UN VINO DELLE ALPI

La Savoia è una regione francese particolarmente montagnosa. Proprio questa sua conformazione geomorfologica farebbe ritenere che la viticoltura in un posto del genere sia inattuabile. Eppure in alcuni lembi di terra, che sommati sono poco più di 2150 ettari, della Savoia e dell’Alta Savoia si produce vino, circa 130000 ettolitri l’anno. Il vino della Savoia è sconosciuto totalmente fuori dalla Francia, ma anche nella stessa Francia sono in pochi a conoscerlo.

Sembrerebbe che la viticoltura fosse stata portata nella regione della Savoia dai romani e successivamente, nel medioevo, i monaci abbiano apportato grandi migliorie, individuando le zone con le migliori esposizioni. I vigneti  passarono prima per le mani della aristocrazia e successivamente per quelle della borghesia. Nei primi decenni dell’800 le proprietà vennero frazionate e suddivise tra i popolani. Questa spartizione dei vigneti portò dei vantaggi nei nuovi proprietari, ma non durò a lungo, perché la fillossera fece la sua comparsa nella seconda metà dell’800, distruggendo praticamente la totalità del vigneto savoiardo. La ricostruzione del vigneto richiederà poco meno di 20 anni. Se la fillossera causò gravi disagi economici in tutta la Francia, condusse anche  a una miglioria nelle conoscenze vitivinicole, nonché alla formazione delle AOC (il corrispettivo francese per la DOC). Ma un approccio vero alla qualità si vedrà nella Savoia soltanto nella seconda metà del XX secolo.

La Savoia si colloca a nord del 45º parallelo ed è caratterizzata da un clima continentale. Gli inverni sono ovviamente rigidi e le estati si contraddistinguono per cambiamenti climatici rapidi e imprevisti. Nonostante la Savoia non disti molto dal Mediterraneo, essa subisce forti influenze dall’Oceano e nessuna dal Mediterraneo. Le Alpi, infatti, fanno da barriera e impediscono ai venti del Mediterraneo di giungere fino alla Savoia. I venti dall’Oceano, viceversa, non incontrano alcun ostacolo fino alla Savoia. L’Alta Savoia, essendo più esposta ai venti oceanici, rispetto alla Savoia collocata a sud, ha clima più freddo e meno temperato. L’Alta Savoia è perciò zona non idonea alla coltura di vitigni a bacca rossa. In generale tutta la zona della Savoia è indicata per i vini bianchi, anche se qualche risultato soddisfacente lo si ottiene anche dai vitigni a bacca rossa, coltivati ovviamente a sud, dove riescono, salvo annate particolarmente incostanti, a giungere a maturazione.

Il vitigno più coltivato è ovviamente un vitigno a bacca bianca: jacquère, che copre circa 1000 ha dei 2150  coltivabili. Da questo vitigno nascono vini dal colore molto pallido, leggeri e dai profumi spiccatamente floreali, con pochi o nessun accenno di frutta. Ciò che rende interessante questo vino, dalle caratteristiche generali abbastanza anonime, è la nota olfattiva, più o meno forte, di pietra focaia. Questa caratteristica però non è insita nel vitigno, ma bensì nel territorio dove viene coltivato. Effettivamente il jacquère non è coltivato soltanto nella Savoia, ma raramente fuori da questa regione è in grado di offrire aromi interessanti L’usanza locale vuole l’abbinamento del jacquère con la fonduta di formaggio, piatto molto diffuso nella regione. Degli altri vitigni a bacca bianca soltanto lo chasselas viene coltivato in quantitativi di qualche rilievo.

I vitigni a bacca rossa, come si è già detto, occupano una piccola quantità della superficie coltivabile, ma nel caso del pinot noir, vitigno che non ama particolarmente le temperature eccessivamente alte, nonostante se ne produca soltanto 20 hl l’anno, ha già riscosso notevoli successi. Meno interessante è la presenza del mondeuse e del gamay, quest’ultimo acquisito soltanto recentemente. La presenza di altri vitigni è praticamente minima e in certi casi si limita a un solo produttore, che non la vinifica neanche in purezza.

 

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