RICORDANDO SCIASCIA

Ce ne ricorderemo di questo pianeta”, questa iscrizione volle sulla sua lapide tombale il grande Leonardo Sciascia.

Oggi 20 Novembre 2013 ricorre il ventiquattresimo anniversario della sua scomparsa: un’assenza troppo lunga e insopportabile.

Insopportabile, perchè Sciascia rappresentò, più di ogni altro, nella nostra storia contemporanea, il modello dello scrittore che nella narrativa intrecciava tematiche sociali, con intelligenza,arguzia, filosofia intellettuale.

Un’assenza mai più colmata.

Sciascia fece parte di quella schiera di grandissimi scrittori che sentirono viva e tagliente l’urgenza della presenza nel dibattito sociale e morale: una schiera ricca e fortemente incisiva,

da Pasolini a Moravia, da Levi a Silone, una schiera di narratori “sociali” purtroppo tramontata e mai più rinnovata.

Il suo essere scrittore era impegno civile, etico e sociale, nobilmente politico e oggettivamente inattaccabile:

da “Il Giorno della Civetta” a “Todo Modo”, in cui prevale inequivocabilmente il senso assoluto della società e della giustizia, che emerse in misura dirompente e inchiodante;

da “L’affaire Moro” a “La scomparsa Majorana” in cui rapporti tra politica, ragion di stato e istanze ipocritamente scientifiche provocarono dibattiti e scontri, non ancora risolti.

Del suo complesso e contestato “Affaire Moro” mi disse,ironicamente, sorridendo

Ho avuto la ventura di vederlo stroncato da La Repubblica e da L’Osservatore Romano prima ancora di essere pubblicato”.

Uno scrittore , un letterato come prediligeva definirsi, lucido e determinante, rifuggendo egli dalla facile e troppo invalsa definizione di intellettuale.

E poi il cinema con i grandi registi,da Rosi a Damiani,da Petri a Gianni Amelio, e il teatro con lo stravolgente e sconvolgente “L’onorevole”, anticipatore e metafora della incontenibile corruzione politica, non senza la fine,sottile,straordinaria ironia, tutta, e solamente, sciasciana.

Diremmo,oggi, con un termine che a lui non sarebbe piaciuto che fu uno uno scrittore a tutto tondo.

Non gli sfuggì mai nulla del dibattito nazionale:la sua fu una parola ,sempre e in ogni circostanza piena di inattaccabile onestà intellettuale, pregnante e sempre sostenuta dal quel “tenace concetto”, così come amava definire la sua terra,la sua Sicilia dei buoni contadini,la sua Racalmuto.

Ce ne ricorderemo di Leonardo Sciascia”.

Sempre.

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