(TUTTI) CHIUSI PER FERIE

Mario Chiavola, di Ragusa in Movimento, dirigente provinciale de “La Destra”, riprende una questione già emersa nei giorni scorsi, allorché alcuni organi di stampa riportarono dichiarazioni del Presidente Provinciale dei Pubblici Esercizi che lamentava il fenomeno delle chiusure concentrate nei giorni di Ferragosto.

Chiavola parla di una città che cresce e non può permettersi svarioni di questo tipo; lo fa, aggiungiamo noi, perché è giovane e nutre speranza per il futuro, guardando la sua città con occhio benevolo e positivo.

Chi, come chi scrive, ha qualche anno in più e ha visto passare molti più periodi estivi, alcuni dei quali passati anche in città, sorride per un argomento sollevato, puntualmente, ogni anno, mai risolto ma sempre ripresentato.

Chiavola parla di una città che cresce, ma si potrebbe obiettare, invece, che si assiste ad una lenta involuzione, di cui, certo, è complice la crisi globale, ma che è, ormai, stabilmente , insinuata, nell’apparato sociale.

Chiavola si preoccupa dei turisti in una città in cui il turismo, da tempo, è stato utilizzato solo per dare poltroncine a esperti e delegati e favorire gli amici di turno, con enorme spreco di denaro pubblico, il più delle volte con iniziative che con il turismo avevano poco a che fare. Ma dovrebbe rivolgere il pensiero anche agli abitanti che restano in città, sempre più numerosi, come da lui stesso rilevato, in buona parte anziani, che hanno mille difficoltà per trovare il panificio o il fruttivendolo aperto.

Sullo sfondo di questo scenario la cronica incapacità delle associazioni di categoria per riuscire a imporre agli associati una organica e funzionale turnazione delle ferie, peraltro impossibile da imporre per legge, solo auspicabile.

Perché parlare solo del periodo di ferragosto e non rilevare come nelle ore pomeridiane e serali di tutta la stagione estiva è stato impossibile prendere anche solo un caffè ?

Perché non riconoscere la utile opportunità dei centri commerciali che hanno assicurato un  ottimo servizio continuativo, anche nei giorni festivi, per quanto offuscato dalla ormai cronica assenza dei servizi di ristorazione, inimmaginabile a confronto dei centri della via Catania, servizio limitato solo a quello essenziale di piccoli bar mentre ristoranti, pizzerie e self servire rimangono inspiegabilmente chiusi?

Ma nella sua nota Chiavola fornisce anche la chiave della problematica, meglio sarebbe dire le motivazioni della stessa.

È lo fa per bocca di uno degli esercenti ‘anziani’ del centro cittadino che nei giorni scorsi, in occasione dell’articolo di stampa, aveva commentato in maniera lapidaria la questione, con un riflessione condivisa da altri importanti colleghi del centro storico:

“Ma non dovrebbe essere proprio il presidente provinciale di Fipe a predisporre la turnazione dei locali a maggior ragione nel periodo estivo? Non dovrebbe essere l’associazione che racchiude tutti i gestori dei pubblici esercizi a doversi preoccupare, organizzandoli, di evitare la chiusura contemporanea dei locali nel centro storico nel periodo più caldo dell’anno ? “

Nelle opinioni di diversi esercenti si intravede, forse, una certa difformità di vedute in ordine ai criteri gestionali delle associazioni di categoria, ma occorre dire anche, a parziale contenimento di questa considerazione, che sono andati anche a vuoto informali tentativi, fra singoli esercenti, di organizzare turnazioni in limitati ambiti cittadini.

Si deve anche constatare che, spesso, le decisioni devono calare dall’alto, cosa che può non piacere, ma serve.

Nel settore delle concessionarie automobilistiche, per esempio, si è assistito ad una positiva evoluzione: negli anni passati i servizi assistenziali chiudevano, per settimane,  senza soverchie preoccupazioni, per un guasto all’autovettura si doveva aspettare la riapertura.

Da pochi anni le case automobilistiche impongono ai concessionari di garantire il servizio, come d’altronde è lecito aspettarsi dai tanti vacanzieri in giro con l’automobile.

Sarebbe lecito aspettarsi amministratori che si occupino di queste tematiche e che riescano a convincere gli operatori commerciali di determinate scelte che vanno fatte in un ottica di bene comune e di vivibilità e prestigio di una città, ma sono gli stessi amministratori che dovrebbero tenere conto di quanta gente resta in città, possibilmente per cause di forza maggiore e di carattere economico, gente a cui andrebbe dedicata attenzione e l’organizzazione di qualche spettacolo o manifestazione per alleviare la permanenza in città, invece di gratificare ulteriormente chi già si diverte nei luoghi di villeggiatura, anche perché è impensabile, per il livello di eventi organizzati, poter parlare di esigenze di carattere turistico.

Naturalmente in un programma di ampio respiro per la regolamentazione dei turni di apertura vanno inserite anche i calendari di apertura di Chiese, Palazzi, Musei, zone archeologiche e siti di interesse turistico in genere, dal momento che è impensabile pretendere che il locale pubblico resti aperto a disposizione di quei turisti che si cerca di tutelare per il sollievo della gola ma non per quello della mente.

 

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