RINNOVIAMO L’ESTATE DI SAN MARTINO

Siamo in un lungo inverno! Con “tempeste” che sconvolgono le famiglie a motivo di una crisi che certo è economica ma è anche crisi delle relazioni, della cura educativa e del fine stesso del nostro agire. Con fiumi di parole, lamentele, chiacchere che scompongono il manto e l’assetto dei cammini educativi. Ci sarebbe bisogno, nel crescere delle fragilità, di curare solidità e delicatezza, e invece rischiano di prevalere sempre più dispersione e operazioni economiche. Perdendo la fondamentale preoccupazione affinché ogni gesto, parola, impegno abbiano la capacità di far crescere e siano fatti con purezza di intenzioni. Continuiamo però a resistere, perché dobbiamo “restare umani” – come amava dire Vittorio Arrigoni, il cooperante italiano ucciso in Palestina dove era andato per dire al mondo le sofferenze di quel popolo. Continuiamo a resistere nella fede in Gesù, che continua a visitarci nei poveri e a chiederci capacità – come lui – di “vedere”, di vedere l’uomo concreto ascoltandone i bisogni più profondi ed essenziali. Nella prima liturgia per la città, celebrata non tra le mura di una chiesa ma dentro il cantiere educativo Crisci ranni di Modica, simbolo di tutte le periferie esistenziali, abbiamo colto l’importanza di un “vedere” come quello di Gesù che è possibile andando oltre ogni fariseismo. Superando ogni facile (e spesso ipocrita) schema di giudizio. Ora la festa di San Martino fa pensare al bel gesto della divisione del mantello con il povero che fa risplendere il sole anche in tempo autunnale. E suggerisce che ci siano gesti e fatti che aiutino a far tornare, nell’inverno della crisi, un po’ di luce! Dobbiamo abbandonare l’idea di facili soluzioni, che spesso diventa motivo di rassegnazione. Ci sono intanto, mentre speriamo in fatti più consistenti a livello sociale e politico, tutti i gesti possibili a ognuno di noi e alle nostre famiglie. Si può dividere il mantello delle proprie entrate, soprattutto da parte di chi in questo momento è più garantito, partecipando ai fondi di solidarietà attivati nelle parrocchie o necessari per far continuare le opere caritative. Si può soprattutto dividere il mantello del proprio tempo, ritrovando un momento anche delimitato ma costante per il volontariato. Si può dividere il mantello dei propri affetti aprendo la propria famiglia ai poveri, invitandoli a pranzo (ovviamente dopo averli conosciuti e frequentati) o anche pensando a scelte di grande valenza umana come l’affidamento familiare. E c’è quella necessaria divisione del mantello che si chiama giustizia, ovvero giusta retribuzione, cura della legalità, rispetto di tutte le garanzie e dei diritti (con i corrispondenti doveri) nei luoghi di lavoro, sociali, educativi. Martedì 11 novembre, celebrando a Crisci ranni alle 18, la Messa di S. Martino (e continuandola nel racconto e nella convivialità) ritroveremo il grembo di questi gesti che tutti possiamo fare perché – come amava dire don Puglisi – «se ognuno di noi fa qualcosa, allora possiamo fare molto».

 

Maurilio Assenza

 

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