“THIS IS ENGLAND DI SHANE MEADOWS

Continua la rassegna del giovedì sera di Fitzcarraldo Club e con precisione giovedì 29 novembre con la proiezione del piccolo capolavoro di Shane Meadows, premiato nel 2006 al Festival di Roma e inspiegabilmente archiviato.

Dal contesto complesso sa essere delicato, ruvido, a tratti struggente, comunque This is England è uno straordinario racconto di formazione nell’Inghilterra thatcheriana.

Un landscape e frammenti scoloriti dell’Inghilterra dei primissimi anni 80 : Lady Diana e il matrimonio con Carlo, lezioni di aerobica primordiale, Supercar, Margaret Thatcher, cubo di Rubik, Duran Duran, minatori in sciopero, skinhead che marciano con il National Front, sobborghi messi a fuoco da rivolte notturne. Soldati trasportati in barella, con ricordi di guerra indelebili: gli arti mutilati; sono le Falkland, è il 1982, e non la trincea della Prima Guerra Mondiale come potrebbe sembrare.

Chissà perché il mondo si ostinava – e forse si ostina tutt’ora – a pensare che l’Inghilterra di quegli anni fosse un Paese solido, governato con il pugno di ferro dalla più celebre delle signore di ferro. Era un Paese allo sbando, che incassava i primi colpi di macete che disintegravano lo stato sociale e il sistema pubblico, e che radicalizzavano i conflitti etnici.

Nonostante proprio questo film abbia vinto il Premio Speciale della Giuria al Festival di Roma del 2006, e nonostante il Torino Film Festival l’abbia recentemente ospitato per ben due volte (nel 2008 con Somers Town, nel 2009 con Le Donk & Scor-zay-zee), l’inglese Shane Meadows è uno di quei registi che, per le bizzarre e imperscrutabili dinamiche distributive italiane, è sempre rimasto lontano dalle nostre sale.
This is England è un  film dalla qualità assoluta e dalla sua stringente attualità che nasconde invece delle strutturate complessità, e che è capace di proporle attraverso un approccio decisamente viscerale.

È il 1983 ed è l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze. Shaun è un bambino che ha perso il papà nelle Falkland. Vive con la mamma in una casa modesta, porta abiti fuori moda ed è deriso dai bulli della scuola. Tutto cambia nel giro di poche ore, per caso, quando un gruppo di skinhead più grandi di lui lo prende in simpatia e lo protegge. Per Shaun è un’occasione unica: scopre l’amicizia, l’amore, le Dr. Martens, il senso d’appartenenza, le feste e la musica ska. E soprattutto modelli maschili che non ha mai avuto. Le bravate e i piccoli riti del gruppo di sottoproletari sfaticati e innocui prendono un altro corso con l’arrivo di un ex-carcerato razzista e violento, molto più grande di loro.
Sarà anche perché la storia del 12enne protagonista del film è stata un po’ quella del regista, in gioventù anche lui skinhead e per un periodo pericolosamente vicino al flirt con la violenza e l’aberrazione politica, ma le capacità di scrittura esistono e non di discutono.

This is England è allora un film personale, una storia di formazione che passa in modo particolarmente complesso e traumatico dall’infanzia all’adolescenza nel corso di un’estate tumultuosa, ma al tempo stesso è anche un importante documento storico (i montaggi iniziali e finali raccontano l’Inghilterra dei primi anni Ottanta come e meglio di tanti documentari) e una non banale riflessione socio-antropologica della cultura skinhead e delle sue pericolose deviazioni fasciste.
Meadows è comunque troppo intelligente per diventare manicheo o semplicista. Indica il male in tutta la sua ottusa e violenta idiozia, non fa sconti ai piccoli politicanti che ricordano certi leghisti di casa nostra, ma, in un finale disturbante e concitato, mette a nudo tutte le fragilità, le crepe che hanno permesso alla cancrena di diffondersi.

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