RAGUSA, IN BOCCA AL LUPO!

Piccitto o Cosentini? Questa è la domanda che in queste ore i cittadini ragusani si pongono. Alcuni hanno scelto, alcuni sono dubbiosi, altri invece sono già proiettati in spiaggia preferendo la fresca brezza marina al caldo cocente dei seggi rinunciando così al diritto-dovere di elettori.

Dopo gli schiamazzi da cortile, dopo decine di facce più o meno sorridenti attaccate su manifesti più o meno abusivi,  dopo le discutibili “larghe intese alle iblea” (ironicamente potremmo dire che a volte la politica riesce a unire persone troppo diverse tra loro, la politica arriva dove nemmeno l’amore riesce ad arrivare) , anche questa campagna elettorale andrà in archivio come tutte le altre. Frenetici i tentavi di arringare la folla su exploit e débacle. A leggere le dichiarazioni del giorno dopo sono tutti vincitori. Chi per un motivo chi per l’altro, a detta loro, hanno vinto tutti.

Ma a prescindere da chi ha vinto e da chi ha “vinto”, bisogna partire da un dato di fatto oggettivo: Ragusa pian piano sta morendo e con essa anche le speranze dei ragusani. Il Sindaco che verrà deve essere non il “primo cittadino” ma bensì l’ultimo perché dagli “ultimi” bisogna ripartire. Non è dato sapere se avremo un’altra possibilità per risollevare un tessuto economico e sociale che ha, di certo, visto giorni migliori. Non servono “super uomini” di dannunziana memoria ma donne e uomini, amministratrici ed amministratori che si prendano cura di Ragusa . Illuminanti, a tal proposito,  i versi del Maestro Battiato in una sua composizione: “Ti proteggerò dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te.”

Cura. Curare Ragusa dalla sofferenza dei suoi centri storici, dall’infermità delle sue infrastrutture, dal dolore dei suoi giovani che chiedono più attenzione,  dall’angoscia di quei cittadini sempre più confinati ai margini della storia. Che sia un grillino, una cavalletta, un parruccone democristiano o un cuffariano di ferro oggi (forse) importa poco. A lui il dovere  delle scelte, a noi il diritto ad una Ragusa normale.

Ragusa, in bocca al lupo! Coraggio. Ne avremo bisogno.

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