Rapporto Ispra-Snpa: ondate di caldo, siciliani costretti all’adattamento in salute e agricoltura

Il caldo asfissiante dello scorso anno e degli ultimi giorni in Sicilia sarà una caratteristica costante delle estati che verranno? È un fenomeno a intervalli o fino a dove si arriverà? Domande alle quali gli esperti non riescono a rispondere con assoluta certezza. Intanto, dovremo adattarci e alla svelta. È quanto emerge dal rapporto ‘Clima in Italia 2022’ pubblicato oggi da Ispra e da Snpa (Sistema nazionale protezione dell’ambiente). 

Le conclusioni 

“Le ondate di caldo del 2022, con le loro spiccate anomalie, appaiono aver esteso il campo di variabilità di alcuni indici climatici, non solo rispetto al periodo esaminato relativo agli ultimi 20 anni, ma anche rispetto alle serie del passato, rispetto alle quali l’anno 2003 aveva segnato una discontinuità rispetto ai valori medi ed estremi del passato. Risulta difficile, al di là del segnale di aumento della temperatura media che trova riscontro per la Sicilia così come per tutto il territorio italiano, individuare tendenze a breve termine, dal momento che le serie mostrano come le annate caratterizzate da ondate di caldo siano spesso intervallate da annate con valori più prossimi ai valori normali, a seconda delle modalità con cui le configurazioni anticicloniche si dispongono sul Mediterraneo durante la stagione estiva”, è scritto nella parte del rapporto dedicata all’Isola.

Il rischio di cambiamento con condizioni estreme

“Sarà pertanto necessario continuare l’osservazione nel medio-lungo periodo per comprendere se le anomalie degli ultimi anni resteranno relativamente poco frequenti oppure se sono la manifestazione di cambiamenti che renderanno quasi ordinarie condizioni così estreme. Sarà determinante a questo proposito la modalità con la quale le circolazioni anticicloniche si svilupperanno sul Mediterraneo”, continua il rapporto. 

Adattamento necessario 

“Resta l’indicazione della necessità di aumentare la capacità di adattamento in tutti i settori per i quali l’aumento delle temperature estreme comporta un rischio climatico, come nel caso dell’agricoltura, della difesa del territorio dagli incendi, nella tutela della salute, nel sistema di produzione e consumo dell’energia”, conclude il rapporto di Ispra e Snpa.

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