Stessa spiaggia, stessi prezzi: costa iblea tra le meno care

Giorni fa, in un gruppo social veniva posta la seguente domanda: “Se dovessi scegliere un posto per andare in vacanza al mare tra Gallipoli (Lecce) e Marina di Ragusa, cosa sceglieresti”?
Molti dei nostri hanno risposto puntando partigianamente su Marina di Ragusa, senza essere stati mai a Gallipoli; altri hanno consigliato la città sulla costa salentina, soprattutto per una ragione di costi, lamentandosi di quelli praticati nella perla della nostra costa. Al di là della bellezza delle due località, che hanno prezzi molto simili, c’è un dato incontrovertibile: le tariffe di lettini e ombrelloni sulle spiagge attrezzate.

A Gallipoli, una settimana al mare in stabilimento costa 295 euro di prezzo medio, 316 € in prima fila. Secondo Altroconsumo è una delle mete più care d’Italia, dopo Alassio (340 euro in media), prima ancora di Alghero (240 euro di prezzo medio), Viareggio (217 euro di prezzo medio), Taormina e Giardini Naxos (204 €). Con 150 euro di media, Rimini è una delle spiagge più alla portata delle famiglie, eppure, a sentire il sindacato dei balneari la riviera romagnola si riempie soltanto nei fine settimana.

L’indagine di Altroconsumo non contempla le località della nostra costa lunga circa 90 chilometri, per cui dobbiamo affidarci alle tariffe esposte sui siti degli stabilimenti. A Marina di Ragusa, dove gli spazi per gli stabilimenti balneari sembrano aumentati a vista d’occhio, la prossima settimana al Laola Beach con ombrellone e due lettini costa 84 euro, al Dolcevita 210 €.

Spostandosi altrove, a Scoglitti il Lido Capannina offre il servizio a 160 euro, il Pietrenere di Pozzallo a 141 euro, nell’ispicese si va dai 113 euro dello Zuma Beach ai 120 euro del Lido Circe, ai 140 € del Lido Otello, fino ai 245 euro di Pesce & Bollicine che al posto del classico ombrellone piazza il gazebo. Si tratta di prezzi in linea con quelli dello scorso anno o con aumenti intorno al 5% medio registrato nel resto del Paese.

Altri stabilimenti non espongono le tariffe nei loro siti. Una mancanza di trasparenza nei confronti dei loro potenziali clienti.

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