TURISMO, MUSICA E LIMITI DI LEGGE

Si è sempre attenti alle questioni che riguardano il territorio, soprattutto a quelle che investono il turismo, intravisto come uno dei pochi propulsori dell’economia locale.

Spesso accade, però, che la sicilianità porta a creare delle situazioni pirandelliane, commedie degli equivoci, attorno a cui si affastellano articoli di stampa, interventi di politici e di amministratori, opinioni e commenti della gente comune, che alla fine del teatrino, trovano epilogo in un sintetico comunicato degli Organi di Polizia come tutori dell’osservanza delle disposizioni di legge.

Ma fino a prima della lettura del comunicato sono imbandite le più diverse opinioni, sulla comunità, sui politici, sugli amministratori, senza aver avuto la malizia di verificare la veridicità dei fatti narrati.

Si ritiene legittimo criticare la vicenda dal momento che ha investito direttamente la credibilità di un territorio per questioni attinenti il turismo che, fino a prova contraria, è un bene comune.

Tutto nasce dalla lettera di disimpegno di un imprenditore del nord che, dopo aver dato vita, sulla spiaggia di Maganuco ad una elegante struttura balneare, uno chalet con annesso ristorante che fungeva anche da piano bar nelle ore serali e notturne, comunicava che, per gli ostacoli incontrati nel corso del suo impegno imprenditoriale, era costretto a chiudere l’attività, licenziando il personale e privando la piccola località balneare del modicano di così importante struttura.

In stretta sintesi, l’imprenditore, e questo va ascritto a suo merito, aveva trasformato una anonima spiaggia di un piccolo villaggio di mare in un angolo di  mondanità ricercata, dove si avvicendavano dalla mattina alla sera famiglie con nonni e bambini, bellezze mediterranee in cerca di abbronzature da urlo, gastronauti dal palato fine, cultori dell’happy hour e figli della notte che aspettavano le prime luci del’alba per cedere la spiaggia agli iniziatori del ciclo. Nonostante i lungimiranti progetti dell’imprenditore, che meditava di occuparsi a sue spese di un recupero infrastrutturale e ambientale del sito, l’espansione dell’attività in termini di avventori, dovuta alle caratteristiche di eccellenza del locale, faceva a pugni, prima di tutto, con i pochi abitanti del luogo, abituati da anni alla pace e alla tranquillità, a stento scalfita dalla presenza temporanea di alcuni bagnanti che, al massimo usufruivano del parcheggio sulla pubblica piazzetta.

Ora, dopo anni di silenzio, avevano scoperto il traffico, la polvere, il via vai continuo e, soprattutto, i piaceri della musica a tutto volume fino ad ora tarda. Era normale che qualcosa non dovesse funzionare.

Da qui lo sfogo dell’imprenditore e l’accusa di una ‘modicanità’ espressione di un certo conservatorismo scevro da ogni forma di modernità e sviluppo che emanava una sorta di omnicomprensione verso tutto il territorio e i suoi ‘antichi’ abitanti. La lettera di disimpegno si concludeva con la comunicata chiusura dell’attività conseguente all’intervento delle Forze dell’ordine che avevano ritirato le licenze a seguito di un esposto di alcuni abitanti.

Vista così la vicenda contrapponeva la scintillante iniziativa imprenditoriale di un vivace imprenditore alla disturbata tranquillità di un piccolo gruppo di villeggianti che, come accade spesso da noi, estendeva i diritti di proprietà della propria casa e del terreno circostante alle parti comuni del villaggio e agli spazi demaniali, ancorchè dati in concessione. Roba da epoca feudale, in grado di affossare l’immagine di tutto  un territorio.

Partono comunicati di leggera solidarietà, qualcuno da villeggiante della zona, che fra mille distinguo e ragionamenti filosofici sulla particolarità caratteriale dei residenti, cercano di trovare una giustificazione all’accaduto,  ma nessuno si fa promotore di una fiaccolata notturna o di un sit-in di protesta da organizzare sulla Pozzallo-Catania.

Anche qualche politico, di quelli che si sono spesi concretamente per lo sviluppo del territorio provinciale, interviene a sostegno dell’iniziativa imprenditoriale e della tutela dei posti di lavoro, pur nell’attesa degli esiti della vicenda legata all’esposto dei villeggianti.

Addirittura il Sindaco  di Modica, fra mille precisazioni, si dichiara vicino al gestore e alla sua iniziativa, attento a soppesare le parole e a distribuirle equamente a favore dei contendenti, in una lotta intima fra lungimiranza amministrativa e tutela cieca del concittadino. Anche da parte del Sindaco la precisazione che “tutte le iniziative – pubbliche o private, dei forestieri e dei locali – devono mantenersi entro i confini della legge: su questo anche io, come lei, non mi pronuncio in attesa che i procedimenti in corso si concludano e diano esiti incontrovertibili”

Una querelle, senza dubbio, coinvolgente. La  contrapposizione dello sviluppo del territorio, della sua valorizzazione, di nuove infrastrutture per la crescita economica con l’ostinato conservatorismo di chi, forse, a suo tempo, costruì abusivamente la casa a mare. Sarebbe stato, però, opportuno ma anche facile, prima di tutto da parte della stampa e poi da parte chi è intervenuto ufficialmente, prima di sollevare una questione così importante, di interesse generale,  che si fossero verificati i fatti.

In questo ci vengono incontro gli Organi di Polizia che, hanno cercato di fare chiarezza sull’accaduto, specificando che, nel corso di un accertamento effettuato nello scorso mese di agosto, su disposizione dell’A.G. di Modica, sono state rilevate diverse infrazioni.

In particolare per l’emissione sonora, oltre i limiti massimi consentiti, il locale ha disturbato la quiete pubblica di notte. Sono state riscontrate altresì la mancata voltura o il mancato rilascio di alcune licenze amministrative o di polizia, (l’autorizzazione per lo stabilimento balneare, l’autorizzazione di pubblico esercizio per la somministrazione di cibi e bevande anche alcooliche e di ristorante, di attività di trattenimento e svago non danzanti, e dell’autorizzazione di polizia per piano bar).Quindi una chiusura determinata principalmente dalla mancanza delle necessarie autorizzazioni di legge, non per una ma per quasi tutte le attività praticate.

E stupisce al riguardo il passo di una lettera di risposta dell’imprenditore al Sindaco, per come si legge sulle pagine dei giornali: “Fino al 26 giugno 2011, giorno dell’apertura dello chalet, ho verificato personalmente e minuziosamente che ogni autorizzazione e ogni certificazione fosse in regola con ordinanze, leggi, decreti e provvedimenti di sorta. La struttura era stata autorizzata dagli enti di vigilanza preposti, sin dal 2011, a organizzare degli eventi e quindi come potevo organizzarli in forma abusiva, se ero autorizzato?”

Forse definisce meglio la questione un passo della nota dedegli Organi di Polizia: “Sorprende apprendere di fuorvianti, perché incomplete, reiterate esplicitazioni di stampa certamente poco “comiche”, che di per sé creano non giustificate apprensioni e mal riposta solidarietà di quanti per l’appunto risultano disinformati, cittadini questi che certamente continuano a osservare e applicare la legge e che pretendono per l’appunto più che giustificata uniformità d’attenzione per le attività imprenditoriali di settore”.

Tanto rumore per nulla ! O, forse, no !

Lettera firmata

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