Sanità, il Nursing Up: “In Italia mancano 85-90 mila infermieri”

«Il recente intervento del Direttore Generale del Censis, Massimiliano Valerii, non fa altro che confermare quanto il nostro sindacato denuncia da mesi in merito alle cifre allarmanti che riguardano la carenza di infermieri nel nostro sistema sanitario nazionale».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Il Censis ci ha presentato una attenta e veritiera analisi sulla indispensabile necessità di riforma del nostro SSN, oggi profondamente vessato e messo a ferro e fuoco dall’emergenza pandemica, e che già prima della doppia ondata del virus, presentava un quadro di profondo disagio causato da pessime gestioni, tra mancati investimenti e tagli di spesa.

Il Covid, con l’aumento esponenziale dei ricoveri, e la palese incapacità, da parte di strutture talvolta vetuste e inadeguate, di affrontare l’impatto con un nemico agguerrito e per lo più nei primi tempi totalmente sconosciuto alla scienza, non ha fatto altro che mettere a nudo carenze che qualcuno spudoratamente ignorava.

Ma ciò che era nascosto sotto la cenere è ahimè emerso. Ci siamo presentati al cospetto del virus con una lacerazione strutturale già profonda di 53mila infermieri mancanti in tutta Italia (dati Fnopi 2019). Noi già lo scorso autunno quantificammo però in 85-90 mila la carenza di professionisti della sanità e oggi, leggendo i dati dell’indagine del Censis, tutto questo ci viene amaramente confermato.

Tra la prima e la seconda ondata non abbiamo in alcun modo provveduto a rinforzare gli organici sanitari, tra assunzioni con il contagocce che non compensano certo anni ed anni di blocco del turn over e realtà concorsuali ferme al palo, tranne qualche rara eccezione.

Disorganizzazione, turni massacranti, situazioni di precariato in ogni dove: abbiamo affrontato così il virus, lasciando “nudi in trincea” i nostri soldati.

Ad oggi il Censis, a oltre un anno dall’inizio della pandemia, quantifica in 72mila i numeri relativi alla mancanza di infermieri in Italia. I dati alla fine combaciano con i nostri: perché a questi 72mila dobbiamo aggiungere i 9600 infermieri di famiglia, previsti dal Decreto Rilancio, che il Governo avrebbe dovuto assumere ma che sono rimasti per ora pura teoria, 8 ogni 50mila abitanti, che però potrebbero non essere sufficienti alla indispensabile riforma della sanità territoriale, e una media di circa 3500-4000 unità in più di infermieri derivanti dal fabbisogno dei nuovi posti di terapia intensiva aperti per fronteggiare l’emergenza. Sono le contraddizioni del nostro Paese: si aprono nuovi reparti ma manca il personale per supportare i malati.

La riforma sanitaria, continua De Palma, quella che il riconfermato Ministro Speranza auspica di mettere in atto, deve passare attraverso l’indispensabile rafforzamento della sanità territoriale.

9600 infermieri di famiglia rappresentano solo la punta dell’iceberg rispetto alle necessità di un paese che con questa indispensabile figura già da tempo avrebbe potuto snellire i ricoveri e offrire supporto alla sanità delle Regioni, fuori dalle realtà ospedaliere, ben prima che questo Covid ci lasciasse cicatrici profonde non ancora rimarginate».

Il Referente del Nursing Up per la stampa

Alfredo Iannaccone

389-1510483

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