QUI ALBERGA L’UTOPIA, QUELLA DELL’ARTE (2^ parte)

Sogni tra segni di Renato Curcio e Agostino Ferrari, del 1994, ( ph. 14 ), è un omaggio all’utopia ideologica. Protagonista è l’espressione grafica, la potenza del segno: dai graffiti rupestri alla scrittura moderna e al graffitismo metropolitano degli anni Ottanta. Sono i codici della comunicazione, delle religioni, delle ideologie, che ingabbiano il livello di conoscenza dell’uomo, scritti su un foglio immaginario che avvolge tutta la stanza.

La stanza del profeta, ( ph. 15 ), omaggio a Pier Paolo Pasolini di Dario Bellezza , Adele Cambria e dello stesso Presti; completata nel 1995, si accede dalla porta che non si apre ma si “abbatte”, sulla quale è scritta una poesia profetica di Pasolini che segna profondamente la grande attualità di valori traditi e offesi. Attraverso un lungo corridoio di luci si arriva a un grande ambiente, un’abitazione primordiale, di paglia e fango: la stanza yemenita ispirata al “Fiore delle mille ed una notte”, con un  grande letto, che richiama alla memoria il Cristo morto del Mantegna e che suggella la sacralità della stanza-sacello, scandita da feritoie da cui provengono lame di luce. La grande vetrata sul mare fa vivere al visitatore l’esperienza cinematografica di un grande Regista, sotto la vetrata è stata deposta simbolicamente la sabbia dell’idroscalo dove Pasolini è stato ucciso. Nella realizzazione del bagno Antonio Presti ha voluto sottolineare l’appartenenza di ognuno di noi al sistema, la complicità di essere eventuali assassini o profeti. Sulla porta d’ingresso un toccante testamento spirituale in forma poetica di Dario Bellezza esprime tutto l’amore per l’amico Pier Paolo. Il bagno rappresenta la parte violenta e cruda di Pasolini: non esiste il pavimento ma solo una rigida griglia di pesante metallo. Sui muri un groviglio di spranghe e tubi metallici che emettono acqua con violenta pressione, mentre un’enorme ventola sul soffitto trasforma l’ambiente in un grande bagno purificatore. Uno spazio-denuncia per la riflessione e la maturazione della coscienza.

Terra e Fuoco, firmata da  Luigi Mainolfi nel 1996, ( ph. 16 ),  è una esplosione di  frammenti di terracotta che investe le pareti della stanza e che si ricompone nella visione della grande vetrata rettangolare che apre lo sguardo e la mente al mare e al cielo, creando un affascinante incrocio tra i quattro elementi, aria, acqua, terra e fuoco. La sedia e il letto in sospensione costituiscono il nucleo dell’opera, oltre ad essere elementi funzionali e punti di vista privilegiati.

La stanza della pittura di Piero Dorazio e Graziano Marini, del 1996,  ( ph. 17 A ), è concepita come una superficie dipinta ad affresco, per cui l’ospite immagina di entrare dentro un quadro astratto. Le pareti perdono la loro connotazione strutturale per divenire linee e colori. Il grande letto bianco che troneggia al centro della stanza, disegnato secondo linee geometriche a formare un parallelepipedo, dialoga con le traiettorie spaziali delle sottili linee curve dipinte, simili a scintille o a scie luminose che percorrono come fuochi d’artificio le pareti.

La stanza dei portatori d’acqua, ( ph. 17 B ),  è realizzata da Antonio Presti e Agnese Purgatorio, con testi di Danielle Mitterrand e Cristina Bertelli, nel 2006. Con la consapevolezza dell’essere acqua, acquisita avendo trovato alla porta la scritta “Io sono acqua”, l’ospite si si avvicinerà alla stanza come a un luogo di sacralità. Entrando avrà la visione di due spazi nettamente divisi: luoghi della memoria, dell’assenza e della purezza. Il primo dominato dai toni freddi e metallici, con un rivestimento in alluminio che evoca l’immagine dell’aridità, dell’assenza di acqua, l’altro, totalmente rivestito in rame, è uno spazio trasformato in conduttore di energia, che il visitatore attraverserà per giungere all’origine della purezza. Alla fine di questo percorso iniziatico, in una grande fonte di pietra, l’ospite verserà dell’acqua con petali di rose bianche e foglie di limone. Al risveglio, il giorno dopo, bagnandosi il viso, ritroverà quel mare infinito, negato dalla stanza adiacente. Concludendo così la sua azione di consapevolezza, si impegnerà ad essere un “Portatore d’acqua”.

Hammam di Sislej Xhafa, ( ph. 18 ), allestita nel 2007, offre ai clienti dell’Atelier sul mare un’esperienza unica. Il caldo ambiente mediterraneo dell’hammam, questo bagno mediorientale si caratterizza per la grandezza dei suoi ambienti, tre principali più i bagni, che hanno il loro centro sotto la cupola le cui fessure dalle forme geometriche differenti filtrano la luce del sole. Gli altri due ambienti hanno grandi letti semi-ogivali sui quali riposare dopo aver provato l’esperienza del bagno turco. La bassa vasca a forma di Stella di Davide, la vetrata in stile bizantino, il taglio architettonico musulmano, i tappeti afgani, le lampade marocchine, la sauna finlandese sono elementi sparsi all’interno dello spazio che abbracciano numerose culture dando una forza di conoscenza unitaria.

Lunaria – Contrada senza nome, ( ph. 19 ), con gli scritti di Vincenzo Consolo e realizzata da Umberto Leone e Ute Pyka, nel 2007, è la favola teatrale di Vincenzo Consolo, autore di famosi testi sulla Sicilia, che narra la storia di un viceré malinconico e della caduta della luna. Una metafora del disfacimento del potere, ma anche della cultura e della poesia come illusione necessaria contro la precarietà della vita. Per la realizzazione della stanza sono stati utilizzati due tronchi di ulivo che sono stati sezionati longitudinalmente ricavandone 12 sculture. Le prime cinque, installate lungo le pareti del corridoio, sono il sentiero che conduce alla stanza, la “Contrada senza nome”, dove al centro, nella forma tonda del grande letto, troviamo la luna. Lungo il perimetro della stanza, sono stati collocate sette “libri gigantici”, alti tre metri, le cui pagine sono sculture tagliate in sezioni molto sottili,  montate in modo da formare le pagine di un grande libro, che il visitatore è invitato a sfogliare e leggere lasciando che siano le venature, i buchi, le spaccature, i grovigli dei nodi a raccontare, creando dei continui rimandi tra l’ulivo simbolo di saggezza e il libro, veicolo di diffusione della Conoscenza.

Doppio Sogno di  Tobia Ercolino, del 2009, ( ph. 20 ), vuole rappresentare l’enfasi del sogno , dove sono contrapposte due forme di realtà, quella propria e quella del sogno, entrambe autonome che ci consentono di vivere delle esperienze apparentemente simili. Entriamo in una stanza e ci accorgiamo di abitare un’attesa, tanto soggettiva quanto protesa, in grado di farci disperdere il senso di una spazialità superflua, pervasa dalla manifestazione di un corpo che non vive il tempo della realtà.

La Stanza dell’Opra  completata nel 2010, ( ph. 21 ), è la stanza di Mimmo Cuticchio, maestro dell’Opra dei pupi siciliani e della sua famiglia. E’ un viaggio che comincia molto lontano: nel 1943 sotto i bombardamenti, quando una famiglia di operanti pupari prese la sua valigia e invece di emigrare al Nord in cerca di fortuna, girò in lungo e largo nell’entroterra siciliano con un teatrino viaggiante. Oggi la storia entra all’Art Hotel Atelier sul mare e diventa la “Stanza dell’Opra”. Ed è con l’occhio incantato e innocente di un bambino che Mimmo Cuticchio, artista e uomo di teatro, la cui arte è diventata oggi Patrimonio dell’Umanità sotto l’egida dell’Unesco, racconta la sua infanzia piena di avventura e poesia, ma anche di stenti e sacrifici. All’interno le opere di Pina Patti, mamma di Mimmo.

Stanza della Luce  di Pepi Morgia, del 2011, ( ph. 22 ), è un ambiente he gioca con la luce, con l’artificio dei colori e dell’illuminazione per poi inneggiare alla bellezza del paesaggio e alla spontaneità. Da uno spazio unico, dove tutto è bianco e richiama al candore, basta chiudere le imposte e accendere la lampada di Wood: la luce viola “accende” i messaggi fluorescenti che, come misteriosi geroglifici, appaiono sulle pareti, sospese: “… plasma… forma… spazio… eterea… la luce è vita” che è poi il motto del light designer, collaboratore di artisti come Federico Fellini e Spike Lee al cinema o di musicisti come Elton John e Fabrizio De Andrè, dei quali ha ideato la regia dei concerti. A dominare la stanza è il grande letto – scultura, che è l’anima stessa della camera. .

“La mia stanza – dice Pepi Morgia – è come un magico Luna park, che ci riporta all’infanzia. Se avesse una colonna sonora penso ai Pink Floyd o ai Jefferson Airplane”. Su un’imposta scura un messaggio scritto ricorda che la “Luce è vita” e la vera luce è quella che si espande aprendo la finestra.

 

 

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