Lo chalet della discordia a Baia Dorica. Le proteste degli ambientalisti per la “devastazione ambientale”

Lo chalet della discordia. Potrebbero riprendere quanto prima i lavori per la realizzazione di uno chalet nella zona tra Baia Dorica e Costa Fenicia, su una zona del Demanio marittimo, a qualche chilometro da Scoglitti.

Lo scavo era stato sospeso due mesi fa dopo la segnalazione inviata alle autorità competenti da alcune associazioni ambientaliste (Fare Verde e Terre Pulite) e dai consiglieri comunali di Fratelli d’Italia e dopo l’intervento della Sovrintendenza che – verificati alcuni abusi – aveva bloccato i lavori.

La Sovrintendenza, che dapprima aveva autorizzato l’avvio dei lavori con le dovute prescrizioni, poi – riscontrate alcune irregolarità nell’esecuzione – l’aveva sospeso. Nella zona infatti si sarebbe dovuto scavare per 80 centimetri per posizionare vasche idriche e pozze Imhoff amovibili e lo scavo infatti avrebbe dovuto svolgersi alla presenza di un funzionario archeologo della Sovrintendenza per valutare l’eventuale presenza di resti archeologici.

Ma questo non era accaduto e all’improvviso nella zona erano state scavate due buche ampie e profonde, chiaramente non autorizzate.

Effettuate le verifiche archeologiche, resta il danno ambientale

Due mesi dopo, sono state effettuate le verifiche archeologiche preventive, alla presenza dei funzionari della Sovrintendenza. La zona infatti è di interesse archeologico e le verifiche erano necessarie. Pare che non sia stato trovato nulla.

Resta in sospeso il problema del danno ambientale. Le fosse scavate in aprile infatti vanno ben oltre gli 80 centimetri consentiti. Si sarebbe dovuto scavare non oltre gli 80 centimetri per posizionare delle vasche amovibili che – a fine stagione – avrebbero dovuto essere rimosse. Non si sarebbe dovuta intaccare la roccia e invece pare si sia andati ben oltre.

Effettuate le verifiche, se non ci saranno altri ostacoli, la Sovrintendenza potrebbe autorizzare nuovamente i lavori. Lo stesso potrebbe fare il comune che aveva – esso pure – sospeso le autorizzazioni.

Le associazioni ambientaliste non ci stanno e puntano l’attenzione non tanto sull’aspetto archeologico (che pare sia stato risolto), quanto sugli scavi non autorizzati che avrebbero determinato “una devastazione difficilmente sanabile” nella roccia, mutando profondamente e irrimediabilmente lo stato dei luoghi.

Terre Pulite e Fare Verde scrivono alla Regione e alla Procura

Le associazioni “Terre Pulite” e “Fare Verde” hanno scritto nuovamente al Dipartimento Ambiente della Regione siciliana, alla Procura, ai carabinieri, persino a Jacopo Morrone, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri reati ambientali e agro-alimentari.

Chiedono di essere informati su quanto sta accadendo sugli esiti delle verifiche che si stanno effettuando.

Dopo quanto accaduto due mesi fa e la revoca delle autorizzazioni, ora si sta avviando una nuova procedura di autorizzazione. E le associazioni ambientaliste vogliono vigiliare su tutto questo chiedendo, anche alla procura, di essere informati sull’esito delle indagini.

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