Venti anni fa nasceva a Modica l’amministrazione Torchi. Luci ed ombre di una epoca che ha segnato la storia della città.

Di ENZO SCARSO

Il 21 Giugno per molti modicani è una data come tante altre, ma esattamente 20 anni fa, nel 2002, iniziava ufficialmente, con la convocazione del primo Consiglio Comunale, la consiliatura e la conseguente sindacatura Torchi e da quel giorno, nel bene e nel male, la città non è più stata la stessa.

Nonostante un indegno giovane componente dell’attuale consiglio comunale, peraltro destinato alla damnatio memoriae, abbia volontariamente cancellato, essendone il momentaneo custode, per mera piccineria ed invidia personale nei confronti del sottoscritto, la video cassetta contenente la registrazione di quella giornata, noi, grazie alla sensibilità e disponibilità degli uffici comunali, siamo riusciti a recuperare copia del documento video che era stato cancellato, ed oggi  con soddisfazione , qualora ne aveste piacere, lo offriamo alla vostra visione assieme ad alcune riflessioni.

I  20 anni che ci separano, infatti, da quella data sono già un lasso di tempo abbastanza ampio per fare delle riflessioni su quella epoca storica che ha visto Modica essere rappresentata politicamente ai massimi livelli come non accadeva dai tempi dei democristiani Nino Avola e Saverio Terranova.

Parlamentari nazionali  modicani nel 2002 sono Peppe Drago eletto alla Camera nelle fila dell’Udc l’anno precedente, e Riccardo Minardo eletto al Senato della Repubblica, sempre nel 2001, nelle lista di Forza Italia.

Per volontà dei due esponenti politici Modica si era da tempo preparata a ridiventare una città di centro destra dopo esser stata governata per un decennio da un Sindaco di centro sinistra, l’avv. Carmelo Ruta.

In consiglio comunale un giovanissimo ed agguerrito Piero Torchi, dal 1997, anno della sua prima elezione a consigliere, forte anche dei rapporti e delle trame amicali che aveva intessuto all’interno della segreteria di Peppe Drago, fa le prove generali da Sindaco.

Ruta, alla sua seconda legislatura, ha dalla sua l’onestà e la preparazione derivategli dalla propria storia personale, e dal  suo essere un professionista serio e stimato in città. E’ anche riuscito, grazie anche alla preziosa ed imprescindibile collaborazione ed intuito di uomini come Giorgio Sparacino, Uccio Barone e Franco Ruta, nel non poco rilevante cambio di passo in città.

I modicani, grazie anche ad iniziative come quelle del “Settimo Centenario della Contea di Modica”, iniziano a comprendere che, oltre a terziario ed agricoltura, c’è anche una risorsa immensa ed infinita che prende il nome di turismo culturale. Il cioccolato  di Modica ne diviene per definizione il  degno ambasciatore. In maniera quasi impercettibile, ma decisamente inarrestabile, si pongono  le basi per la Modica del nuovo millennio. Ma i 10 anni di governo Ruta  paradossalmente fiaccano la sinistra piuttosto che rinvigorirla. Ruta è sindaco dal 1993, anno in cui per la prima volta era stata introdotta la elezione diretta del Sindaco. Dieci anni di governo hanno creato le condizioni affinchè la città avverta un reale bisogno di cambiamento.

Il giovane e politicamente forte Piero Torchi, sostenuto da tutto il centro destra modicano, forte e compatto, ha a questo punto, vita facile, tra l’altro vincendo al primo turno, contro il suo avversario politico candidato anch’egli alla carica di Sindaco, Antonio Borrometi, assessore regionale uscente alla sanità, in una lotta che, visti i trascorsi parlamentari del rappresentante di centrosinistra, e gli altri 3 candidati che concorrevano alla carica, doveva essere impari a svantaggio di Torchi.

La sua è una vittoria netta. In consiglio comunale ottiene una ampia maggioranza. Vi entra a far parte una intera nuova generazione di giovani politici. Si registra così  in città una vera e propria frattura generazionale.  Vengono eletti tra gli altri: Marisa Giunta, Alberto Dormiente, Sebastiano Failla, Paolo Nigro, Tato Cavallino, Giovanni Scucces, Nino Gerratana, Carmela Minioto,  Salvatore Rizza, Giorgio Aprile, Franco Militello, Luigi Carpenzano, Giovanni Scuccess, Piero Covato, Santo Di Giacomo, Uccio Mania, Peppe Minardo ed il sottoscritto, Enzo Scarso.

Nella seduta del 21 Giugno vengo, poi, immeritatamente, eletto Presidente del Consiglio comunale. A presiedere la prima seduta così come da regolamento, il consigliere più anziano, vale a dire il consigliere più votato, che aveva riportato appunto il maggiore numero dei voti: Giorgio Aprile militante nelle fila dell’Udc.

Succedo ad un mostro sacro, Saverio Terranova che aveva interpretato, nella precedente legislatura,  ai massimi livelli il ruolo di Presidente del Consiglio. L’eredità è pesante.

Dal canto suo Piero Torchi non attende nemmeno un giorno per iniziare a brillare e finalmente poter fare da Sindaco tutto ciò che aveva sempre immaginato per la sua città.

Tra l’ammirazione dei modicani, che vedono nel giovane e rampante primo cittadino una occasione di crescita e di sviluppo per la città, e tra le mal celate invidie del mondo politico che lo circonda, forte anche dell’appoggio del suo mentore, Peppe Drago, i successi ed i risultati non mancano ad arrivare.

Il centro destra si  trasforma in una inarrestabile macchina elettorale.

Una nuova stagione politica in città è inaugurata.

L’entusiasmo giovanile, misto alla gran voglia di fare, di tutta la squadra intesa sia di consiglieri che di assessori, sono la giusta miscela per trasformare la ridente ed agricola cittadina del sud est in cuore pulsante del turismo e delle attività culturali di questo estremo lembo di Sicilia.

L’immediato inserimento di Modica nella World Heritage List è il suggello del nuovo corso politico ed economico. Iniziano a fiorire strutture ricettive di iniziativa privata ed imprenditoriale in ogni angolo. Le strade iniziano ad essere popolate di stranieri. La città ospita, su forte spinta  del Prof. Uccio Barone, esponente di spicco dell’opposizione, l’Università di Catania, che nella allora logica di decentramento ed apertura ai territori, intravede proprio a Modica una possibilità di successo. Modica alta conosce una stagione senza precedenti. Nasce il concetto di polo commerciale che su spinta della imprenditoria locale diventa una visione tanto futuristica quanto possibile. Si immagina tutta quella arteria stradale, sino ad allora solo una anonimia e grigia via di collegamento tra Ragusa ed Ispica e Pozzallo, come una sorta di boulevard. Il cioccolato, sino a poco tempo prima concetto relegato alle ricette casalinghe, grazie alla lungimiranza ed alla instancabile opera di un gigante, imprenditore illuminato e colto, Franco Ruta, diventa il biglietto da visita della città. Viene compiuta un’opera così precisa e puntuale che da quegli anni a venire non appena si cita Modica immediatamente dopo si aggiunge la parola “cioccolato”.

Modica diventa una sorta di “caput Mundi”, ospita la prima edizione del festival delle culture mediterranee, “Sabir”, è la sede del congresso mondiale dei paesi produttori di cioccolato, sotto l’egida dell’ONU, battendo la concorrenza di Bogotà, è la sede del Festival Mediterraneo del Cinema.

Nel frattempo Modica è tra i fondatori del Distretto Culturale del Sudest, del quale Torchi è il primo presidente, ed è tra le 7 città selezionate da Regione ed Europa in Sicilia per redigere un piano di sviluppo territoriale che prenderà il nome di “Modica 2020”, che vedrà la partecipazione di tutta la città.

Sul fronte turistico ospita personaggi di livello mondiale e vive esperienze irripetibili, tra le quali come non ricordare l’apertura del collegamento della puntata di quella che allora era una delle trasmissioni cult,  seguitissima sulla Rai: siamo nel 2007, e  lanciando la diretta da Modica, in occasione della edizione di Eurochocolate di quell’anno, Simona Ventura ebbe a dire “adesso ci colleghiamo con Modica, la città più bella del mondo”; un parere condiviso, se già nel 2005 Modica era stata la seconda città più visitata in Sicilia.

Come dimenticare l’immagine dell’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, affacciato al belvedere di Modica, in compagnia della moglie, Donna Franca, in un’immagine che fece il giro del mondo fino a campeggiare nella homepage del Quirinale.

Ma è anche il fronte imprenditoriale a vivere un nuovo rinascimento: per la prima volta il saldo tra le nuove imprese e quelle chiuse diventa attivo, la disoccupazione è ai minimi storici, ed alberghi e servizi crescono come funghi, mentre si realizzano, anche grazie al determinante apporto del consiglio comunale, alcune opere viarie che cambiano il volto della città, e si appaltano opere nuovo per 100 milioni di euro.

 Insomma la città vive la sua primavera.

L’eloquenza e la retorica del primo cittadino, la capacità argomentativa dell’opposizione, che annoverava tra le sue fila personaggi  di grande levatura come Uccio Barone, Meno Rosa, Vito d’Antona, il futuro sindaco, Antonello Buscema, fanno anche del consiglio comunale l’arena di forti scontri politici.

Ognuno di questi appuntamenti  diventano  dei veri e propri trattati di buona politica. Le sedute, trasmesse in diretta televisiva, fanno registrare uno share di ascolto elevatissimo. La partecipazione della città alla vita politica passa anche attraverso ciò.

Ma come ogni stagione è destinata alla caducità tipica delle umane cose, anche questa esperienza politica lo era ovviamente. Anzi, probabilmente già nel momento stesso in cui essa aveva preso vita, aveva iniziato la fase  terminale , tant’è che i prodromi della fine si iniziano ad intravedere proprio nel periodo di massimo splendore politico.

Alcuni eventi più di altri iniziano ad incidere pesantemente sull’idillio di ciò che sarebbe potuta essere una favola a lieto fine. Alcune vicende giudiziarie che interessano un consigliere comunale ad un solo anno dalla sua elezione minano da subito l’entusiasmo e la leggerezza con i quali si era iniziato.  

Nel frattempo il giovane rampollo di casa Minardo, Nino, laureatosi e appena convolato a nozze, ha tutte le carte in regola per affacciarsi ufficialmente alla vita politica della città e della provincia. Una scelta fisiologica e per certi versi anche scontata se non fosse stato per il fatto che l’On. Riccardo Minardo, zio di Nino, nel frattempo appunto, divenuto Senatore e vice sindaco dell’amministrazione Torchi, che stupido non è e a cui non è mi mancato fiuto politico, amplificato poi dalla astuzia del fratello, imprenditore di successo, Saro, inizia a percepire la discesa in campo del nipote come il suo funerale politico. I due ingaggiano una vera e propria battaglia politica che dura anni. Riccardo Minardo lascia Forza Italia per migrare nell’Mpa. Torchi inizia la  sua seconda legislatura ma a breve sarà in  procinto di dimettersi.

Inizia a preoccupare anche la sovraesposizione mediatica del sindaco che, forte anche della sua esperienza giornalistica, sa ben comunicare ed enfatizzare ogni sua azione amministrativa e politica.

Le sue capacità e le sue ambizioni, diventano pericolose. Per tutti: per Drago che, in declino, potrebbe essere surclassato dal suo delfino, per i compagni e coetanei di partito che subiscono il suo fascino e non riescono mai ad averla vinta con lui, dai suoi alleati di Governo che, pur riconoscendo le sue capacità, non sono certo contenti di ritrovarsi in mezzo ai piedi una figura così ingombrante soprattutto dopo la scissione in Forza Italia e la creazione del gruppo dell’Mpa entrambi indagati dalle lotte intestine degli anni precedenti.

Inizia allora la lenta erosione che non si limita alla sola figura del Sindaco ma alla intera classe dirigente.

L’operazione è raffinatissima e cucita su misura per ognuno dei soggetti coinvolti. “Tizio chiede tangenti, Caio ha tendenze strane, Sempronio è cornuto”.

Ce ne era per tutti. La silenziosa ma inarrestabile “macchina del fango” inizia la sua azione di tritatura. Pare persino a giudizio della gente comune che la magistratura sia  stata parte integrante di questo metodo ma, come scriveva il buon Pippo Fava nel suo  storico e tristemente famoso editoriale: I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa pubblicato su “I siciliani”:

“Quello che pensa la gente (e che anche tutti i grandi giornali, con perigliose acrobazie di linguaggio, hanno dovuto riferire) non può avere alcun valore giuridico e nemmeno morale, poiché può nascere da pensieri spesso mediocri, rancori sociali, invidie umane. Non ci sono prove e quindi fino ad oggi non esiste!

Nessuno in città e meno che meno il sottoscritto propende per una tesi complottista analizzando gli accadimenti di questi anni in città ma  è un caso, che il Sindaco Torchi dopo appena un anno dalla sua rielezione avvenuta a furor di popolo, si trova costretto a dimettersi. Sentiva il fiato sul collo di una possibile stretta giudiziaria?

E’ un caso che l’On Riccardo Minardo viene arrestato nell’ambito di una inchiesta sui fondi europei e tanti di noi vengono coinvolti in inchieste rivelatosi  inconsistenti.

Purtroppo erano stati tanti, forse anche troppi, gli eventi non previsti che stavano rischiando di minare grandi ed altri progetti. La nuova squadra di governo cittadino si stava forse rivelando essere più pericolosa e fastidiosa di quanto si immaginasse? Per carità, non commettiamo l’errore di pensare che tutti gli attori di quel periodo fossero dei geni. Condivido l’opinione di chi pensa che alcuni  fossero addirittura delle nullità ma è probabile che qualcuno si sia subito reso conto che non tutti erano quegli “utili idioti” per cui era stato pensato di affidare loro i compitini per casa e che quindi si stava concretizzando un pericolo che andava arginato.

Andavano  quindi tutti  fermati e così è stato.

Con il sennò del  poi, dopo quasi vent’anni e senza più quel coinvolgimento emotivo della diretta partecipazione,  mi chiedo, ma come sia  possibile che tra tutti gli attori del tempo, nessuno sia riuscito ad emergere davvero? Ognuno aveva specificità, limiti  e potenzialità diverse e soprattutto tanta, tantissima passione civica. Gente preparata, onesta. Per carità nessuno era perfetto (chi lo è, mi chiedo) ma certamente molti  consiglieri erano il meglio che la città  allora potesse esprimere politicamente e mi riferisco sia alla maggioranza del tempo che all’apposizione. Delle due l’una allora: o si era tutti sovrastimati, e quindi una sorta di bluff, oppure è esistito davvero un  sorta di disegno  ben architettato teso a cancellare con un colpo di spugna meriti reali e potenziali nuovi, validi, indipendenti e non prezzolati politici.

Come sia stato possibile che proprio molti di  quegli “incapaci”,  una volta lasciata la politica siano diventati stimati manager, professionisti, imprenditori apprezzati?

La risposta probabilmente arriverà  negli anni a venire quando sarà ancora maggiore il distacco emotivo che solo il tempo può regalarti. Intanto continuiamo a chiederci perché esistono e sono protagoniste  alcune comparse alle quali la vita reale avrebbe offerto loro al massimo soltanto un modesto  ruolo da cameo?

Arcana imperii, dicevano i latini!

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