Terrore in mare: enorme squalo avvistato a pochi metri dalla riva a Malta

Le acque turchesi di Malta hanno restituito una visione che per molti resta solo da grande schermo: un grande squalo bianco, a pochi metri dalla riva.

È successo venerdì 8 maggio 2025, lungo la costa di Sliema, vicino al noto 1926 La Plage Beachclub. Un video, già virale sui social, mostra chiaramente una massiccia pinna dorsale solcare lentamente l’acqua cristallina, seguita dalla sagoma scura e imponente dell’animale. A filmare la scena, alcuni bagnanti increduli.

Secondo Daniel De Castro, direttore del National Aquarium di Malta, “si tratta con ogni probabilità di un grande squalo bianco. La pinna triangolare, il movimento dal basso verso l’alto, la coda segnata… tutti segnali chiari”. Il predatore marino potrebbe essersi spinto sotto costa attratto dall’odore di un tonno morto. Nel video, infatti, si intravede lo squalo girare intorno a qualcosa.

Ma non tutti concordano sull’identificazione. La dottoressa Diana D’Agata, veterinaria italo-britannica esperta in fauna marina, frena l’entusiasmo: “Potrebbe trattarsi anche di uno squalo mako o smeriglio. Senza immagini più dettagliate è difficile essere certi”. E lancia un appello: “Ricordiamoci che queste specie sono criticamente minacciate nel Mediterraneo. Sono loro a essere in pericolo, non noi”.

Eppure, l’avvistamento ha sollevato forti emozioni tra pescatori e turisti, già scossi da un altro caso pochi giorni prima: il 1° maggio 2025, un altro squalo (forse lo stesso) era stato ripreso da tre testimoni al largo di Siracusa, in Sicilia, a meno di un miglio dalla costa.

Malta, da anni in prima linea nella tutela degli squali, è oggi al quinto posto in Europa per numero di iniziative attive per la loro protezione. Eppure l’emozione resta forte, anche perché la memoria collettiva corre inevitabilmente a casi storici come quello di Alfredo Cutajar, il pescatore che nel 1987 catturò al largo di Filfla uno squalo bianco di 7 metri e oltre 2.300 kg, il più grande mai registrato. O quello del pescatore Pompeo Alessandrelli che a Gallipoli, nel 1979, issò a bordo un esemplare di 6,2 metri.

Casi ormai leggendari, che si intrecciano a nuove immagini, più pacifiche ma ugualmente impressionanti, come quelle girate venerdì.

“Vederli da vicino dovrebbe suscitare rispetto, non paura”, sottolinea De Castro. “Sono indicatori fondamentali della salute del nostro mare. E vederli è un segnale che qualcosa, forse, stiamo facendo bene”. foto di repertorio

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