RENZI E LE PRIMARIE ROVENTI

 

La corsa dei fantastici 5, Bersani, Puppato, Renzi, Tabacci, Vendola, alle primarie del Pd è agli sgoccioli: domenica 25 Novembre è alle porte!

I più quotati risulterebbero essere Bersani e Renzi, il quale scrive su facebook: “Ultima settimana. Dopo la Leopolda siamo carichi a mille. Voi? Ci siete? Ce la giochiamo sul filo dei voti”.

“Nel frattempo abbiamo quasi raggiunto- continua – quota 150mila euro di finanziamento dai cittadini: nessuno ha mai fatto tanto in Italia fino ad oggi. Siete grandiosi, grazie!”.

Ma ad essere convinto della vittoria è anche Vendola: “le urne sovvertiranno i pronostici della vigilia”.

Matteo Renzi è sicuramente uno dei più chiacchierati del momento per una metodica sui generis e certamente autocritica.

Dotato di una padronanza linguistica e comunicativa eccezionale, veicola messaggi chiari e netti

Qualora non dovesse vincere, promette di continuare l’attività politica presso il comune di Firenze, e non a Palazzo Chigi. È quanto ha dichiarato a Radio 24, giorno 6 novembre:”se perdo le primarie torno a fare il Sindaco e non vado il parlamento, non vado a fare il ministro”.

Non condivide, come Vendola, l’alleanza con Casini: “nella nostra alleanza non ci deve stare Casini, penso che ci voglia chiarezza, si dice all’inizio e non alla fine da che parte si sta. Di Casini ne abbiamo già abbastanza di nostri” e sottolinea altresì come le alleanze dovrebbero essere stipulate solo con gli elettori e non con i partiti.

Raccoglie le simpatie del popolo della destra, il quale osserva l’avversario con occhi diversi, segno inconfondibile di una profonda delusione e sfiducia nei confronti dei rappresentanti in cui aveva confidato.

Renzi, come Grillo, quasi come “valvola di sfogo”, abbraccerebbe tutti gli Italiani esausti indifferentemente dal loro credo politico e non peccando mai di cadute di stile.

Ma il Genovese si annovera tra coloro i quali osteggiano il rottamatore: sarà perché fin troppo riflesso di sé stesso, almeno per quanto riguarda la padronanza di linguaggio o la forza persuasiva esercitata sulla massa? O racchiude in sé una latente nota amara nei confronti di in quella Sinistra, che gli chiuse la porta in faccia? Era l’anno 2007 quando il Grillo del V-Day offrì le proprie proposte all’allora Premier Romano Prodi, il quale non parve ascoltarlo. Ed è lì che il Grillo “detonatore” si mosse.

Si preannunzia una domenica rovente, combattuta nei seggi, con un clima che presuppone scontri all’ultimo voto. Non resta che aspettare.

 

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