UNITA’ DEGLI ITALIANI

Il Presidente Napolitano è sicuramente un Italiano incompreso: dopo un grosso travaglio, seguito all’invasione sovietica della Cecoslovacchia, è probabilmente l’unico che si è reso conto dell’assurda teoria comunista che, in buona sostanza, non ammette repliche. Già nel 1855 Carlo Marx a Londra non accettava le obiezioni umanitarie dell’Apostolo Mazzini (che tra l’altro, per amore di Patria, rinunciava alla Repubblica,rassegnandosi alla Monarchia), il quale proponeva le cooperative formate da operai, perché i lavoratori fossero liberi sia dal capitalismo, come dalla Dittatura del Proletariato, sovrastruttura questa che, in nome dei Lavoratori, li rendeva dipendenti dei dirigenti del Partito Comunista. Dunque, mentre il Presidente si sforza per tenere realmente unita l’Italia, dopo 150 anni dall’unificazione formale, la Cultura che dovrebbe operare da “cemento”, garantendo l’Impalcatura Nazionale, viene strumentalizzata da una Parte,contro l’Altra. E’ di questi giorni la notizia che qualcuno, che pretenderebbe insegnare Storia a livello universitario, si è scagliato contro il Sindaco di Roma, perché questi ha intitolato alcune strade, interne ad una villa cittadina, rispettivamente ad Umberto II, come alla Regina sua moglie. Premesso che nessun particolare sentimento mi lega a tali Personaggi,rilevo soltanto che la “Memoria Storica” di qualsiasi Nazione conserva il Patrimonio del Ricordo di tutti i propri figli, degni o non degni, come hanno insegnato tutti i Grandi Storiografi. Nel caso specifico, ricordo comunque che i Principi in questione hanno tentato di adoperarsi per ridurre la catastrofe, mentre altri hanno addirittura negato, per anni, la tragedia delle “foibe”. Torno al tema di fondo: plaudo al Presidente, perché insista nella sua missione “mazziniana” di “fare gli Italiani”, convincendo ed ammonendo, a Destra come a Sinistra, allo scopo che si smetta di indicare ai giovani la via della separazione e si torni, tutti insieme, nel rispetto delle reciproche opinioni, ad onorare o ricordare la Storia Patria, includendo anche i tanti che hanno sbagliato, perché anche tali esperienze sono italiane e possono servire a non reiterare gli errori. Solo così, a giudizio di chi scrive, potremo riconoscere le comuni radici ed andare lontano, uniti e dialoganti sulle diverse opinioni, ma rispettosi in maniera reciproca, magari ai piedi del comune Pantheon.

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