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“Sicilia questa sconosciuta”, a Palermo si presenta il documentario diretto da Pina Mandolfo
15 Nov 2019 11:30
Sarà presentato a Palermo martedì 19 novembre alle 20.30 al cinema Rouge et Noir (piazza Verdi, 8), il documentario Sicilia questa sconosciuta, diretto da Pina Mandolfo con Maria Grazia Lo Cicero e Orazio Aloi, realizzato con il contributo della Regione Siciliana, Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo / Sicilia Film Commission, nell’ambito del programma Sensi Contemporanei e grazie alla collaborazione della Sonatrach Raffineria Italiana.
Il film, prodotto dalla G&E Film di Giovanna Emidi, sarà distribuito da Prem1ere.
Sicilia questa sconosciuta riporta alla luce alcuni straordinari siti archeologici e naturalistici siciliani, inaspettatamente poco conosciuti, che circondano la frazione di Villasmundo, nel territorio di Melilli, sulla costa orientale del siracusano. Un paradiso inesplorato composto da due valli fluviali, separate da un altopiano, dove si scorgono grotte e cavità e un sistema carsico di corsi d’acqua attivi tra i più importanti della Sicilia, che hanno generato negli anni la sorprendente presenza di stalattiti e stalagmiti.
“Il nostro obiettivo è quello di portare alla luce un territorio di rara bellezza naturalistica e di grande interesse archeologico e storico – afferma Pina Mandolfo, regista del documentario, insieme a Maria Grazia Lo Cicero e Orazio Aloi – un’area di 70 ettari tra due profonde valli fluviali, nel territorio di Melilli, in provincia di Siracusa, poco conosciuto e per certi versi trascurato. Ma anche fare memoria della storia più recente del sito che durante la seconda guerra mondiale ha offerto rifugio agli abitanti di Villasmundo e di Augusta che, per sfuggire ai bombardamenti degli alleati sbarcati in Sicilia, si rifugiarono nei cosiddetti ddieri della Timpa (ddieri in arabo significa “casa”) simili alla più celebre necropoli di Pantalica, ovvero grotte scavate nella roccia e adattate ad abitazioni, dove vissero per un mese in comunità in una sorta di continuità storica con l’antichità.”
Il documentario, oltre alla descrizione naturalistica dei luoghi, attraverso interviste e immagini di repertorio, conta anche su scene animate e di finzione. Come nel caso della vicenda degli sfollati della seconda guerra mondiale, interpretati da sessanta comparse selezionate tra la gente del paese di Villasmundo nei panni dei loro congiunti che si rifugiarono dentro i Ddieri della Timpa durante la seconda guerra mondiale. O come nel caso dell’attrice e performer Patrizia D’Antona, che interpreta la sacerdotessa della Timpa e dà corpo alla simbologia della Grande Madre mediterranea. Le voci narranti sono di Gigi Simon e Maria Grazia Lo Cicero. Le animazioni sono di Danilo Limpido e Giulia Quagliana. Le musiche originali sono del Quartetto AREASUD.
Il film è stato realizzato grazie al contributo della Regione Siciliana, Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo / Sicilia Film Commission nell’ambito del programma Sensi Contemporanei, e grazie alla collaborazione della Sonatrach Raffineria Italiana. Con il patrocinio dell’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana, della Città Metropolitana di Catania, del Comune di Melilli / Villasmundo; del CUTGANA (il Centro Universitario per la tutela e la gestione degli ambienti naturali e degli agro-ecosistemi) dell’Università degli Studi di Catania; di LEGAMBIENTE; e con la collaborazione di imprenditori e abitanti di Villasmundo che hanno partecipato a titolo gratuito alle riprese.
I LUOGHI
Villasmundo – Sant’Alfio è una riserva naturale protetta istituita nel 1998 dalla Regione Siciliana nel territorio di Melilli, in provincia di Siracusa, gestita dal centro di ricerca Cutgana (Centro Universitario per la tutela e la gestione degli ambienti naturali e degli agro-ecosistemi) dell’Università degli Studi di Catania. Il territorio che ospita la riserva si estende per circa 70 ettari ed è composto da due piccole e profonde valli fluviali, quelle dei torrenti Belluzza e Cugno di Rio, separate da un altopiano. È suddiviso in una zona A di riserva integrale (ipogeo) dove si trovano le grotte e le cavità del complesso ipogeo di Villasmundo, Alfio e del Vaso, che si aprono lungo le sponde del torrente Cugno di Rio, e la zona B riserva (epigeo) nel settore nord-orientale dei Monti Climiti sui Monti Iblei. All’interno della riserva si trova un sistema carsico di scorrimento di corsi d’acqua attivi e permanenti tra i più importanti della Sicilia che ha generato negli anni la straordinaria presenza di stalattiti e stalagmiti.
La Necropoli sul fiume Marcellino È tra le più antiche della Sicilia, ubicata più a monte della necropoli di Pantalica. Gli archeologi che ne hanno esaminato i resti funerari affermano che abbia offerto sepoltura, nel corso dei millenni, a esseri umani di diverse civiltà fino all’alba della colonizzazione greca della Sicilia.
Timpa Ddieri A qualche chilometro più a nord della necropoli sul fiume Marcellino, sempre nel territorio che circonda la piccola frazione di Villasmundo (Melilli), si trovano alcuni villaggi rupestri tra cui la Timpa Ddieri, una sorta di cittadella preistorica scavata nella roccia, scoperta e raccontata da antichi viaggiatori e archeologi. Case (ddieri in arabo) scavate nella roccia e abitate fin dalla preistoria che hanno offerto rifugio agli abitanti di Villasmundo e di Augusta che durante la seconda guerra mondiale si rifugiarono dentro i Ddieri della Timpa per sfuggire ai bombardamenti delle truppe alleate sbarcate in Sicilia e vi rimasero per un mese.
Villaggio fortificato del Petraro Sopra la Timpa, in uno spettacolare pianoro si stende il Villaggio fortificato del Petraro i cui rari reperti archeologici, custoditi nel museo Paolo Orsi di Siracusa, hanno consentito di datare il villaggio all’età del Bronzo antico (XVI sec. a. C.). La fortificazione, unica in territorio italiano, trova uguali solo in alcune isole dell’Egeo, come l’isola greca di Syros, in Spagna e sulla costa atlantica del Portogallo. Prove che nell’età del bronzo gli abitanti della Sicilia, Sicani e Siculi, avevano già scambi con il Mediterraneo orientale.
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