Ragusa: la donna anziana ha sofferto di meno rispetto all’uomo il periodo di lockdown

Durante la quarantena, nella città di Ragusa la donna anziana ha sofferto di meno rispetto all’uomo, questo perché ha continuato a fare le cose di casa, senza alterare le solite abitudini che rappresentano un rilevante impegno di tempo e psicologico. E’ la conclusione a cui è arrivata Anteas Ragusa dopo avere preso in esame, tra i propri associati, l’impatto psicologico degli effetti del lockdown tra gli over 70.

Una serie di valutazioni, condotte tra un campione di persone, hanno permesso all’associazione con sede in viale dei Platani a Ragusa, di formarsi un’idea su quella che è stata una delle fasi più complicate della vita di tutti noi vissuta dalle persone più avanti negli anni. “Le donne – spiega il presidente Anteas Ragusa, Rocco Schininà – hanno reagito meglio degli uomini non c’è dubbio. In genere però, per entrambi i sessi, l’essere coinvolti in uno scopo, in questo caso contribuire con il proprio comportamento responsabile a restare a casa e a bloccare l’epidemia, ha dato senso agli anziani e alla loro vita tra le pareti domestiche. In genere le donne anziane che hanno visto il proprio marito “rinchiuso” tra le mura di casa, hanno dimostrato di sopportare meglio e di reagire meglio a prove durissime”.

Tutto questo a quali motivi è dovuto? Ci sono fattori specifici a cui ci si può appigliare per spiegare tale determinazione? “La resilienza femminile certamente – aggiunge Schininà – ma anche il fatto che le donne hanno tratto maggiore beneficio dal supporto della preghiera che ha offerto, e non è un aspetto da poco, anzi merita di essere sottolineato con la massima attenzione, lenimento dalle paure e dall’angoscia. La fiducia in Dio non ha mai abbandonato le anziane di una città con quartieri molto religiosi. Abbiamo poi il caso di donne che sono state ricoverate in ospedale durante questo tormentato periodo. E dobbiamo dire che le stesse hanno dimostrato minore angoscia rispetto all’uomo, forse perché maggiormente abituate a vivere intimamente le paure e i timori per il futuro.

Ci risulta che persino nelle case di riposo le donne si siano dimostrate più serene e abbiano accettato la chiusura delle porte con maggiore tranquillità, mentre gli uomini hanno vissuto con molta difficoltà l’adattamento alla nuova situazione. Anche il rapporto con gli operatori è stato più facile per le donne, che meglio accettavano rapporti affettuosi e la vicinanza fisica”.

Tutto ciò, quindi, con la capacità di cambiare, all’improvviso, abitudini e prospettive, attingendo alle risorse interiori più sotterranee e a quella “imperfezione” che dona loro flessibilità e forza per superare la sofferenza. Con la capacità di riorganizzare i gesti quotidiani, di prendersi cura degli altri e di modificare persino le dinamiche interpersonali, per far fronte alle avversità. In silenzio ma con determinazione, tenacia, fiducia e coraggio.

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