È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
THE SUPER-SICILIANS
01 Lug 2013 05:15
L’appellativo di Super-Sicilians, dato dalla stampa specializzata ai nuovi vini siciliani, era stato ricamato su quello tanto fortunato di SuperTuscans. Questo termine, riferito ai vini toscani, era stato coniato per definire con poche parole un concetto molto ampio, in cui si racchiudevano vari vini toscani, che avevano in comune una visione innovativa del vino. Rompevano, infatti, i vecchi schemi di produzione del vino toscano, stravolgendo i disciplinari di produzione e puntando su zone fino ad allora ignorate o ritenute non consone alla produzione di grandi vini. Inizialmente, quindi, si presentavano come vini da tavola, poiché non rientravano, o per zona vitivinicola o per tipologia di lavorazione, nei disciplinari di produzione. Erano, però, vini moderni che puntavano al mercato americano, anziché a quello europeo. Da qui la necessità di venire incontro a una tipologia di clientela, che trovava molta difficoltà a comprendere il meccanismo e il significato delle DOC europee, ma che sapeva che la definizione vino da tavola era destinata a vini mediocri.
Si poneva la necessità per i produttori di smarcare agli occhi del consumatore i loro vini dalla tipologia vini da tavola. Ecco che prese piede una massiccia campagna pubblicitaria, per imporre la nuova definizione, SuperTuscans, ai nuovi vini toscani.
Il successo di questa definizione ci fu ed è stato immediato. Nell’arco di pochi anni, vari vini, concepiti con questa nuova visione del vino, hanno rinunciato alla DOC o DOCG, preferendo venire imbottigliati come vini da tavola o igt, piuttosto che essere associati a disciplinari ritenuti ormai superati o scadenti. L’esempio più eclatante fu la DOCG Chianti Classico, che ne subì le maggiori conseguenze. Lo storico disciplinare, che aveva fatto la gloria del vino toscano, già era stato fortemente danneggiato durante il Regno d’Italia, quando venne allargata a dismisura la zona di produzione del disciplinare del Chianti. I danni sono tutt’oggi tangibili e la riforma del 1996, con cui si dava vita a due DOCG diverse, Chianti e Chianti Classico, non è stata sufficiente per salvare il Chianti prodotto nella zona del Chianti. Sembra un paradosso, ma effettivamente la differenza tra il vino Chianti e il Chianti Classico è che il secondo è prodotto in quella zona territoriale omonima, mentre il primo è prodotto in altre zone territoriali della Toscana. La differenza che intercorre tra i due disciplinari, banale se si vuole, non è però ancora chiara alla maggioranza dei consumatori, nonostante tutti gli sforzi fatti dal consorzio del Chianti Classico. Non certo per colpa dei consumatori, bensì del legislatore, che ha avvallato un equivoco a danno del consumatore.
Tornando alla Sicilia, quando iniziarono a nascere i primi vini importanti siciliani, decisi a sfatare il mito per cui il vino meridionale poteva sì essere un vino piacevole, ma non certo un vino importante, si pose lo stesso problema che aveva interessato il nuovo vino toscano. Come convincere un consumatore a spendere una cifra consistente per un vino proveniente da una regione considerata incapace di produrre grandi vini? Ecco che iniziò anche per la Sicilia una campagna pubblicitaria tesa a riabilitare il vino siciliano e il territorio siciliano. La differenza fondamentale con il nuovo movimento nato in Toscana era che in Sicilia si puntava a cambiare nei consumatori l’idea globale del vino siciliano e anche a valorizzare i vitigni siciliani. Mentre i SuperTuscans erano stati concepiti inizialmente da vitigni francesi e solo successivamente punteranno anche sul sangiovese, in Sicilia accadde il contrario. Fu da uve nero d’Avola il primo Super-Sicilian e solo dopo vari anni si iniziò a puntare anche sulle uve internazionali. L’unica eccezione riguardò i vini bianchi, poiché era evidente ai produttori che le uve autoctone siciliane poco si prestavano a essere coinvolte nel movimento del vino internazionale. Si puntò successivamente, infatti, sullo chardonnay.
Ma mentre i nuovi vini siciliani riuscivano a riscontrare successo, il termine di Super-Sicilians non si impresse mai totalmente nei consumatori. Il poco successo di questo termine trova spiegazione nel fatto che in Toscana i SuperTuscans rompevano con la grande tradizione del vino toscano, quali il Chianti Classico, il Brunello di Montalcino o il Vino Nobile di Montepulciano, conosciuti ovunque. Mentre i Super-Sicilians rompevano solo con un pregiudizio, neanche molto forte, sui vini siciliani. Presto, infatti, il consumatore ha associato il vino siciliano esclusivamente ai nuovi siciliani, anche perché prima di questi vi era il nulla in termini d’importanza. Lo stesso non accadde con il vino toscano, dove per SuperTuscans ci si riferisce a una determinata categoria di vini molto diversa dai grandi vini tradizionali toscani.
Soltanto da poco più di 15 anni si è associato un “nuovo tradizionale vino siciliano”, che non si accosta ai vini internazionali, ma neanche a quello che si produceva prima in Sicilia. Questo concetto di vino nuovo, ma allo stesso tempo tradizionale, ha avuto origine nei vini dell’Etna. Uve tradizionali come quelle dell’Etna poco si associano al vino internazionale, ma allo stesso tempo si iniziano a produrre con molta più coscienza e con tecniche moderne.
La verità è che in Sicilia mancava una maggiore coscienza nella produzione del vino e i Super-Sicilians hanno avuto il merito di spingere molti produttori a migliorare il proprio prodotto, senza doverlo per forza stravolgere.
La particolare situazione siciliana ha reso riduttivo o non consono il termine di Super-Sicilians; ecco perché si è deciso di ricorrere alla nuova globale DOC Sicilia, dove poter incorporare assieme diverse filosofie di produzione, ma dallo stesso livello qualitativo. Questo rende al consumatore medio più facile l’approccio al vino siciliano, poiché è sicuro che sotto il nome di questa DOC trova, in ogni caso, un prodotto di buon livello qualitativo, ma rende la vita difficile a chi cerca di conoscerne con maggiore precisione le potenzialità o i limiti delle diverse zone della Sicilia.
© Riproduzione riservata