Walter Morale, Direttore dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’ASP di Ragusa, è stato eletto Presidente della Sezione Interregionale Campano-Siciliana della Società Italiana di Nefrologia (S.I.N.) per il prossimo triennio. L’elezione è avvenuta al termine di una consultazione elettorale online che ha coinvolto tutti i nefrologi delle due regioni, confermando la fiducia della comunità scientifica […]
SIAMO UOMINI O CAPORALI?
14 Set 2013 07:16
Riprendere una famosa frase del grande Totò, oggi più che mai, mi sembra una grande verità
Tutte le frasi celebri di Totò, infatti, prendevano spunto dalla vita reale. Il Comico, secondo la sua formula di umorismo teatrale, rifaceva il verso ai luoghi comuni di cui era infarcita la maggior parte delle conversazioni.
“Mi colpisce in particolare il tono pomposo e saccente di certe persone quanto pronunziano frasi come “ A prescindere” o “Sono un uomo di mondo” e mi diverto a ridicolizzarle” spiegava.
La domanda “Siamo uomini o caporali”, poi, che il comico usava spesso anche fuori il palcoscenico, ha una storia con toccanti risvolti umani che Totò raccontava così “ Tutto cominciò quanto, nel 1915, chiesi di arruolarmi come volontario al Distretto militare di Napoli. Venni assegnato al 22° Reggimento di stanza a Pisa e capii subito che la vita militare non faceva per me. Insofferente alla disciplina, cercai di passare la maggior parte del tempo in infermeria, fingendomi malato. Mi andò bene fino al giorno in cui fui trasferito a Livorno. In quel glorioso reggimento, infatti, capitai sotto le grinfie di un caporale intransigente e ottuso che prese a perseguitarmi. Seppi che era stato promosso caporale per l’assoluta mancanza di graduati disponibili, ma che era quasi analfabeta. Ebbene , la sua ignoranza la dimostrava tutta”.
Il caporale tiranno umiliò in tutti i modi Totò. Gli negava la libera uscita, che l’attore attendeva con ansia per concedersi qualche avventura galante, lo costringeva ai servizi più umili come la pulizia dei gabinetti.
“Tutto quello che facevo, e cercavo di farlo bene, al caporale non piaceva” spiegava Totò. “Mi rimproverava continuamente a sproposito, urlando, gesticolando e chiamandomi salame, cretino, morto di sonno. Era un inferno che subito passivamente per evitare discussioni, Ma la mia tattica non ebbe esito felice. Il caporale, credendomi debole, raddoppiò i suoi soprusi, rendendomi la vita veramente impossibile. Fu in quel periodo che, covando un rancore sordo verso chi abusa del suo potere per umiliare il prossimo, creai la categoria dei caporali, in contrapposizione a quella degli uomini, cioè delle persone che rispettano i loro simili. Quando volevo insultare qualcuno gli dicevo soltanto:”Caporale!” e mi sentivo liberato da un peso”
Dalla Caserma la frase “Siamo uomini o caporali?” Passò per lui alla vita quotidiana.
Per esempio, i nonni paterni che si opponevano alle nozze del figlio marchese con una popolana per lui furono caporali. E con lo stesso termine definì Curzio Malaparte, colpevole ai suoi occhi di avere denigrato Napoli nel suo libro “La Pelle”.
I caporali, diceva Totò, sono un immenso plotone, ma per fortuna esistono anche gli uomini. E aggiungeva: “Lo sapeva pure Dante che gettò i suoi nemici all’inferno elevando le brave persone alla gloria del Paradiso. Il suo verso “Uomini siate e non pecore matte”potrebbe essere modificato in “Uomini siate e non caporali” Non è dei migliori endecasillabi. Però chiarisce il concetto: suo e mio”-
Quanti Caporali o pecore matte oggi che hanno il “potere”?
Ma per fortuna ci stanno gli Uomini: liberiamoli dal sonno del dio Morfeo. Svegliamoli subito!.
Patrizia Zara
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