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SERVIZI IDRICI A RAGUSA. IL TAR BOCCIA LA GARA D’APPALTO
06 Mag 2015 13:22
Il Tar ha sospeso la gara d’appalto per il servizio idrico relativamente a Lotto B, servizio che era stato aggiudicato alla cooperativa Concordia, a causa di gravi violazioni della normativa vigente. Il Tar, infatti, ha accolto il ricorso di una cooperativa, che denunciava l’utilizzo del cottimo fiduciario, in violazione dell’art 29 del Codice per gli Appalti. Visto che l’importo totale della gara, che ammonta a 605.000,00 euro per i tre lotti, supera la soglia comunitaria, l’Amministrazione aveva l’obbligo di bandire una gara aperta e non doveva utilizzare lo strumento del cottimo fiduciario. «Anche l’Autorità anticorruzione recentemente ha ravvisato la stessa irregolarità, definendo un “mero artificio il frazionamento in lotti” della gara per i servizi idrici. Ma ancor prima, noi – dichiarano la Migliore e la Nicita – avevamo sollevato la medesima questione, anche in Commissione trasparenza, diffidano l’Amministrazione ad andare avanti. Ovviamente tutto fu ignorato». Va appena ricordato che questa gara per i servizi idrici, della durata di 5 mesi, è stata bandita in attesa di quella dei 3 anni per un importo di 5 milioni di euro (dove mentre si raddoppiano i costi, si dimezzano le unità lavorative). Una gara che pare abbia già suscitato l’attenzione della Corte dei Conti.
Il Tar, perciò, ha ordinato all’Amministrazione di bloccare l’appalto in corso (relativamente al Lotto B) ordinando di affidare il servizio suddetto, in attesa del dispositivo finale (28 maggio), alla cooperativa che lo gestiva prima, ossia la Pegaso, che però si è aggiudicata, nella stessa gara, il servizio idrico per il Lotto A. Qui, la vicenda si complica ulteriormente, a causa dello stesso capitolato d’appalto, il quale “vieta l’aggiudicazione ad una stessa cooperativa di più lotti”. Qualora, ad esempio, una cooperativa si fosse aggiudicata la gara per più lotti: questa è costretta a sceglierne solo uno. «A questo punto crolla l’intera impalcatura della gara per i servizi idrici – continuano le due consigliere –. Il Tar segna in modo forte, con questa sentenza, l’epilogo finale di questa gara “contorta”, la cui storia inizia lo scorso 24 luglio, quando l’Amministrazione, prima, si vide costretto a revocare il bando in autotutela, di un servizio che aveva goduto già di 9 proroghe».
Il Tar, inoltre, ha giudicato illegittima la congruità dell’offerta in relazione alla sottostima del corso del personale, a causa di una offerta eccessivamente bassa. Il costo del personale è stato “riformulato e corretto” per ben tre volte (da 99 mila euro iniziali si è arrivati a 101 mila euro e poi agli attuali 104 mila euro). Ma il costo del personale ammonta a 107.744,00 e quindi nettamente superiore all’offerta. Un fatto gravissimo, anche per la “mancata verifica della congruità dell’offerta” da parte dell’Amministrazione, che ricordiamolo costituisce un obbligo di legge e non un optional.
«Adesso – si domandano le due consigliere – chi pagherà i danni e i disservizi derivanti da questa gara che non possiamo non definire, quanto meno farlocca? Come farà Piccitto a risolvere la situazione? Di sicuro a pagarne le conseguenze, come sempre, sono i cittadini».
«Più volte avevamo diffidato il Comune dal procedere su questa strada, la stessa Anac li aveva messi in guardia, ma Piccitto e la sua Giunta hanno ignorato sistematicamente qualsiasi tipo di avvertimento, adesso giunge, però, la sentenza di un Tribunale amministrativo che rileva le tante ombre di questa gara ed indirettamente svela lo strano accanimento, di questa Amministrazione, “nel voler far quadrare i conti di questa gara”. Il nostro ruolo di politici termina qui, sicuramente però questa vicenda potrebbe suscitare l’interesse di altre autorità».
«Questa sentenza – concludono la Migliore e la Nicita – segna il pieno fallimento di questa Amministrazione e perciò crediamo sia giunto finalmente il momento che, chi di dovere, si prenda le proprie responsabilità, in primis l’assessore Corallo, che umilmente dovrebbe dimettersi e ritornare alla sua vecchia occupazione».
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