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Reddito di cittadinanza, il lavoro dov’è? Quasi 5mila ragusani preferiscono l’assegno e basta
05 Dic 2020 10:50
Nel passaggio di un lungo articolo pubblicato dal “Foglio” il 27 novembre scorso, il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio ribadisce “la necessità di affinare lo strumento del reddito di cittadinanza, motivando i percettori a svolgere lavori socialmente utili”. Già, perché finora gli assegnatari del reddito non posso essere utilizzati direttamente dai comuni. Con un controsenso: nessuno dei comuni iblei ha attivato un solo progetto previsto per favorire l’occupazione dei 5mila assegnatari. Disponibile 1 milione e mezzo di euro. Fermo, per mancanza di iniziative.
Non solo. Balbetta anche la ri-formazione per coloro che non hanno adempiuto all’obbligo scolastico. La norma prevede che i percettori del reddito di cittadinanza nati dopo il 1993 debbano tornare a sedersi tra i banchi e prendere la licenza media e/o frequentare i primi due anni della scuola secondaria di II grado, attraverso corsi serali.
In provincia di Ragusa, gli iscritti sono 165, sparsi tra Ragusa, Modica, Vittoria, Comiso, Ispica e Chiaramonte Gulfi. Solo che un terzo di loro non frequenta, secondo i dati forniti dal dirigente del centro per l’impiego di Ragusa, Giovanni Vindigni. “ Così facendo vanno incontro a sanzioni, che vanno dalla sospensione temporanea a quella definitiva dell’assegno” spiega Vindigni. A Chiaramonte si registra il massimo del minimo: tre iscritti, ma nessuno di loro timbra la propria presenza per dargli una scolarità che non ha mai ottenuto o potuto ottenere.
“In Francia, dove sono stato per lavoro prima dell’ondata del Covid-19, continua Vindigni – esiste una misura simile al reddito di cittadinanza. Lì i controlli sono settimanali, chi sgarra o rifiuta un lavoro è fuori.” Da noi la norma prevede che le persone tenute a sottoscrivere il patto per il lavoro devono accettare espressamente gli obblighi e rispettare gli impegni previsti nel patto per il lavoro. Tra questi, emerge quello di accettare almeno una di tre offerte di lavoro definite congrue, ovvero, in caso di rinnovo del beneficio, la prima offerta di lavoro congrua. Ma chi arriva a rifiutare tre volte un posto, se alla maggior parte non viene fatta alcuna proposta?
Se da settembre 2019 ad oggi, nel ragusano sono stati attivati 310 posti di lavoro, quasi tutti a tempo determinato, significa che altre 4.700 persone nel frattempo hanno continuato a girarsi i pollici. E più passano i mesi, meno convenienza hanno le imprese ad assumere gli assegnatari, visto che che gli sgravi contributivi sono pari alle mensilità ancora da percepire fino alla scadenza del beneficio, della durata di 18 mesi.
Si torna così al punto di partenza: il problema è la mancanza nell’offerta di lavoro. I 2.700 navigator, 410 dei quali in Sicilia e 21 in provincia di Ragusa, potranno lavorare anche di notte, contattare migliaia di aziende e compilare curricula di bell’aspetto, ma non porteranno mai i risultati sperati se perdurerà l’assenza di materia prima. La pandemia ha aggravato una situazione di fondo che c’era comunque prima. All’inizio dell’anno il tasso di disoccupazione in Sicilia sfiorava il 19%, nella fascia fra i 15 e i 24 anni era addirittura intorno al 45%. Il reddito di cittadinanza è, dunque, un legittimo assegno contro la povertà, ma non certamente una risorsa per ritrovare un lavoro che non c’è.
Anche il destino dei navigator è incerto: il loro contratto scadrà in aprile e nella legge di bilancio non vi è menzione. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo assicura che sarà presentato un emendamento per consentirne il rinnovo. Qualcuno deve pur lavorare.
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