34 ANNI FA LE BRIGATE ROSSE AMMAZZAVANO ALDO MORO, 34 ANNI FA LA MAFIA ASSASSINAVA PEPPINO IMPASTATO

Questa è  una storia che  tutti conoscono perché se sei italiano te l’hanno raccontato di come il 9 maggio di trentaquattro anni fa le Brigate Rosse dopo averlo tenuto prigioniero per 55 giorni, hanno ammazzato Aldo Moro perché quello che è passato alla storia come il “Secondo Compromesso storico” non doveva e non poteva essere fatto.

Oggi, secondo la Costituzione Italiana, si ricordano le vittime del terrorismo e in questa giornata è possibile  organizzare cerimonie, momenti comuni di ricordo dei fatti, momenti di riflessione nelle piazze, nelle scuole.

“Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del 9 maggio ’78…” cantano i Modena City Ramblers in una nota canzone che nel suo ritornello esorta a contare e camminare insieme a cantare la storia di Peppino e degli amici siciliani.  Perché mentre gli occhi di tutti erano puntati sul bagagliaio dell’auto di Via Caetani a Roma, in un piccolo paesino vicino Palermo moriva un uomo che aveva fatto della lotta alla mafia la sua ragione di vita, e che per questo era stato fatto saltare in aria: “Chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia, ma chi se ne fotte di questo Peppino Impastato? Adesso fate una cosa: spegnetela questa radio, voltatevi pure dall’altra parte, tanto si sa come vanno a finire queste cose, si sa che niente può cambiare. Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso, quella che non aveva Peppino. Domani ci saranno i funerali. Voi non andateci, lasciamolo solo! E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo. Ma non perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace. Noi siamo la mafia. E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso, tu sei stato un ingenuo, sei stato un nuddu ammiscato cu niente!”

Ed è di poche ora fa la notizia che il parroco della chiesa Ecce Homo di Cinisi ha detto no a una Messa in ricordo per Peppino perché “i tempi non sono maturi”. E quando saranno maturi i tempi don Pietro D’Aleo allora? Ce lo spieghi lei!

Stamani mentre a Roma si è svolta una cerimonia ufficiale col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha deposto una corona di fiori davanti alla lapide che ricorda l’onorevole Moro, a Cinisi il fratello di Peppino ha dovuto sentirsi dire che era meglio celebrare una più laica «veglia di preghiera per la legalità e la giustizia sociale».

Trentaquattro anni e sembra ancora che non sia passato un giorno. Quando Peppino venne ammazzato la notizia impallidì di fronte a quella del ritrovamento del corpo dell’onorevole Aldo Moro, e tuttora, chissà come, chissà perché, sembra che la sua lotta, la sua morte, sia rimasta di “serie B”.

E allora oggi sul web di articoli che ricordano Moro ne troverete ovunque, probabilmente anche tanti che parlano del  piccolo siciliano di provincia, ma domani, dopodomani, fra due settimane o due mesi, quando altre notizie affolleranno le pagine dei giornali, on line e non, non dimentichiamoci né di Aldo Moro, né di Peppino Impastato, uomini che hanno dato la vita per ciò in cui credevano e perché entrambi speravano di non essere lasciati soli. Perché non è esclusivamente il 9 maggio il giorno in cui due dei personaggi per cui dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani vanno ricordati.

 

 

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