È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
VIVERE LA FESTA COME RESURREZIONE E TESTIMONIANZA
07 Set 2013 14:25
Scriveva il cardinale Carlo Maria Martini a proposito delle feste cristiane “che il centro del cristianesimo è una festa, perché la nostra vita cristiana è ritmata dallo sviluppo, lungo tutte le domeniche dell’anno, di quella grande festa che è la Pasqua; la festa infatti appartiene all’essenza della visione cristiana del mondo: meraviglia, lode e gratitudine a Dio che ci riconcilia continuamente con sé e con i fratelli facendoci risorgere ogni giorno”.
Quando dopo il restauro ci fu consegnata la statua di Maria Addolorata nella chiesa di San Giovanni a Modica Alta fu netta l’impressione, al ripristino dei colori originari, di uno stridente contrasto tra la scena del dolore per il Figlio in croce e lo splendore aureo dei vestiti del gruppo statutario: quasi a volerci indicare che in ogni sofferenza c’è una resurrezione, che ogni dolore porta con sé la possibilità della speranza, che ogni peccato può essere perdonato dall’amore di Dio.
Una morte divenuta subito resurrezione è stata quella del beato don Pino Puglisi, cui quest’anno il parroco di San Giovanni a Modica, don Giuseppe Amore, ha avuto l’intuizione di dedicare la festa dell’Addolorata dall’8 al 15 settembre, proprio nel ventennale del suo martirio che qualcuno ha definito “parto per uccisione”, perché da quella morte è sbocciata una speranza per la chiesa siciliana e per tanti poveri.
Lo ha detto anche Papa Francesco nell’angelus successivo alla beatificazione di don Pino lo scorso mese di maggio: “Don Puglisi educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo; in realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto.”
C’è dunque un filo rosso che lega la festa di Maria Addolorata, il martirio di don Pino e la gioia che celebriamo prima ogni domenica e poi nelle ricorrenze speciali. Scriveva proprio il parroco di Brancaccio: “Se vogliamo essere discepoli di Gesù, dobbiamo diventare testimoni della risurrezione. Certo, la testimonianza cristiana può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza.”
La festa dunque come testimonianza e resurrezione. Ripercorreremo le orme di don Pino attraverso le voci di chi l’ha conosciuto personalmente, come don Corrado Lorefice (che lo conobbe ai tempi in cui don Puglisi era direttore del Centro vocazionale regionale) e attraverso le testimonianze di chi prova a riprenderne l’esempio nel nostro territorio: gli operatori della Casa di accoglienza Don Puglisi di Modica e del progetto di animazione di strada “Crisci Ranni”, che quest’anno hanno dedicato tutto il grest a don “3P” come lui si faceva chiamare, sia come sigla di Padre Pino Puglisi, sia perché riteneva che tre fossero le P necessarie nella vita di ogni cristiano: Parola, Pane, Poveri!
Ci aiuteranno anche a capire il legame tra la pastorale quotidiana e l’esempio di questo testimone del sorriso di Dio, Maurilio Assenza (“stare in mezzo alle case”), i vicari Mons. Angelo Giurdanella e Don Rosario Gisana, il seminarista Peppe Di Stefano che ci dirà cosa significa la vita di don Pino per chi ha scelto di servire Dio e gli uomini.
In coerenza con quanto altre parrocchie stanno facendo in tempi di crescita esponenziale delle povertà, quest’anno l’illuminazione artistica sarà realizzata da parte dei fedeli con l’iniziativa “Balcone illuminato” e non ci saranno fuochi d’artificio. La somma così risparmiata, oltre alle offerte dei fedeli, sarà devoluta alla Casa di accoglienza Don Puglisi e al Centro di aiuto della Caritas parrocchiale. Un modo di farci interpellare dall’Addolorata e da don Pino anche dopo la festa per farla continuare poi nell’ordinarietà del cammino.
Tornando alle parole del cardinale Martini si comprende allora “cosa voglia dire un popolo in festa: è un popolo che riconosce, con stupore, la grandezza di un Dio che guarda a ciò che è povero e fragile, a ciò che è niente e di questo niente fa un popolo capace di generare forza, bellezza e verità”.
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