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Ragusa, il consigliere Iurato: “No alla chiusura di Pediatria al Giovanni Paolo II”
02 Nov 2020 10:15
Il consigliere di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, si dice poco soddisfatto dell’incontro avuto con il manager dell’Asp 7 Angelo Aliquò. In particolare, dichiara: “Ho avuto l’impressione che il manager abbia voluto minimizzare, con un slalom di argomenti, sulle accuse che gli erano arrivate in estate da più parti (sindacati di categoria, personale sanitario) circa la presunta improvvisazione e la presunta inadeguatezza dei locali, nonché sulla carenza di personale infermieristico, medico rianimatore, dotazione necessaria al costituendo centro Covid al Paternò Arezzo di Ragusa”.
Il consigliere, infatti, spiega: “Questo spostamento al Giovanni Paolo II, fondamentalmente viene giustificato dal fatto che da molto tempo non vi sono anestesisti sufficienti (cosa verissima ma già purtroppo constatata da qualche anno) negli ospedali siciliani di periferia, compresa Ragusa e provincia; pertanto, concentrando il centro Covid al Giovanni Paolo II, tutto ciò faciliterebbe il lavoro di quei pochi anestesisti che con turni massacranti cercano di garantire il servizio di emergenza Covid e di urgenza chirurgica. Per spostare il centro Covid al Giovanni Paolo II, per ricavare spazi ai 74 posti letto Covid (+37 posti a Modica e + 35 a Vittoria), purtroppo si penalizzano interi reparti, sia in termini di posti letto, sia in termini di sanitari, penalizzazione che colpisce in maniera molto discutibile in primis il reparto di Pediatria, di Ostetricia-Ginecologia, e di Medicina (che ha ammalati appoggiati in vari reparti)”.
“Nell’incontro di venerdì scorso, dopo aver preso la parola – chiarisce il consigliere di Ragusa Prossima – ho esternato al dott. Aliquò il mio fermo dissenso per l’attuale completa chiusura della Pediatria di Ragusa dove i bambini, alla bisogna verranno ricoverati a Modica o a Vittoria. Sì, Vittoria, proprio nella città che domani diventa “zona rossa”.
Una decisione assurda, anche se fosse uno, dico un solo bambino ad essere ricoverato in quell’ospedale. Ho esternato poi il mio dissenso per lo spostamento significativo della Ostetricia-Ginecologia, rispetto a dove si trova attualmente il reparto di Unità terapia intensiva neonatale (molto distanti tra loro). Per i sanitari e soprattutto per le neomamme che hanno appena partorito, sarà molto disagevole raggiungere l’Utin quando, più volte al giorno, dovranno recarsi dai propri figlioletti anche per allattarli.
Ho chiesto quanti soldi si erano spesi per organizzare a luglio 2020 il centro Covid del Maria Paternò Arezzo (ora chiuso) e quanti soldi erano rimasti disponibili per organizzare il reparto Covid al Giovanni Paolo II in termini di attrezzature, adeguamento locali e assunzione del personale. Non ho avuto risposta esaustiva dei due importi totali suddivisi per i due centri Covid realizzati in 4 mesi.
Nello specifico, il dott. Aliquò per l’ex centro Covid del Maria Paternò Arezzo si è limitato ad elencare 4-5 tipologie diverse di acquisti attrezzature ed interventi strutturali senza indicare il totale che si era speso; idem per il nuovo centro Covid del Giovanni Paolo II, aggiungendo che per gli “interventi Covid” ivi compreso il costo per l’assunzione del nuovo personale sanitario, non ci sarebbero problemi finanziari.
Ho chiesto se l’Asp avesse intenzione di accettare in comodato gratuito (il costo insignificante da accollarsi sarebbe appena di circa 30mila euro all’anno per la manutenzione) l’elisoccorso nuovo di zecca posto a 30 metri dal Paternò Arezzo di Ragusa Ibla che la Protezione civile regionale ha costruito gratuitamente per Ragusa, attrezzato per i voli in notturna, cosa a cui l’attuale elisoccorso del nuovo ospedale Giovanni Paolo II, per motivi tecnici, non può ottemperare e quindi i malati gravissimi che hanno bisogno del trasporto in elisoccorso, da Ragusa devono essere trasferiti in ambulanza presso l’elisoccorso di Modica. L’elisoccorso ubicato presso il Paternò Arezzo potrebbe diventare il valore aggiunto in caso di emergenza sanitaria chirurgica proprio per quelle eventuali urgenze operatorie impedite per saturazione posti letti in favore dei malati Covid. Ebbene, anche in questo caso il dott. Aliquò ha sorvolato sulla domanda”.
“Ecco i motivi – precisa Iurato – che mi hanno lasciato insoddisfatto dall’incontro. E poi mi chiedevo, visto che la carenza di medici anestesisti era già nota nel mondo della medicina locale e regionale da un paio d’anni, e considerato che a Ragusa eravamo già in grande sofferenza di personale anestesista, perché a luglio 2020 si è voluto aprire il centro Covid all’Arezzo invece di attivarlo direttamente al Giovanni Paolo II? Sono state scelte decise dall’assessorato regionale o è farina del “nostro sacco” locale? Se sin dall’inizio (nel luglio del 2020) si fosse scelto di insediare il centro Covid al Giovanni Paolo II non avremmo evitato di spendere, forse “inutilmente”, ripeto forse, parte di denaro pubblico ed evitato tante rogne varie? No grazie, o ci confrontiamo con più onestà intellettuale, o altrimenti perdiamo solo tempo.
Tuttavia, proprio perché la situazione di emergenza sanitaria in queste ore sta probabilmente precipitando in alcune zone iblee, tralascio ulteriori considerazioni che potrebbero essere volutamente o involontariamente interpretate come sterili polemiche che sicuramente non appartengono al mio modo di fare politica. Speriamo in un prossimo futuro incontro, dove poter affrontare, verificare la funzionalità delle scelte fatte con la determina dirigenziale Asp prot. U – 0004956 il 29 ottobre scorso unitamente all’efficacia ed al funzionamento del centro Covid al Giovanni Paolo II. Del dott. Aliquò, a ogni modo, ho apprezzato la relazione sull’attuale realtà dei contagi Covid in provincia di Ragusa; la volontà di voler stipulare delle convenzioni con le cliniche private per garantire le operazioni chirurgiche “minori” che generalmente non necessitano un post ricovero in terapia intensiva; la volontà di assumere a contratto anestesisti in pensione e reclutare presto altro personale infermieristico, Osa, Oss e comunque l’esternazione della volontà di volere garantire la cura e gli interventi chirurgici delle urgenze provenienti dalle altre variegate gravissime patologie. Di questi aspetti molto positivi enunciati dal manager Aliquò, è leale e corretto darne conoscenza alla città, nonché alla comunità iblea”.
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