REFERENDUM NO TRIV

Appena qualche mese fa, in occasione della Cop 21 il ministro per l’ambiente Galletti confermava l’impegno dell’Italia nel contrasto al cambiamento climatico, annunciando nel contempo che destinerà 13 mil.di dollari ai paesi più poveri per lanciare l’energia sostenibile. Ci si chiede dunque qual è la coerenza di questo governo che nel decreto sblocca Italia propone facilitazioni per l’ottenimento di nuove concessioni petrolifere. Ci si chiede perché accanirsi contro dei territori già martoriati, che contano numerose vittime da inquinamento, territori che vorrebbero invece proteggere la propria agricoltura che dà produzioni di pregio, la propria vocazione turistica, il settore della pesca. Perdipiù, oggi assistiamo ad un vergognoso invito all’astensionismo (che altro non è che il simbolo dell’arroganza di chi crede di poter disporre a proprio piacimento del nostro futuro, dei nostri mari, del nostro ambiente). Altrettanto vergognoso è l’oscurantismo calato sul referendum Trivelle. I cittadini hanno diritto, su un tema così importante per il loro futuro, ad un’informazione capillare. E quando se ne parla, quasi sottovoce, si accusano i fautori del sì che vogliono fare gli ambientalisti in casa loro a spese dell’inquinamento dei paesi più arretrati. E’ importante sottolineare che le piattaforme interessate dal referendum (che non chiuderebbero all’indomani del voto, ma gradualmente, man mano che arriverebbe la naturale scadenza della concessione) producono solo il 3% del fabbisogno nazionale di gas e solo 0,8% di petrolio. Sono quantitativi irrisori, che saranno compensati dal calo costante dei consumi di petrolio e gas che si sono già ridotti, rispettivamente, del 33% e del 21,6% o che possono essere compensati da aumentata efficienza energetica, senza dover essere sostituite da un aumento di importazioni di idrocarburi. Quindi nessun paese sarà più inquinato a causa del nostro sì.
Falsa è anche la “leggenda” delle piattaforme moderne ed efficienti che non inquinano: dati di ISPRA, su analisi compiute per conto di ENI, dicono che le “moderne ed innocue piattaforme” in 3 casi su 4 sforano i parametri ambientali previsti dalle normative. Le analisi dei sedimenti prelevati presso le strutture, così come i mitili analizzati, sono gravemente contaminati da metalli pesanti, sostanze tossiche e cancerogene che arrivano a noi attraverso la catena alimentare. Il Referendum lascia che la decisione sia affidata agli italiani: non sprechiamo l’occasione, non dobbiamo fare altro che recarci alle urne il 17 Aprile per esprimere il nostro dissenso alle trivellazioni nei nostri territori. Con un solo gesto proteggeremo “la nostra casa comune” (cit. Papa Francesco) e daremo una lezione di democrazia a chi ci governa. Il 17 Aprile alcuni staranno a casa. Il Movimento Azzurro andrà a votare, e voterà SI’ per confermare che vuole un futuro senza trivelle. Abbiamo figli e nipoti: vogliamo lasciare loro un mondo più brillante, un popolo più ingegnoso e una terra meno inquinata.
Noi facciamo la nostra parte.

 

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