Sempre più grave la situazione rifiuti a Modica. La Cgil si pone alcuni interrogativi

Continua a tenere banco a Modica la questione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. mentre infatti, pare che altri comuni viciniori abbiano in parte risolto il problema, a Modica invece la situazione peggiora di giorno in giorno. Ad intervenire sulla vicenda è la Camera del lavoro di Modica con il suo segretario Salvatore Terranova. “Parlare dei rifiuti oggi in città è una scelta obbligata, afferma Terranova, ma ad un tempo complicata, perché si viene coinvolti in un ragionamento che può assumere tutte le pieghe possibili. Può portare ad una analisi lucida o può sfociare in una considerazione con cui si può esprimere il giudizio universale su tutto e su tutti. Modica ha questa caratteristica: quella di avere cittadini mediamente civili che visceralmente, pur con grande difficoltà,  cercano di capire per contribuire a  dare una soluzione a questo scottante problema. In tutto questo la traccia fondamentale è che, dopo tanto tempo, ci si confronta, ciascuno intervenendo con il proprio bagaglio esperienziale e di competenza. 

Di recente non ricordo momenti così partecipati, né ho visto un argomento così sentito come quello che  sembra aver invaso totalmente la testa dei cittadini. Forse perché si tratta di una crisi che può avere riflessi sanitari seri la questione rifiuti è diventata,  giustamente, l’urgenza per antonomasia per i modicani.

Il dramma è  che, trascorsi abbondantemente più di due mesi dalla crisi che è davanti ai nostri occhi, non si riesce a liberare totalmente il nostro territorio dai rifiuti, se e vero, come è vero, che fino ad oggi, facendo un giro per il centro, ma sopratutto nelle periferie, si può rilevare come sommari e prolungati affastellamenti di rifiuti fregano anche l’attenzione alla bellezza della nostra campagna e dei nostri quartieri a noi modicani e ai visitatori e turisti.

Pur essendo questo un fatto non secondario, va posta sul piano politico e civile una considerazione che da un po di tempo è la stessa che passa di bocca in bocca da un cittadino all’altro e che serpeggia da tempo nella testa di noi modicani.

La considerazione è che le altre città del nostro territorio pare abbiano trovato una soluzione, di breve periodo, allo sgombero dei rifiuti e quindi risentono in maniera meno pesante della presenza della indifferenziata nei loro quartieri e periferie, rispetto a Modica dove invece sembra che tutto sia fermo e che non si sia riusciti ad individuare un rimedio, anche temporaneo, per alleggerire l’addensamento di balle di rifiuti ovunque.

Se ciò è vero, cosa hanno fatto le altre città che Modica non ha fatto o non ha potuto fare? O che non è riuscita a fare? O che non può fare?

Il nodo della vicenda risiede tutto qui, in questa differenza tra le altre città e Modica nell’ambito del medesimo territorio.

Parrebbe che città vicinorie conferiscano i loro rifiuti addirittura in un impianto di raccolta di raccolta e smaltimento dei rifiuti, di proprietà privata, sito tra Modica e Scicli, ma sempre dentro la giurisdizione territoriale di Modica. Perché alcune città possono conferire e Modica no? Come mai Modica non può far ricorso a questo impianto che è allocato, tra l’altro, nel proprio territorio, mentre altre città si? Cosa impedisce al  Comune di Modica di poter accedere ad un servizio privato che potrebbe costituire una condizione di sfogo alla terribile crisi che la città sta attraversando per la difficoltà di rimuovere dal proprio territorio l’immondizia indifferenziata?

Non è che il Comune abbia debiti, possibilmente accumulati  in passato, con l’azienda proprietaria dell’impianto e per questo motivo Modica non può conferire lì i propri rifiuti ? Ci chiediamo: è questo il motivo? 

Pensiamo che a questo interrogativo vada data una risposta da parte della Commissaria, cui non può sottrarsi. Se così fosse, qui siamo difronte al dramma nel dramma, insomma ad un doppio dramma. Quello dei cittadini che debbono subire la vergogna civica di un territorio sopraffatto dalla immondizia sparsa ovunque, dove pezzi di territorio hanno assunto estemporaneamente il ruolo di discariche a cielo aperto e quello dell’ente-comune che ormai è solo la parvenza di una istituzione, ridotta a colabrodo e zeppa di debiti, che è impotente anche dinanzi ad un privato che, per farsi rispettare, immaginiamo gli chiude la porta, perché a sua volta, supponiamo, questo privato da esso si sente umiliato, a tal punto da ritenerlo oramai inaffidabile.

Un Comune, ormai scarso di credibilità, viene da supporre di trovarsi di fronte possibilmente al diniego di un privato, che a sua volta si sente danneggiato dallo stesso ente. Siamo al capolinea, che speravamo non arrivasse mai, ma che nei fatti è lì a pochi passi. Per cui il dramma a due facce può continuare il suo malefico copione”.

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