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Stop ai siti porno per i minori: da oggi serve identificazione per accedere
12 Nov 2025 10:53
Da oggi, 12 novembre 2025, entra in vigore in Italia una misura che segna un passo importante nella tutela dei minori online: le più note piattaforme di contenuti pornografici — un totale di 48 siti — saranno obbligate ad attivare sistemi di verifica dell’età per impedire l’accesso ai minorenni, indipendentemente dal Paese in cui le piattaforme sono stabilite.
Secondo quanto stabilito dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), i gestori dei siti devono garantire “un livello di sicurezza adeguato al rischio e il rispetto della minimizzazione dei dati personali raccolti in ragione dello scopo”.
Cosa cambia per l’utente
In concreto: per accedere a uno dei siti della lista, un utente dovrà dimostrare la maggiore età attraverso strumenti tecnici — e non più con un semplice clic “Sono maggiorenne”. Le piattaforme dovranno dotarsi di verifiche certificate, e l’Agcom potrà intervenire, fra l’altro, ordinando il blocco dei siti non conformi.
Le criticità segnalate
Non tutti però sono convinti che la sola misura tecnica basti. Codacons, ad esempio, pur riconoscendo l’importanza della normativa, parla di rischio concreto di aggiramento: molti contenuti a sfondo sessuale circolano già attraverso social network e app di messaggistica senza controlli altrettanto stringenti.
Inoltre, la misura riguarda “solo” 48 portali — in un ambiente digitale vasto come quello della pornografia online, l’efficacia del solo blocco viene messa in dubbio.
Qual è il senso della norma
L’intervento si inserisce nell’ambito del Decreto Caivano (articolo 13‑bis), mirato a contrastare l’accesso dei minori a contenuti pornografici e a rafforzare la protezione digitale dei giovani.
L’idea è che il semplice limite di età autocertificato fosse ormai insufficiente; il nuovo approccio punta a una verifica effettiva, con requisiti tecnici coerenti e – nella forma – un principio di “doppio anonimato”: chi verifica la maggiore età non conosce il sito visitato, il sito non riceve i dati personali.
Ma attenzione: il lavoro non è finito
Questa misura può essere vista come un passo in avanti — tuttavia, per essere davvero efficace, richiede un’azione più ampia. Non si tratta solo di bloccare l’accesso: è necessario anche educare, informare, coinvolgere famiglie e scuole, rafforzare la cultura digitale e sostenere l’azione dei genitori nella supervisione.
Il controllo tecnico, da solo, rischia di diventare insufficiente se i giovani continuano a reperire contenuti in altri modi, se le reti private virtuali (VPN) permettono di aggirare i blocchi, se i social e le app restano zone grigie.
In definitiva: la misura è significativa e meritoria, ma per restituire davvero protezione reale ai minori, occorre che diventi parte di una strategia più ampia, non un mero atto tecnico.
«Bene la tutela dei minori, ma il divieto è facilmente aggirabile. I contenuti porno circolano anche su social e app di messaggistica… Non possiamo affidarci soltanto a filtri informatici: serve una strategia complessiva che coinvolga famiglie, istituzioni e provider.» dice Francesco Tanasi, Segretario Nazionale Codacons
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