“TERRA MIA” UN VIAGGIO NELLA STORIA E NELLE LEGGENDE DELLA SICLIA

Un viaggio nella storia, tradizione, leggende della Sicilia, è “Terra  mia”, nella regia di Franco Giorgio, che è riuscito a creare una particolare sintonia tra testi, attori e pubblico, in una regia stringata, che non cade mai nella macchietta folkloristica.

La Sicilia vissuta e cantata dai testi di Gesualdo Bufalino, Tomasi di Lampedusa, Luigi Pirandello, Giuseppe fava, Leonardo Sciascia, Alexis de Toquevile, Ignazio Buttitta, Franco Giorgio, Danilo Dolci, Federico De Roberto, Nino Martoglio, Mimì Arezzo, Rosa Balistreri è la sintesi di questo interessante e particolare spettacolo, che ha saputo essere veicolo di contenuti e di pensiero.

Due burattini introducono gli attori –personaggi, Laura Giordani, che ci ha colpito con la sua coinvolgente voce, e interpretazione, Rita Salonia, che ha una particolare vena ironica, autoironica, e satirica, con i suoi sinuosi movimenti, il chitarrista, Mimmo Aiola, che entrato direttamente dalla porta antistante il palcoscenico, ha intrattenuto il pubblico, e seguito alla perfezione le musiche, e le canzoni, trait d’union tra i testi, e il pubblico.  Mai un’incertezza nel ritmo incalzante e vivace.

Sulla scena la storia della Sicilia, terra amata, conquistata e vituperata da colonizzatori, anche se la storia sembra essere nata proprio qui, secondo la leggenda. Storia e leggende le vere protagoniste , che hanno creato una familiarità tra i testi recitati e il pubblico, che, più volte, ha applaudito partecipando attivamente allo spettacolo.

Una Sicilia, tante Sicilie sono state raccontate, che per noi siciliani significa Capire noi stessi, “significa definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l’oscillazione tra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amore di clausura”. Unico neo sembra essere quello ricorrente in questo tipo di spettacoli: l’orgogliosa auto celebrazione, e la malinconica commiserazione. Ma, forse, sono due momenti che è giusto coesistano.

L’individualismo, l’orgoglio, il pudore, e il senso di essere diversi, tratti tipici dei siciliani,  sono sulla scena.

 E’ stato un modo  di capire chi siamo, e da dove veniamo, attraverso le varie epoche, dalla preistoria  all’Unità d’Italia, alle guerre, al fascismo, alla ricostruzione, alla Repubblica.

 

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