UN’ALTRA IMPRESA DI INGE POIDOMANI

Inge Poidomani tesserata Fidel con la Modipa Athletic Club ha realizzato un’altra impresa. Ha partecipato al Kölnpfad 2016. Una gara di 171km. Grosso modo la distanza tra Modica e Taormina.

Il Kölnpfad è un sentiero di 160km attorno alla città di Colonia. Persone normali lo fanno in piccole tappe e impiegano 11 giorni per farlo tutto.
Gli atleti che hanno partecipato alla manifestazione podistica dovevano farlo nel tempo limite di 32 ore con solo 4 punti di ristoro più 3 punti di distribuzione acqua.
Dal punto di partenza che non era sul percorso fino a raggiungere il sentiero vero e proprio si aggiungono ulteriori kilometri ai 160km del percorso ufficiale e così l’organizzatore calcolava una distanza di 171 km, cioè una gara di 100 miglia più 10 km. Purtroppo dal quando si è fatta l’ultima edizione della gara fino al giorno  della partenza, il 9 luglio, sul percorso hanno aperto dei cantieri e uno proprio sul punto del primo posto di ristoro. Altri kilometri quindi per girare attorno al cantiere. In tutto non so quanti kilometri siamo stati fatti… i partecipanti sono stati avvisati del fatto che in media si sbaglia di 10km e purtroppo l’atleta modicana ha sbagliato di grosso dopo il terzo posto di ristoro a 100km.

Ecco cosa ci ha raccontato Inge al suo ritorno. “La partenza era prevista a mezzanotte di venerdì, 9 luglio. Avevo cercato di dormire nel pomeriggio ma non sono riuscita. A mezzanotte erano già trascorse  16 ore dalla sveglia e dovevo affrontare un ultratrail di 32 ore. A dire la verità, ero più che scoraggiata. Facendo un rapido calcolo significava di stare 48 ore sveglia fino a domenica mattina alle 8! Meglio non pensarci, passo dopo passo si troverà la soluzione. Sono solo consapevole di una cosa, sono lenta e non mi posso riposare in nessuno dei punti di ristoro e non devo sbagliare, se no, arriverò al limite del tempo massimo o magari sono anche fuori.
2 motivi hanno spinto l’atleta della Modipa a voler affrontare questa impresa. Di arrivare a completare la distanza di 171 km.
Il primo motivo, quello più importante. Inge ha preso l’impegno di fare l’ambasciatrice per il 5×1000 per la Cooperativa Alberto Portogallo di Modica impegnata nella gestione della libreria Equilibri da poco trasferita in via Risorgimento e nella gestione della fattoria didattica Con Tonino Bello. In queste attività sono impegnati in un percorso per l’inserimento lavorativo ragazzi disabili. L’altro motivo lo ha scoperto al suo arrivo al raduno dei partecipanti.  gli sguardi di altri trailer con sorrisetti maliziosi, come se volessero dire, ma sta vecchietta che cosa fa qui?

A mezzanotte l’avventura inizia. Sono come sempre sola. Ormai sono abituata. Tutti vogliono fare la loro gara e siccome non mi conoscono, nessuno vuole avere una palla al piede in versione pseudotrailer con capelli bianchi. Ho paura di sbagliare percorso, perché proprio al punto del primo ristoro hanno aperto 4 giorni fa un cantiere e la traccia che ho nel mio Garmin, non corrisponde al percorso che devo fare. La segnaletica del Kölnpfad ufficiale è piccola. Va bene per un camminatore che va a 2/3km/h ma e difficilmente individuabile per un podista che viaggia più veloce. Cerco di stare appresso ad altri gruppi e vedendoli da lontano mi risparmio un po’ di energia evitando di controllare e ricontrollare in continuazione sul Garmin se mi trovo ancora sul percorso o no.  Risparmiare energia dove si può è la parola d’ordine e ossigenare il corpo più che posso. Ispiro a lungo ed espiro ancora più a lungo per far uscire l’anidride carbonica.
Vicino al primo punto di ristoro trovo una persona per strada che mi dice che ho sbagliato ma di poco e mi indica il punto del ristoro. Primo grande scoglio preso! E vaiii. Mi sono portata solo mezzo litro di acqua dalla partenza per fare i primi 40km, correndo di notte si beve di meno e nei primi 20 kilometri della gara non né ho bisogno. Ma ormai avevo sete e dovevo anche incominciare a mangiare. Riempio la sacca idrica, mi spalmo un panino, conservo delle barrette energetiche nello zaino e dopo 3 minuti si riparte. Chiusura di cancello alle 6.30h. Io sono arrivata alle 5. Avevo già un’ora e mezza di vantaggio.
Incomincia il giorno e purtroppo anche il caldo aumenta ora per ora. Ormai era chiara che la sacca d’acqua deve essere sempre riempita e questo significa che avrò s2 kili in più sulle spalle. Si aggiunge il gps, i cerrotti, il disinfettante, forbici, il frontalino, le batterie di riserva per frontalino e gps, il cellulare,  barrette energetiche  ecc. ecc. Piccole cose, che nell’insieme pesano e aggiungono un ulteriore kilo sulle spalle.
Arrivo al secondo e terzo punto di ristoro senza problemi e senza sbagliare mai. Al terzo punto di ristoro decido di cambiarmi perché ho sentito troppo freddo nella notte precedente, voglio togliermi i vestiti inzuppati e mettere delle creme e cerotti ai punti dove mi vengono sempre le vesciche. Sto mezz’ora al terzo punto di ristoro ma è tempo ben speso, se devo fermarmi per medicare ferite e incomincio a zoppicare perdo ancora più tempo.
il terzo punto di ristoro a 100km dalla partenza lo lascio con la consapevolezza di avere ancora un margine di tempo tale da poter arrivare anche 4 ore prima delle 8 di domenica mattina. Panino in mano e ben idratata si parte. E purtroppo qui si doveva oltrepassare un vastissimo campo di grano e ho sbagliato percorso. L’errore mi ha fatto fare non so quanti kilometri in più e ho perso un’ora! Frustrante, perdere un’ora e poi fare tanta strada in più con un caldo tremendo. Ritornata sul percorso ho incontrato due trailer che mi hanno offerto di stare con loro, affrontare la notte nel bosco in tre era meglio e 6 occhi trovano il percorso meglio che 4 o solo 2. Ho accettato volentieri. E la piccola carovana avanzava.
Per farlo breve, dopo mezzanotte nel bosco eravamo solo in 2. Ormai avevamo fatto dei conti, cercare il percorso era molto faticoso. Ogni bivio era da controllare per capire se eravamo sul percorso o no. Dovevamo cercare la segnaletica del Kölnpfad, che era fatto per persone che camminano lentamente e fanno il percorso di giorno e non di notte. Il segnale gps non arrivava forte a causa delle folte chiome degli alberi. A stento prendeva il segnale. Spesso ci immettevamo in un sentiero, vedendo la freccia della nostra posizione avanzare nella direzione giusta per poi scoprire, che era il sentiero sbagliato… quindi ritornavamo all’incrocio per imboccare quello accanto, sempre cercando al buio il cerchietto bianco su un quadretto nero. I nostri conti dicevano che dovevamo aumentare il passo, sbrigarci e il terzo del piccolo team non ce la faceva. Ci ha detto che avanzava da ora in poi a passo suo. Noi eravamo troppo veloci ed era meglio così.
Da lì si avanzava con la massima concentrazione. Guardare il gps, trovare la segnaletica  e senza scambiarci nessuna parola tranne, al prossimo bivio mi sembra a destra, a sinistra, diritto. Fra poco dobbiamo attraversare una strada e poi si entra di nuovo nel bosco ecc. ecc. Non possiamo sbagliare, possiamo arrivare mezz’ora o forse solo un quarto d’ora prima della chiusura. Peccato che gli ultimi 25 kilometri abbiamo dovuto fare con questa spada di Damocle sulle teste. Io mi sentivo bene, stranamente questa volta non mi facevano male né i muscoli delle gambe, né le ginocchia e nemmeno le caviglie. L’unica cosa che mi ha dato filo da torcere era lo zaino pesante. Pesava sempre di più e mi faceva male come se mi venivano delle piaghe. Più tardi ho visto che avevo la schiena rossa e piena di abrasioni.
Questa volta avrei potuto anche continuare a correre! Non avrei sperato per niente di sentirmi cosi bene. Sono stata 48 ore sveglia. Ho percorso all’incirca 180km e questo con un allenamento di distanze che non superavano mai i 15/20km. Sono andata a correre di notte le ultime 3 settimane prima della gara perché faceva troppo caldo. I miei unici lunghi sono stati il Tuscany Crossing nel mese di aprile e il Passatore a fine maggio.
Uno degli organizzatori mi ha portato in albergo. Doccia e, dopo un’ora distesa con i piedi alti, vado al pasta party e alla premiazione. Il pasta party era organizzato da un catering ed era favoloso. Con orgoglio ho ritirato il mio primo buckle e poi mi toccava di ritornare in albergo a piedi. Volevo continuare a correre stamattina perché ancora avevo ancora un po’ di energia. Eccomi accontentata. 2,5km per ritornare in albergo … Alle ore 16 mi metto a e ho dormito per 15 ore come un sasso. Quando mi sono alzata, un altro miracolo. Non avvisato nessun disturbo. Nessun dolore. Evviva!  Per arrivare all’aeroporto salendo e scendendo scale con la valigia e lo zaino sulle spalle questa volta sarà una cavolata.
Inge al suo ritorno ci dice anche di essere strafelice, perché perché al suo 62° compleanno è riuscita a compiere un’impresa difficile e ha portato il risultato per la sua Onlus preferita. La cooperativa Alberto Portogallo.
“Come ho detto prima della gara, io vado a massacrarmi … voi dovete comodamente seduto sul divano dare l’indicazione al vostro consulente di mettere il codice della Alberto Portogallo Onlus sulla vostra dichiarazione dei redditi. Non vi costa niente, lo Stato si prende i soldi lo stesso ma li spende per cose che noi non possiamo controllare. Meglio scegliere con il cuore in mano, come destinare il nostro 5×1000 invece di farlo fare dagli altri”.

 

     

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