61° TRENTO FILM FESTIVAL DELLA MONTAGNA

Giovedì è cominciato il Filmfestival con manifestazioni, inaugurazioni mostre e uno spettacolo teatrale.

Nell’ambito di  Destinazione… come ho detto più volte  è la Turchia che partecipa con ben 12 film, il maggior numero di opere in festival per un solo Paese).

Ieri sera, 26 aprile, c’è stata l’apertura del programma cinematografico.

Apre la serata un documentario,  (restaurato dal Museo del Cinema di Torino), ASCENSIONE AL CERVINO compiuta nel 1911, da Mario Piacenza e dalle guide alpine di Valtournence  Joseph Gaspard e Joseph Carrel. Dura solo una decina di minuti nel silenzio assoluto  della sala.

A seguire, un altro film muto del 1920, in cinque atti, ambientato a Istambul.

Il regista è l’austriaco Ernst Marischka e l’attrice che interpreta la protagonista è la moglie Lily. Il titolo è: ENIS ALDJELIS – DIE BLUME DES OSTENS (Enis Aldjelis – il fiore d’Oriente).

La trama  e abbastanza semplice. Il  giovane Ahmet, figlio di un ricco pascià, ha uno stile di vita sregolato. Il padre morente gli chiede di smettere questa vita turbolenta e di sposarsi una brava ragazza. Gli rivela che la madre era una donna  infedele. Sorpresa con uno schiavo mentre si sollazzava con lui, viene condannata a essere messa a morte, chiusa in un sacco  e buttata nel Bosforo.

Dopo di che il padre  muore. Diventato pascià a sua volta si veste da mendicante e cerca una ragazza che lo amasse per come era lui e non per le sue ricchezze. Alla fine incontra  Enis Aldjelis. Ma il padre non vuole saperne di darla in sposa a quello che crede un mendicante. La sua domestica personale, che avrebbe dovuto essere la sua guardiana, l’aiuta,  ma viene punita severamente e cacciata quando una spia comunica al padre che la figlia  se la intende con quest’uomo.

Come da usanza, Ahmed rapisce la ragazza. Il padre dalla disperazione muore di crepacuore e maledice il rapitore. I due si sposano e sono molto felici. Ma, l’amico carissimo di Ahmed invaghito della bella Aldjelis e invidioso della felicità della coppia, tanto fa e tanto dice che induce di nuovo in tentazione l’amico che tradisce la moglie. A questo punto con l’inganno attira Aldjelis a casa sua e fa vedere il marito attorniato da odalische e cerca di concupire la ragazza, ma lei non  si lascia convincere. Naturalmente  Ahmed scopre che  la moglie è in casa dell’amico e folle di gelosia fa condannare la povera Aldjelis a morte, annegata nel Bosforo come la madre. La domestica fedele, però, corre in cerca di aiuto e  la mette in salvo. Ahmed  che la crede morta, scopre una lettera scritta dalla moglie, prima che la portassero via, dove spiega la sua innocenza e lui si dispera, per quanto ha fatto e si pente amaramente, dato che è ancora molto innamorato di lei.

Dopo un periodo infelice, viene a sapere dove si nasconde la moglie, ma non osa parlarle pur desiderando di vederla almeno un’ultima volta. Si avvicina e la copre di fiori mentre lei dorme e si allontana. Lei si sveglia, capisce tutto, lo perdona e i due  ritrovano la felicità.

Vedere un film muto così lungo e articolato è un’esperienza interessante, oltretutto si  sono potute vedere le suggestive foto della città di Istambul di circa un secolo fa,  ma quello che ha fatto la differenza è stata la band dei BaBa ZuLa che hanno fatto da colonna sonora, mescolando ritmi e strumenti tradizionali e suoni elettronici. L’effetto è stato decisamente spettacolare.

Il pubblico trentino è notoriamente difficile da scaldare, ma gli applausi sono stati calorosi e prolungati e questo li ha indotti a esibirsi ancora con bravura e successo. Si sono dimostrati anche disponibili al dialogo, pur non conoscendo che pochissime parole delle rispettive lingue e anche l’inglese non era precisamente scorrevole, devo dire che è stata una simpatica conversazione surreale con loro che si divertivano e dimostravano comunque di avere compreso… a sufficienza. 

Bella cosa la comunicazione, in qualunque forma!

 

 

 

 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it