UNO SPETTACOLO DALLA VITA E PER LA VITA

Una gradinata di San Pietro piena di gente che si avvertiva partecipe e contenta; nelle scene i bambini del Grest3P, quindi i giovani della Gifra e della parrocchia, oltre che attori e cantanti; nelle immagini non solo testimoni noti ma anche volti di gente comune, come la signora Maria che raccontava come la sera pregava per tutti: i buoni e i meno buoni … soprattutto perché Dio illumini molti! Si tratta di messaggi che in genere si ascoltano nei saloni parrocchiali o negli auditorium delle scuole e che sono stati collocati, la sera del 28 giugno, nel cuore della città. È accaduto attraverso lo spettacolo “Il potere dei segni”, promosso dalla Caritas diocesana e realizzato dalla Compagnia del Piccolo Teatro. Con questo spettacolo  è andata in scena la vita e ogni scena conteneva passaggi per la vita. Fin dall’inizio l’invito – tra canzoni, testi recitati, balli, immagini, luci, video – è stato alla gioia, a ritrovare il senso di una gioia che possa durare, che possa alimentare la vita, che possa risuonare polifonicamente con gli altri suoni della vita accogliendo e attraversando dolore, invocazione, sofferenza, domande. “Sì, guardate signori – era questo a un certo punto il prologo – . Stasera è spettacolo. Che tante voci raccoglie. Che al cuore e alla mente vuole parlare. Che le paralisi vuole sbloccare.  Che festa vuole ci sia, ma non per un attimo solo … Venite, amici, guardiamoci in faccia, guardiamo il mondo in faccia, lasciamoci guardare”. E il primo sguardo è diventato quello di papa Giovanni e del suo invito, la sera dell’apertura del Concilio, a dare una carezza ai bambini. Sguardo che poi si intrecciava con quello di don Tonino Bello e della sua preghiera per la gente, perché la gente sappia osare di più e sempre più camminare insieme, recitata da alcuni membri dell’Associazione Piccoli fratelli. E ancora la consapevolezza di Peppino Impastato sull’importanza della bellezza e il grido della madre Felicia, grido di dolore ma anche di speranza di una Sicilia nuova. E risuonavano, nei testi recitati dagli attori, anche domande e suggerimenti di vie concrete: “Ascolteranno, ascolteranno i nostri giovani? Saranno saggi i nostri vecchi? Si apriranno le famiglie al piccolo gesto di amore possibile a tutti o alla scelta necessaria perché nessun bambino sia senza affetto? Ci sarà il gesto semplice di una visita per chi è solo? Ricorreremo Mohamed che è venuto con tanta speranza e si abbrutito? … e ora ci viene facile scaricare su di lui la smemoratezza del bene che tutti ci avvolge … Avremo tempo per ascoltare? Ci saremo esercitati nell’attenzione per capire e incontrarci veramente? Ricorderemo verità semplici? Saremo idioti – ovvero dal greco, idiota uno che pensa solo a sé – o saremo politici – ognuno e tutti virtuosamente per la città?”. Le risposte in qualche modo erano e sono da ritrovare nelle testimonianze dei protagonisti dello spettacolo e nel segno stesso di questo radunarsi attorno a messaggi forti.  Non senza sottolineare – nel ricordo di don Pino Puglisi – che il suo è stato un parto, un “parto d’amore” e che “se ciascuno di noi fa qualcosa, allora si può fare molto”. In continuità con lo spettacolo vi è stata, nel piazzale Mons. Matteo Gambuzza, la cena organizzata dalle famiglie della parrocchia, a dire anche come con poco si può vivere una festa bella, corale e e attenta alla solidarietà con tutti a iniziare dagli ultimi.

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