SI RISCHIA LA PERDITA DI IDENTITA’ DI UN TERRITORIO

Nei giorni scorsi analizzando la vicenda dell’abolizione delle province in Sicilia abbiamo sottolineato l’invito a non fare “cassate” nella predisposizione dei provvedimenti sotto forma di disegni di legge da discutere per l’approvazione da parte dell’Ars e prima ancora delle Commissioni legislative dell’Assemblea.

Ora secondo alcune fonti ci sarebero due disegni di legge già pronti: Il primo di iniziativa governativa che sarebbe sul tavolo del Governatore Lombardo e che noi non conosciamo e quindi ovviamente non commentiamo ed il secondo dell’on.le Speziale che sarebbe stato già presentato e che noi non conosciamo per non averlo letto ma che possiamo commentare in una sola parte perchè nel corso della conferenza stampa dello stesso deputato questo aspetto è stato esplicitato.

Si tratta del numero minimo dei Comuni necessario a costituire un libero consorzio che sostituirebbe le province: 20 (venti). Ora la provincia di Ragusa ha soltanto 12 comuni e quindi il comune più popoloso (come indicato nel ddl) cioè Ragusa non può essere capofila del libero consorzio che andrebbe a sostituire la provincia e quindi tutti i comuni iblei, compreso Ragusa, devono far parte di un consorzio che abbia almeno venti comuni e che quindi potrebbe essere accorpato con Siracusa, Catania, Caltanissetta ed Agrigento ma non Enna che ha un numero di abitanti inferiore a Ragusa. Ecco in sintesi la proposta Castiglione che Speziale forse senza saperlo abbraccia forte forte!!.

Ed allora? Allora visto che il territorio attuale della provincia di Ragusa non è poi tanto omogeneo nè politicamente nè culturalmente (Modica non vedrebbe l’ora di scappare verso Siracusa per ripicca e per i torti storici del 1926 quando Ragusa le soffiò la provincia; Vittoria andrebbe volentieri verso Gela magari per soffiarle alcuni comuni più ipparini che gelesi e catanesi) si assisterebbe alla disgregazione di un territorio anche dal punto di vista culturale con un ruolo subalterno di Ragusa rispetto a Siracusa o a Catania che diventerebbero sede capofila  di liberi consorzi perchè più popolosi dell’attuale capoluogo ibleo. Ed allora suggeriamo all’on.le Speziale di “cassare” il punto in cui è previsto il numero minimo di venti comuni aderenti al Consorzio per costituirlo anche perchè il libero consorzio non deve comprendere tutte le attività intercomunali ma alcune di esse che siano di ” interesse comune ai Comuni”.

Chiaro?

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