Scuola ragusana peggiore di quella finlandese? No, è solo diversa

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola 

“Ragusa è meglio di Helsinki”. Qualche mese fa ironicamente replicavo così in un video davvero dimenticabile (che fu visto da più di diecimila persone) alla madre finlandese che aveva pubblicamente bacchettato con asprezza la scuola italiana. Fui preso comprensibilmente a malapparole da tanti. 

Nella platea dei tafazziani (della serie, “l’erba del vicino è meravigliosa, io invece sono circondato dal letame”) e dei campanilisti (“guai a chi ci schifìa, noi siamo the champions”), io raccolsi molti feedback dalle sfumature estreme e più accese, in un arcobaleno che si estendeva dall’insulto querelabile sino alla lode imbarazzante. 

In verità, nel video io non osavo negare i difetti della scuola italiana e i pregi della scuola finlandese. Più semplicemente, le sue finniche critiche trancianti e spietate (e inclini alla generalizzazione semplicistica) mi sembravano sovente fuori fuoco. E, alla luce del fatto che io lavoro a forma di psicologo anche nelle scuole (di ogni ordine e grado) di una provincia siciliana da venticinque anni, mi sentivo autorizzato ad obiettare educatamente.

Ebbene, le più bizzarre alchimie del destino, la scorsa settimana, mi hanno riservato un incontro illuminante con una splendida persona, la cui testimonianza onesta, obiettiva e sincera, in un certo senso, mi ha rincuorato e confortato. 

Anna è un’insegnante di scuola elementare in Finlandia. In seno ad un progetto virtuoso, ha scelto di visitare per alcuni giorni l’Istituto S. Quasimodo, una scuola ragusana (rappresentativa di altre in città, in Sicilia, in Italia). Riporto le sue parole. Il suo obiettivo era anche quello di trovare eventuali “gemme” nell’insegnamento in modo tale da utilizzarle possibilmente per arricchire il suo metodo. Ammette che i suoi obiettivi sono stati più che raggiunti. Si è sentita accolta calorosamente dalla scuola. Ha avuto modo di vedere di tutto con attenzione. Tutti sono stati molto curiosi e interessati a conoscere lei, la sua scuola e il suo Paese.

Nelle scuole che ha visto, dal suo angolo visuale, sembrano esserci ottimi rapporti tra insegnanti e tra insegnanti e studenti. Reputa gli educatori che ha incontrato molto preparati. In molti casi i docenti lavorano sui temi della sostenibilità, l’arte e la musica. E gli allievi vengono coinvolti tutti, dalla prima infanzia alla scuola secondaria. Nel pomeriggio vengono offerti workshop su queste materie e gli studenti creano prodotti molto carini. Ammette di essere rimasta colpita dalle loro attività: i lavoretti di ceramica, arte digitale e laboratori musicali. Fanno un ottimo lavoro, a suo dire.

È stato anche interessante per lei vedere e discutere con i colleghi italiani delle cose su cui si lavora in entrambi i paesi, come, ad esempio, l’integrazione. È rimasta favorevolmente sorpresa da una differenza in particolare con la scuola finlandese: qui l’assistente sociale lavora insieme ad un team (del servizio socio-psico-pedagogico) per l’assistenza agli studenti, in collaborazione con i genitori degli alunni della scuola.

Ha inteso chiarire una cosa (molto saggiamente, secondo me): non crede che si possano davvero confrontare direttamente i due sistemi scolastici a causa delle diverse culture, storie, programmi di studio, ecc. Naturalmente, esistono anche differenze chiare nell’insegnamento, nei metodi e negli strumenti. Ma lei non ne fa una questione di superiorità di un sistema scolastico rispetto ad un altro. 

Ha notato che qui gli studenti a volte fanno delle pause tra una lezione e l’altra. Una volta si è recata fuori, nel parco giochi, con gli alunni. Nelle altre pause in cui è stata coinvolta, gli studenti sono rimasti nelle aule. Nelle lezioni a cui ha preso parte qui, gli studenti non hanno utilizzato tutta la tecnologia che lei è abituata ad usare nella sua scuola. Ma, dall’altra parte, ha visto laboratori molto suggestivi in cui vengono utilizzati strumenti tecnici interessanti. Durante le pause delle ultime classi elementari, non ha visto un solo studente nella scuola col cellulare in mano, cosa che lei ha molto apprezzato.

Si dice molto soddisfatta del suo soggiorno presso la scuola Quasimodo e le scuole partner. E dichiara di essere anche grata per la bellissima natura siciliana, il cibo delizioso e il bel tempo. Con buona pace anche dei fustigatori dei luoghi comuni.

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