UNA BUONA ABITUDINE

L’Italia, essendo uno dei più importanti produttori di vino in termini di quantità, ha da sempre consumato i propri vini, lasciando poco spazio ai vini esteri. Salvo rare eccezioni, come Champagne e Bordeaux, è molto difficile reperire vini stranieri nelle nostre enoteche. In genere i vini stranieri, che giungono negli scaffali dei nostri supermercati, sono vini molto ordinari e spesso sotto la soglia della sufficienza. Questo perché le aziende straniere sono costrette a ritagliarsi uno spazio nel mercato italiano e l’unico modo per farlo è batterlo sul prezzo. L’immagine che si sono fatti gli italiani dei vini stranieri è per lo più di vini mediocri. Questo, di conseguenza, ha influenzato molto il giudizio che si ha in Italia sui vini spagnoli. Aggiungiamo anche il fatto che in Spagna è molto più facile reperire bottiglie di vino molto mediocre rispetto all’Italia. La Spagna, però, ha anche molto da dire in materia, e se in passatosi è avuta effettivamente una grande percentuale di vini di dubbia qualità, oggi le cose stanno cambiando.

Il periodo della dittatura di Franco ha prodotto un blocco nel processo di ammodernamento generale del vino spagnolo. Le bodegas della penisola Iberica, già famose in Francia prima della guerra civile, hanno continuato a essere qualitativamente eccellenti, sebbene arretrate negli aspetti della vinificazione, mentre quelle mediocri hanno dovuto aspettare la caduta della dittatura, per confrontarsi coni vini stranieri e rendersi conto che effettivamente il vino spagnolo, nella sua gran parte, si trovava nettamente in ritardo rispetto al resto dei paesi viticoltori.

Se la dittatura ha da una parte la responsabilità di aver tagliato la Spagna dal processo di trasformazione, che stava accadendo in Europa, non solo per quanto riguarda il vino, dall’altra ha conservato integre certe tradizioni vitivinicole spagnole.

Una di queste tradizioni è quella di mettere in commercio il vino solo quando l’enologo ritiene che questo sia maturo. Questa pratica, oggi, la fanno poche cantine spagnole, e comunque si tratta delle cantine storiche. Le nuove cantine spagnole non si possono permettere una simile filosofia produttiva e procedono al commercio del vino come fanno le nostre. Questo perché effettivamente produrre un’etichetta emetterla in commercio, per esempio, dopo dieci anni, presuppone un lungo periodo di inattività, che nessuna azienda nata oggi può permettersi. Le logiche commerciali impongono, infatti, di vendere il prima possibile i prodotti, proprio per fare fronte alle spese di bilancio. Questa necessità, che ha ovviamente le sue ragioni, ha creato, però, un seguito di consumatori non più abituati a consumare vini invecchiati. In Italia, ma non solo, si tende a consumare i vini quando ancora non sono pronti. Una specie di infanticidio del vino insomma, soprattutto per quanto riguarda i vini bianchi.

È emblematico il caso delle Bodegas López de Heredia Viña Tondonia, una cantina storica della Rioja, dove solo adesso è stato messo in commercio il Rosso Gran Riserva del 1991. Questa filosofia vale anche per il bianchi e rosati, dei quali è uscito da poco il Bianco Gran Reserva 1991 e il Rosato Gran Riserva 2000.

Il fatto che sia la cantina a decidere quando il vino è pronto e  metterlo così in commercio è da ritenere, non solo una buona abitudine, ma anche intelligente. Da una parte perché sono poche le persone che possiedono una cantina adatta per fare maturare il vino svariati anni e, se questa non possiede certe caratteristiche, vi sono poche possibilità che il vino giunga a maturazione in buono stato. Dall’altra, perché ovviamente il consumatore non ha le armi per sapere quanti anni debba affrontare ancora il vino per giungere a piena maturazione e ciò comunque significherebbe dover acquistare più bottiglie della stessa etichetta e annata per seguirne l’andamento della maturazione, aprendo ogni tanto una bottiglia. È abbastanza chiaro che una simile tecnica è decisamente dispendiosa e comunque problematica, quando si decide di acquistare vini provenienti da zone vitivinicole, di cui non si è consumatori abituali e quindi incapaci di capire il potenziale di quei vini.

Purtroppo non c’è soluzione. Le aziende oggi non sono in grado di poter affrontare un passivo del genere per così tanti anni. Fortunatamente esistono ancora alcune cantine che applicano come filosofia produttiva un lungo affinamento dei propri prodotti prima di metterli in commercio. Questa filosofia produttiva non è solo spagnola, ma è diffuso, in minor misura, anche in Portogallo, ovviamente nelle aziende storiche. Di contro però va detto che questi vini continuano ha essere difficili da reperire in Italia, dove solo poche enoteche molto specializzate li possiedono.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it