SUPERCOPPA TEDESCA: ESPERIENZA BATTE GIOVENTÙ 2 A 0

Nella consueta “magica” atmosfera del Signal Iduna Park, i padroni di casa del Borussia Dortmund sfidano lo schiacciasassi bavarese, in un match attesissimo non solo in Germania, ma nell’intero emisfero calcistico. A farla da padrone sono due fattori che vanno per forza di cose tenuti in estrema considerazione, dato il ruolo per nulla superficiale che rivestono: assenze e condizioni fisiche. Riguardo il primo topic, si segnalano le indisponibilità, dovute sia ad infortuni che, specialmente, da necessità di recupero di una condizione atletica accettabile post Campionato Europeo e Copa America, di giocatori tutt’altro che insignificanti quali: Reus, Gotze, Schurrle, Guerreiro e Piszczek da una parte e Robben, Douglas Costa, Boateng, Renato Sanches e Coman dall’altra. Il secondo elemento, che presenta non pochi punti di contatto con il primo, è ancor più comprensibile se si evidenzia come la Bundesliga partirà tra quattordici giorni, ultimo campionato ad iniziare nell’intero vecchio continente, con una settimana di ritardo rispetto alla Serie A ed alla Liga e con ben due in relazione alla Premier League. Al netto di tutto ciò, la partita ha riservato il solito spettacolo e svariati punti di riflessione.

Sessanta minuti di puro show giallo nero: la prima ora di gioco ha confermato, se ce ne fosse ancora bisogno, che al vecchio Westfallen Stadion ci si diverte eccome. Infatti, la compagine di Tuchel ha letteralmente asfaltato l’undici del neo tecnico del Bayern Carlo Ancelotti, portando sul rettangolo verde una qualità di gioco come raramente si vede su scala mondiale. Uno spartito di calcio iper moderno, fatto dei seguenti capisaldi: possesso palla, teso a dominare il gioco ed a crearsi la chance adeguata per andare a “far male” all’avversario; immediata pressione in fase di non possesso, al fine di recuperare il più presto possibile la sfera nella metà campo nemica, aumentando in questo modo di molto il quoziente di pericolosità della propria azione; ed il giocare con una squadra estremamente corta ed alta, caratteristica imprescindibile per poter attuare con successo i primi due punti. Tutto ciò, ha portato alla creazione di numerose palle gol nitide, quelle dell’esperto attaccante colombiano Ramos e del funambolo francese Dembele su tutte, e ad un senso di dominio della contesa, dinnanzi all’armata Bayern, simile a quello che era solito offrire il leggendario Barca di Guardiola.

Alla lunga esce il pragmatismo e la qualità dei campioni di Germania: purtroppo per Aubameyang e compagni, il loro pregevole lavoro e sforzo non porta a nulla di concreto, se si eccettua l’estremo diletto fornito agli amanti del beautiful game. Così, praticamente dal nulla, re Arturo Vidal concretizza da par suo, riconfermando di avere dei tempi di inserimento ed un senso del gol fuori dal comune, un eccellente azione di contropiede. Questo freccia avvelenata scagliata al cuore del team della Ruhr, cambia letteralmente i connotati alla gara. Da qui in avanti l’undici del tecnico di Reggiolo acquisisce la sua tipica sicurezza e controlla con estrema maestria i restanti minuti, a differenza del BVB annientato dalla rete subita che lo scarica completamente a livello psicologico e, di conseguenza, anche fisicamente, riuscendo addirittura a siglare il gol del due a zero con Muller servito dal fischiatissimo ex Mats Hummels.

Cosa emerge da questi 90 minuti ?: il rammarico a caldo dei padroni di casa, verrà presto sostituito dalla consapevolezza di aver fornito una prestazione di assoluto livello, nella quale esclusivamente le variabili concretezza ed esperienza hanno fatto si che il trofeo non rimanesse nella zona mineraria della Ruhr. Nello specifico, meritano una menzione particolare le prove dei giovanissimi Passlack, terzino destro tedesco classe 98 dotato di una corsa e di una personalità difficili da riscontare a quell’età ed in quel contesto, e Ousmane Dembele, attaccante esterno francese classe 97 strappato in estate a suon di decine di milioni all’agguerrita concorrenza di Barcellona e Roma. Passando ai campioni di Germania, si intuisce facilmente come quello del Signal Iduna Park non possa essere il vero Bayern, sia per interpreti che per condizione fisica e tipologia di gioco. Infatti, era da moltissimo tempo che non si vedeva uno spartito bavarese caratterizzato da zero possesso palla e da un attendismo teso esclusivamente a fermare le sfuriate giallo nere (salvo l’occasione del gol del vantaggio, sul taccuino non compare alcun contropiede convinto di Lewandowski e soci). Allo stesso modo, va rimarcata la mentalità vincente della squadra (tipica dei top team) che è riuscita, grazie anche ad un pizzico di buona sorte (caratteristica che non fa mai male e spesso aiuta a vincere trofei), ad essere incudine quando c’era da esserlo, o meglio quando gli avversari l’hanno costretta ad assumere quel ruolo, senza subire effetti collaterali ed a colpire, da buon martello, nei momenti e nelle situazioni appropriate.         

       

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