizio Pietro Marrone, comandante della Mare Jonio, Alessandro Metz, legale rappresentante della Idra Social Shipping (società armatrice della nave Mare Jonio), Giuseppe Caccia vice presidente del Cda della Idra e capo spedizione, Luca Casarini dipendente della società (ma che gli inquirenti ritengono esserne amministratore di fatto), e i componenti dell’equipaggio Agnese Colpani, medico, e Fabrizio Gatti, soccorritore. (La posizione di un altro indagato, Geogios Apostolopoulos tecnico a bordo, per difficoltà a notificare gli atti, era stata stralciata prima dell’udienza preliminare e non riguarda questo procedimento). A Marrone, Caccia, Casarini e Metz vengono contestate anche irregolarità in merito alle norme del Codice della navigazione. I fatti fanno riferimento a quanto accadde l’11 settembre 2020, quando la nave Mare Jonio intervenne per soccorrere 27 persone, migranti che da 38 giorni si trovavano a bordo della petroliera danese Maersk Etienne abbandonati in mezzo al mare senza alcuna possibilità di sbarco, nonostante le loro gravi condizioni fisiche e psicologiche. Le 27 persone sono state trasferite sulla Mare Jonio dove hanno ricevuto le prime cure e la sera del 13 settembre le autorità italiane hanno assegnato il porto di Pozzallo come luogo sicuro di sbarco. A distanza di tre mesi dai fatti la compagnia armatoriale della nave, Maersk Tankers, ha fatto una donazione a favore del soccorso civile in mare. Da qui l’inchiesta della procura di Ragusa. Ad accompagnare il piccolo corteo, gli esponenti di Mediterranea (in delegazione con Stefania Pagliazzo), Libera (presente anche don Luigi Ciotti, con il delegato locale Vittorio Avveduto), una delegazione della Cgil, regionale e provinciale (Alfio Mannino e Giuseppe Roccuzzo). “Salvare vite in mare viene definito un reato: ‘favoreggiamento dell’immigrazione clandestina’. Quindi l’unico modo per non incorrere nell’accusa sarebbe lasciar morire la gente, voltare la testa dall’altra parte? Viene anche detto che i soccorritori della Mare Ionio ‘hanno tratto un vantaggio economico’ dalla loro opera. Dimenticando che i soldi raccolti dalle Ong come Mediterranea servono per tenere le barche in mare e farle arrivare là dove serve aiuto. Quell’aiuto che le istituzioni troppo spesso negano o attivano con ritardo”. Lo dice il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, a Ragusa in occasione dell’avvio del processo ‘Mare Jonio’. “Non ci sono vantaggi economici per nessuno, ma – aggiunge – un salvataggio dell’etica collettiva che altrimenti vedremmo affondare insieme ai corpi dei migranti. Ecco il grande paradosso. Per contrastare l’immigrazione illegale, lo Stato italiano dà soldi alle istituzioni libiche, all’interno delle quali agiscono come è ormai noto anche trafficanti di esseri umani. Lo stesso Stato organizza e paga un volo di rientro in Libia per uno di quei trafficanti, prima che possa essere assicurato alla giustizia internazionale. I soldi puliti delle tasse dei cittadini italiani si sporcano di sangue. Finanziano reati contro le persone. Quando dei cittadini invece si organizzano per salvare vite, e raccolgono da altri cittadini le risorse per farlo, vengono accusati di violare la legge. Se l’umanità è reato, e la disumanità ‘ragion di Stato’, siamo alla fine dell’etica. Stiamo abdicando a tutti i principi della democrazia”.”Mediterranea ha scelto ancora una volta, di stare dalla parte della vita”. Lo afferma alla Cgil siciliana stamane a Ragusa mentre si apre il processo mare Jonio. La Cgil fa sapere presente in aula insieme ad altre associazioni “per manifestare e testimoniare vicinanza e solidarietà all’equipaggio, nell’auspicio che il processo possa chiarire finalmente le posizioni degli attivisti nel pieno rispetto del principio di indipendenza e autonomia della Magistratura. In Aula al Tribunale di Ragusa Alfio Mannino Segretario generale Cgil Sicilia Peppe Scifo della Cgil nazionale, e Giuseppe Roccuzzo segretario generale della Cgil di Ragusa. “La nostra presenza – sottolinea il sindacato- oltre a testimoniare la solidarietà agli imputati conferma il pieno sostegno all’azione delle Ong impegnate nei salvataggi in mare. E ancora una volta ribadisce la contrarietà della Cgil insieme alle tante realtà della società civile, alla linea politica del Governo che criminalizza le Ong che salvano le vite in mare”. Per la Cgil “è urgente contrastare le norme che criminalizzano il soccorso in mare a partire dal Decreto D.L. n. 145/2024 che introduce prescrizioni che di fatto rendono quasi impossibile le attività di salvataggio nel Mar Mediterraneo con l’inevitabile conseguenza dell’aumento del numero delle vittime di naufraghi per mancato soccorso. Non è possibile continuare ad assistere a questa tragedia che come le guerre produce migliaia di morti innocenti nel Mar Mediterraneo ormai diventato un cimitero. E non è più tollerabile l’indifferenza delle istituzioni nazionali ed europee sempre più determinate a innalzare muri contro i migranti che scappano da situazioni di guerra, fame e stravolgimenti climatici”.
Fonte: Agi
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