TRADIMENTO: NON PIU’ NOI, MA DI NUOVO IO E TU

Quello del tradimento è certamente un tema alla base della nostra cultura e, soprattutto, grande letteratura: da Omero che narra quello fra Elena e Paride che condurrà alla distruzione di Troia a quello fra Lancillotto e Ginevra, che segnerà la fine dell’ ordine della Tavola Rotonda. L’infedeltà continua passando per Dante, con Paolo e Francesca fino a Tolstoj, con Anna Karenina, e l’elenco ovviamente continuerebbe.

Cosa comporta “tradire”? Il significato originario della parola tradire viene dal latino tradere, che significa consegnare ai nemici. E’ proprio questo che avviene nel tradimento. Si consegna la parte del Noi, che il nostro partner ha investito nella relazione, ad un altra persona (“il nemico” della relazione). Quindi il Noi si scioglie, si ridiventa di nuovo Io e Tu.

Il tradimento ha delle sue fasi, e la genesi consiste quasi sempre nella presenza di conflitti e problemi all’interno della coppia taciuti, non affrontati, che portano all’insoddisfazione e stanchezza della relazione. Entrambi i partner tendono a mettere la testa sotto la sabbia, perché è funzionale per entrambi non vedere il problema: il traditore nega e il tradito ignora. Inizialmente il tradimento porta l’infedele ad una specie di regressione “adolescenziale”: adrenalina, emozioni, turbinio di piaceri sono i sentimenti e gli stati d’animo che più sente e che lo appagano e fanno “sentire di nuovo vivo”. Il fatto è che l’età non è quella adolescenziale e questa scelta compiuta porterà a parecchie conseguenze che in quel momento si preferisce non vedere o considerare. Le persone che tradiscono descrivono questa fase iniziale come idilliaca, di ritrovato paradiso che si credeva ormai perduto, in quanto cessano i litigi, i conflitti, le preoccupazioni e, soprattutto, le responsabilità. Questo paradiso non è comunque eterno: col tempo, la relazione clandestina può divenire fonte di forte ansia per le bugie continue e credibili da dover raccontare, per conciliare i tempi e i luoghi da dedicare all’altro/a e per i nuovi e ulteriori litigi che nasceranno poiché è molto difficile riuscire perfettamente in ciò. Infatti più dura a lungo la relazione, più diventa un legame/impegno ‘parallelo’. L’ultima fase riguarda la scoperta del tradimento, che può avvenire anche dopo anni: a  volte si viene scoperti, a volte avviene per “confessione”, altre sono amici o parenti che, accorgendosene per primi, raccontano tutto al partner tradito. Questa è la fase più delicata: perdonare o no? Spesso si tratta di un perdono incompiuto, in cui si crede di aver perdonato, ma in realtà non è così. In questi casi si perdona soprattutto per paura e per angoscia di abbandono e perdita dell’altro/a (un partner che tradisce è meglio di un partner inesistente). Per cui la crisi che “ha portato” al tradimento non solo non è stata superata ma è peggiorata, perché il partner ferito cercherà in tutti modi di “farla pagare” al partner traditore, soprattutto a scapito della vera intimità. Tradire significa dare al nemico il Noi, significa quindi prendere coscienza del fatto che, chi credevamo di conoscere, in realtà non lo conoscevamo affatto. L’intimità persa è quella del legame relazionale, ci si sente di nuovo individui soli, incerti sul futuro, perché la fortezza creduta indistruttibile è crollata. Il perdono di un tradimento richiede una sua elaborazione, come un lutto. Indicata la terapia individuale e/o di coppia.

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