Salvata la “Tribunedda di San Giuseppe” sulla provinciale Scicli – Sampieri

La manovra sbagliata di un mezzo pesante poche settimane fa l’aveva danneggiata facendola finire rovinosamente a terra. Sembrava che dovesse finire così la storia dell’edicola di San Giuseppe, sulla provinciale SP 40, la strada di collegamento fra Scicli, Sampieri e Cava  d’Aliga. Ed invece così non è stato. L’edicola, la “tribunedda” in dialetto locale, è rinata, giusto il tempo di perfezionare comunicazioni ed autorizzazione agli enti preposti, e da ieri è in sede.

In questa strada provinciale che porta anche nelle campagne dell’entroterra sciclitano e modicano (Catteto, Piani, Gerrantini, Santa Rosalia) faceva bella mostra la “tribunedda di San Giuseppe”. Era una delle tante che si trovano nel centro cittadino di Scicli, vedi nelle vie Santa Maria La Nova e San Giuseppe ed in corso Umberto al quartiere Stradanuova; era una delle  tante rimaste in vita nelle campagne dello Sciclitano. Dopo l’incidente, provocato da un camion nel fare una manovra sbagliata per cambiare direzione di marcia, gli abitanti delle zone rurali di questa parte del territorio sciclitano si sono adoperati per ripristinare l’antica testimonianza di fede. 

L’assessore alle manutenzioni del Comune di Scicli ha lavorato al ripristino.

“L’edicola votiva di San Giuseppe, con l’icona del Santo Patriarca in ceramica colorata e tutt’intorno una corona di fiori, sulla Scicli Sampieri SP 40 è ritornata al proprio posto – afferma – un doveroso ripristino per continuare nel culto cristiano che accompagna l’edificazione di questi piccoli altari in pietra. Altari di campagna realizzati in nicchie o in piccoli tempietti costruiti fuori le chiese. Dovuti sono i ringraziamenti a chi ci ha permesso il ripristino in tempo record. Intanto iniziamo da chi ha segnalato il mezzo che l’aveva distrutta e poi un grazie al comandante dei vigili urbani di Scicli Maria Rosa Portelli, alla Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Ragusa, all’’associazione Esplora Ambiente di Scicli ed al Libero Consorzio di Ragusa per la celerità dell’interno di recupero e ripristino.

Le “tribunedde” nel territorio ibleo

Centinaia sono le “tribunedde” che si incontrano nelle città e nelle campagne iblee. Nelle campagne ed in città fin da prima del Medioevo vennero costruite nei crocicchi o lungo le strade. Erano luoghi di devozione, di preghiera, di consolazione e la sera, con le loro lucerne ad olio accese, servivano al cittadino per avere luce, per avere rischiarato il cammino. In particolare nelle zone rurali, nelle trazzere di campagna erano numerose perchè servivano anche ad illuminare il percorso notturno ai viandanti ed ai carrettieri. Furono erette dal popolo, per devozione, per  ricordare tempi tristissimi ma anche per conforto e consolazione – erano i ricordi trascritti del professore Angelo Aprile – un’arte originale, spontanea, bella ed esaltante. Che esse possano essere protette, salvate, restaurate e manutentate nelle parti in cui risultano logorate e cadenti a causa dell’azione erosiva del tempo.

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