Vaccinopoli ragusana: è terremoto all’Asp. Rimossa dirigente, attesi provvedimenti. Ma intanto, è scandalo per il vaccino ai parenti

Marito, figlia e madre di un’alta dirigente dell’Asp del Distretto di Modica, mogli e mariti dell’ex responsabile del servizio vaccinazioni dello stesso distretto, della sua sostituta, dimessasi. C’e’ anche un ex sindaco. Sono tutti finiti nell’elenco dei possibili ‘furbetti’ del vaccino, cui avrebbero avuto accesso.

Ma adesso non parliamo più di furbetti del vaccino: parliamo di una vaccinpoli ragusana in piena regola, uno scandalo. Perchè anche solo dal punto di vista morale, chi non aveva in questa fase diritto alla vaccinazione, non avrebbe dovuto farla.

Si sono susseguite notizie in questi giorni: alcune che parlano di sindaci (che, però, in pensione o meno, avevano diritto a farlo in quanto medici regolarmente iscritti all’albo). Altre notizie riguardanti una giornalista vicino a un movimento politico, che però al momento non risulta avesse diritto a farlo.

E’ ancora da accertare se ne avessero i requisiti, se magari qualcuno di loro lavori in qualche struttura sanitaria, o eserciti qualche professione medica. Per il momento, però, ciò che è certo è che una dirigente, Antonella Celestre, che aveva l’incarico di sostituire il dottor Claudio Caruso di Scicli come responsabile dei vaccini in quella città, è stata rimossa.

Intanto da ieri il dottor Piero Bonomo ha la responsabilita’ di gestione e coordinamento delle attivita’ vaccinali del distretto di Modica.

Afferma il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Angelo Aliquo’ in un’intervista a La Sicilia: “Con grande delusione, devo confermare che a distanza di qualche giorno e dall’esame degli elenchi dei vaccinati forniti, quello che in un primo momento era stato con forza negato dai diretti interessati, invece si e’ rivelato vero.

Sono stati vaccinati mogli, mariti, figli. Parenti che non avevano alcun diritto a ricevere in questa fase il vaccino. Ed e’ vero che tra i soggetti che hanno coinvolto i familiari, c’e’ anche una dirigente e del personale direttamente impegnato nella organizzazione delle vaccinazioni. Tradito e deluso. Anche se probabilmente non si configura un reato, la questione e’ molto imbarazzante”.

I Fatti si erano verificati il 6 gennaio scorso a Scicli; secondo quanto era emerso allora, erano state diluite 150 dosi per altrettante persone aventi diritto a ricevere il vaccino. Una quarantina non si erano presentate. Si era sparsa notizia che erano rimaste una quarantina di dosi e fuori dall’ambulatorio che stava effettuando i vaccini, si era creata confusione, oltre che malcontento per gli ‘esclusi’. Da li’, l’acquisizione degli elenchi da parte dei Nas e l’avvio di una indagine.

Prosegue il manager della sanita’: “E’ un comportamento immorale, sono state somministrate dosi di vaccino a chi non ne aveva diritto. Confermo che piuttosto che buttarle era meglio somministrarle, ma venire ora a sapere che sono stati vaccinati componenti dei nuclei famigliari di soggetti direttamente coinvolti, e’ offensivo nei confronti di tutti. Di coloro che ne avevano diritto e necessita’, della stessa etica professionale”.

Amareggiato si dice ancora Aliquo’: “Deluso dalle bugie che mi sono state dette, da chi giurava che non c’erano parenti coinvolti. Io non posso e non sono tenuto a conoscere i nomi dei congiunti del mio personale, erano negli elenchi ma non ne conoscevamo i rapporti. Eppure le linee guida erano chiare a tutti. Tutti sapevano in che modo avrebbero dovuto agire e quanto prezioso per tutta la collettivita’, e’ il vaccino, tanto da non poterci permettere di sprecarne nemmeno una dose. Ma non in questi termini. Noi abbiamo agito immediatamente, le linee guida sono chiare a tutti, il personale e’ stato formato, accanto ad ogni nome ci deve essere corrispondenza al target indicato dalle linee guida e il nome stesso ovviamente deve essere registrato. Come avvenuto in altre circostanze, chi ha sbagliato ne subira’ le conseguenze”.

Comprendiamo l’amarezza di Aliquò ma adesso è finito il momento delle parole. E’ arrivato il momento dei fatti. Chi ha sbagliato, deve pagare. E’ l’intera immagine della sanità ragusana a uscirne sconfitta da questa triste vicenda. Vero è che l’Italia è flagellata da episodi simili. Ma ciò dovrebbe essere una giustificazione? Dovrebbe esimerci da dare giuste punizioni a chi ha sbagliato? Noi riteniamo che sia stato superato il limite e il fatto che adesso emerga una verità di questo tipo, dovrebbe far riflettere chi di competenza. Stiamo parlando di una pandemia, dove milioni di vite sono a rischio. La parentopoli iblea era l’ultimo dei nostri problemi. E francamente, non ce l’aspettavamo.

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