80 anni fa lo sbarco alleato: dal mito alla storia (Video)

Ottanta anni fa nel contesto della seconda guerra mondiale gli Alleati  sbarcarono in Sicilia nell’ operazione denominata Husky.  L’operazione favorì la destituzione di Benito Mussolini, la caduta del fascismo  e il successivo armistizio di cassibile, con cui le forze armate italiane cessarono le ostilità contro gli anglo-statunitensi.

In occasione dell’anniversario di questo importante appuntamento storico ci pregiamo di ospitare le riflessioni del professore Emerito di Storia Contemporanea, Giuseppe Barone, che ci offre nel suo articolo, una più attenta riflessione storica di quel momento.

“Lo sbarco del 10 luglio 1943 si presta ancora oggi ad una più attenta riflessione storica, che metta innanzitutto fine ad una lunga serie di stereotipi e luoghi comuni che ne hanno falsato l’ interpretazione.

Ne cito solo due a titolo di esempio. Il primo attiene alla pretesa alleanza tra Mafia ed Americani per la conquista della Sicilia, un mito costruito su fake news dallo scrittore socialista Michele Pantaleone e riproposto da una parte della storiografia marxista ( da S.F. Romano a F. Renda ) , che doveva alimentare l’ immagine degli Stati Uniti “cattivi” e nemici “capitalisti” dei contadini e della classe operaia. “Il mito del grande complotto” ( Donzelli, 2023 ), recente e documentato volume di Salvatore Lupo, tra i più autorevoli studiosi della Mafia, smentisce definitivamente questa tesi. Impensabile che la più grande superpotenza mondiale, che preparò il più imponente sbarco aeronavale della storia abbia avuto bisogno dei fazzoletti verdi di Lucky Luciano e delle lupare di don Calò Vizzini . Tra i marines sbarcati, è vero, c’ erano migliaia di italo-americani e fra questi alcune centinaia con fedina penale non pulita, così come nelle prime settimane gli Alleati nominarono sindaci alcuni notabili in odore di mafia , rimossi quasi subito. Questi episodi ingigantiti sono però serviti per 80 anni a ripetere il facile slogan e ad accusare il capo dell’ Amgot in Sicilia, Charles Poletti , di essere organico a Cosa Nostra. Ricordo quando nel 1987 come professore straordinario all’ Università di Palermo su mandato della Facoltà di Magistero scrissi la relazione per conferire la laurea honoris causa a Poletti : il quotidiano del PCI “L’ Ora” scatenò una campagna di stampa violentissima che ci accusò di collusione mafiosa e costrinse l’ Ateneo a ritirare la proposta, anche se Poletti fu poi insignito del titolo accademico dalla Sapenza di Roma. Miserie dell’ estremismo ideologico, oggi retaggio di qualche intellettuale nostalgico.

Il secondo riguarda il facile cliché di considerare lo Sbarco alleato come una sorta di “festa di liberazione” tutta caramelle, cioccolato e sigarette. Alcune pagine dello stesso Leonardo Sciascia accreditano l’ operazione Husky come una marcia trionfale di giovani “paisà”, quando in realtà si trattò di una vera guerra di occupazione , che costò 40 giorni di dure battaglie nelle quali persero la vita 5000 italiani e altrettanti angloamericani. Gli Italiani contarono inoltre 32000 feriti, 36000 dispersi e oltre 110 000 prigionieri. La documentazione archivistica di prossima pubblicazione da parte del prof. Rosario Mangiameli, tra i maggiori studiosi dell’ evento, come pure le testimonianze orali raccolte dalla dott. Marcella Burderi raccontano un’ altra storia, fatta di paure, ansie e terrore per il nemico ignoto che ( non dimentichiamolo ) tra Gela ed Acate consumò sanguinose rappresaglie, Piano Stella su tutte. A Modica le bianche lenzuola stese ai balconi e alle finestre di Corso Umberto salvarono la città da un terribile assedio, ma il giorno prima dell’ ingresso delle truppe canadesi la popolazione diede l’ assalto ai magazzini militari e privati per fare incetta di grano e farina, olio e latte : scene violente ma vere, che nel film “Anni difficili” (1947) Pietro Germi si affrettò a censurare. Colpisce soprattutto in quelle drammatiche settimane lo straordinario “maternage” delle donne siciliane che sole seppero salvare le case, l’ onore delle famiglie e la vita dei loro uomini ( mariti, fratelli, padri ) nascondendo i militari sbandati, bruciando le camice nere e ogni traccia del regime fascista. Donne vere e purtroppo dimenticate, le autentiche protagoniste di quell’ estate del 1943″.Giuseppe Barone, Professore Emerito di Storia Contemporanea

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