Scicli non si piega al malaffare: la città di Montalbano alza la voce contro le bande criminali

L’operazione lampo dei carabinieri della Compagnia di Modica e dei colleghi della locale Tenenza è la risposta dello Stato all’escalation criminale che si legge da mesi. Parecchi mesi, a dire il vero, in una Scicli che, da quarant’anni a questa parte credendo in una sana integrazione fra popoli, ha interpretato il ruolo di passepartout fra i suoi cittadini e le persone di varia etnia arrivate sul posto per qui stanziarsi e cercare lavoro. Negli ultimi tempi, però, c’è chi vuole vivere nella città di Montalbano, nella città della legalità e dell’accoglienza, in maniera balorda dedicandosi ad un fiorente quanto remunerativo lavoro che lavoro non è: lo spaccio di sostanze stupefacenti.

E si giocherebbe su questo terreno la battaglia fra bande rivali. Solo che a farne le conseguenze è la città in sè, la sua economia, i suoi abitanti e le tante persone che hanno scelto questi luoghi per il loro “buen retiro”.

L’operazione dei militari dell’Arma, che ha fatto una prima luce sull’episodio di domenica scorsa quando in pieno giorno, poco dopo le 13.30, sul Largo Gramsci e sulla poco distante via Aleardi parallela a via Francesco Mormina Penna, si sono scontrati i due gruppi di tunisini ed albanesi. Prima luce perchè, oltre all’arresto del ventottenne albanese rinchiuso nelle carceri di Ragusa perchè in possesso illegale di armi e munizioni, c’è da “scovare” dove si trova l’altro albanese che avrebbe usato l’arma per sparare in pieno giorno ferendo, seppure lievemente, due tunisini. I militari dell’Arma ci stanno lavorando e la risposta dovrebbe presto arrivare.

Questo fatto di sangue ha fatto alzare l’asticina dell’attenzione sulla necessità di tenere alla larga soggetti che poca voglia hanno di lavorare ma ne hanno tanta, invece, per delinquere.

E proprio sul campo del delinquere si gioca la battaglia: la supremazia su un territorio e sulle attività illecite. L’esistenza di bande rivali è preoccupante come preoccupante è “l’insediamento” di esse in pieno centro. Se un tempo le presenze malavitose e borderline erano di stanza al villaggio Jungi, oggi tutto è cambiato. Nel quartiere sito alla periferia della città regna la “pax” (a parte l’incursione del gruppo siracusano di un anno fa per un mancato pagamento di una partita di droga subito scoperto dai carabinieri); quella pax che manca nel centro città al punto che un’intera porzione di quartiere, Largo Gramsci e vie limitrofe per essere chiari, è stata abbandonata dai commercianti che hanno scelto di chiudere i loro negozi e che, nonostante ci siano locali sfitti, nessuno vuole investire in questa parte del paese. E dire che è la parte urbanistica più gradevole perchè agevole per spazi, parcheggi e per paesaggio con la visione dei colli San Matteo e Croce che fanno da sfondo a quel centro che è diventato quel Bronx che non si voleva in città nonostante le sane e propositive politiche di inclusione messe in atto e nonostante l’attenta attività di volontariato promossa ed attiva per iniziativa di associazioni che rappresentano il tessuto sano della città.

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