UN MUSEO NUMISMATICO NASCOSTO. DUE TOMBAROLI FERMATI DALLA GUARDIA DI FINANZA DI VITTORIA

Importante ritrovamento per la Guardia di Finanza di Vittoria, che ha individuato e denunciato due persone, S.G. di Acate (RG) e G.B di Niscemi (CL), per traffico illecito di beni archeologici. Si tratta, nello specifico, del recupero di 1281 monete antiche e di altro materiale di interesse storico-artistico assai rilevante.

L’operazione Tetra 20 ha impegnato le Fiamme Gialle di Vittoria in una serie di pedinamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Ragusa e in particolare dalla Dott.ssa Maone, che hanno condotto al loro intervento immediato nel momento esatto dello scambio tra il possessore di 14 monete antiche e il collezionista. Al sequestro di queste 14  monete sono susseguite delle perquisizioni negli appartamenti e nelle proprietà dei due principali indagati, portando così al recupero di altre 1267 monete e di vario materiale archeologico posseduto abusivamente.

Tutte le monete ritrovate hanno una pregnanza storica non indifferente: si tratta di oggetti appartenenti a diverse epoche storiche, alcune monete risalgono all’era di dominio della Magna Grecia, altre all’Impero Romano, nonché alcune riconosciute come prime coniazioni del Regno d’Italia. Non a caso, infatti, la Soprintendenza afferma che tale ritrovamento consentirebbe una possibile ricostruzione museale di tipo storico-numismatica.

Sfortunatamente, oltre la cronaca giornaliera, si registra un alto tasso di reati del genere nel territorio ragusano e nella Sicilia sudorientale più in generale. La legislazione a riguardo, tra l’altro, è ben nota. La normativa di riferimento(legge 1° giugno 1939 nr. 1089), infatti, afferma un principio ben chiaro: chiunque trovi casualmente materiale archeologico ha l’obbligo immediato di denunciare il ritrovamento  alla Soprintendenza e di occuparsi della temporanea conservazione degli oggetti in questione. Nessun caso eccezionale è ammesso dalla legge: al momento del ritrovamento i beni diventano automaticamente di proprietà dello Stato e quindi consegnati. Come premio di diligenza lo Stato riserva allo scopritore una ricompensa pari al 10% del valore complessivo dei beni ritrovati (art. 826 del Codice Civile).

È così che la conservazione del patrimonio archeologico viene regolata dalla legislazione nazionale ma è allo stesso modo che, come tante altre cose, la legge passa in secondo piano. Anche per questo motivo, a sostegno della legalità e della giustizia, la Guardia di Finanza sottolinea l’enorme importanza della Polizia Archeologica per garantire il controllo e la tutela del nostro patrimonio.

 

 

 

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