SCHIERAMENTO DI FORZE DI POLIZIA AL LICEO CLASSICO UMBERTO PRIMO DI RAGUSA

“Quando sono arrivato a scuola, intorno alle 10, ho visto due pattuglie della polizia, due dei vigili urbani e una dei carabinieri. Sul momento ho pensato, forse memore dei fatti di Brindisi, a qualcosa di grave. Poi ho capito. E per fortuna non era nulla di grave. Anzi”.

Queste le parole a me riferite da un mio amico fidatissimo che martedì, 12 giugno, è passato per caso dalla via Vittorio Emanuele Orlando, quella sulla quale si affaccia l’imponente edificio scolastico che accoglie il Liceo Classico “Umberto I°” e l’Istituto Comprensivo “Francesco Crispi”, con le numerose classi della elementare e della media.

Poiché era l’ultimo giorno di scuola, i ragazzi del Liceo (significa gente che va dai 14 ai 18 anni) si erano organizzati così come negli altri anni. Ovvero centinaia di litri d’acqua (o almeno si spera sia acqua) imbottigliata per essere abbondantemente distribuita sui capelli – gellati e non, colorati e non, eccentrici e non – di tutti gli studenti del glorioso liceo fondato il primo ottobre del 1884. Insomma, una giocosa battaglia idrica combattuta tra ragazzi alla fine di un intenso e sovente pesante anno scolastico. Un rito collettivo, accettato da tutti i partecipanti, tollerato dai professori. E però quest’anno con la novità di trovare schierati decine di rappresentanti delle forze dell’ordine. In tutta onestà, non sappiamo chi abbia avvertito/allertato/convocato carabinieri polizia e vigili urbani.

E per quale motivo. E non abbiamo nessuna voglia di indagare. Del resto, la presenza degli uomini delle forze dell’ordine è stata molto discreta, e l’unico provvedimento preso è stato quello di trascrivere le generalità di molti, se non tutti i partecipanti alla giocosa battaglia.

A questo punto tre sole nostre considerazioni, nessuna importante, appare evidente.

La prima: è verosimile che le forze dell’ordine fossero presenti per evitare che la giocosa battaglia degenerasse e/o per evitare che “sciccazzi ranni” di diciotto anni coinvolgessero nel gioco anche i bambini delle elementari, che ovviamente in tal caso rischierebbero. Ma per fortuna la Crispi aveva già predisposto l’uscita anticipata alle 10 dei piccoli alunni delle elementari.

La seconda: probabilmente, se l’intento era quello di scoraggiare comportamenti eccessivi, una sola pattuglia di vigili urbani sarebbe stata sufficiente, e lasciare così polizia e carabinieri ai loro consueti e purtroppo anche più seri adempimenti.

La terza: quando i poliziotti hanno preso a trascrivere i nomi dei ragazzi del Liceo, un paio di loro hanno, non sappiamo quanto scherzosamente, riferito ai poliziotti: “vuole che chiami mio padre?”. “E perché mai?” ha replicato il tutore dell’ordine. “Perché mio padre è il famoso avvocato X Y” la pronta risposta di questo studente modello che evidentemente ha già incamerato la lezione della grande civiltà italica.

 

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