“8 Albe” accende l’arte all’alba del mondo: a Noto la videoarte racconta la fine come nuovo inizio

Nella luce rarefatta di una Sicilia che sembra sorgere ogni volta dal mito, torna “8 Albe”, la rassegna di arte contemporanea che ha riscritto le regole della fruizione artistica in Italia. Giunta alla terza edizione, e già sold out per la serata inaugurale, la manifestazione prende il via giovedì 31 luglio nella cornice straordinaria della Dimora delle Balze, tra i paesaggi selvaggi e lirici della Val di Noto, Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Quest’anno, il tema è un invito radicale alla riflessione:
“Tramonti: Cosmogonie e Fine dei Mondi”, un titolo che è già visione. A curare l’edizione 2025 è Lucia Pietroiusti, tra le voci più autorevoli dell’arte ecologica internazionale e curator & Head of Ecologies della Serpentine Gallery di Londra.

Un’alba che guarda il tramonto (per rinascere)

“Come possiamo immaginare la fine del nostro mondo, mentre lo abitiamo?” è la domanda da cui parte un ciclo di 25 opere video firmate da 16 artiste e artisti di fama globale, distribuite in quattro serate (31 luglio, 7, 21 e 28 agosto) dai titoli volutamente speculari:
How We Ended, How We Began, How We Ended, and again How We Began.
Non semplici visioni apocalittiche, ma spazi di possibilità dove la fine è anche principio, il tramonto è un passaggio, e la videoarte diventa una forma di sopravvivenza del pensiero.

La prima notte: riti, piante, esseri e crepuscoli

Ad aprire la serata inaugurale, l’intervento di Lucia Pietroiusti alle 21:30, seguito dalla performance live di Marcus Coates e da sei opere che attraversano mondi in trasformazione.

Dalle cosmologie indigene di Ailton Krenak al cli-fi vegetale di Agnieszka Polska, dal monologo disperato dell’ultimo uomo in terra (The Last of Its Kind) alla narrazione speculativa della pianta che ci sopravvive (Kyriaki Goni), fino alla Terra che canta il proprio blues inascoltato nel film visionario di Cauleen Smith. Tutte le opere sono un monito, una preghiera, un’ipotesi.

Un progetto che parla al mondo

8 Albe è molto più di una rassegna: è un laboratorio di pensiero radicale che, attraverso l’arte, mette in discussione il concetto stesso di civilizzazione. La natura, in queste opere, non è più un oggetto da esplorare o controllare, ma un soggetto narrante. Il tempo non è lineare, ma metabolico, ciclico, poroso. Il confine tra umano e non umano si fa sfocato, e finalmente fertile.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it