Qual è la vera malasanità? Lettera aperta del dottor Rosario Arestia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera inviata dal dottor Rosario Arestia, radiologo.

“Cari Amici, mi preme porgere ringraziamento e pubblica ammirazione ai colleghi e a tutti gli operatori della sanità impegnati in prima linea a lottare contro un nemico, sconosciuto ed alquanto insidioso, spesso con armi spuntate; la cronaca di questi giorni parla di svariate perdite. Qualche giorno fa, come riportato dagli organi di stampa veniva sollevato il primo caso di presunta malasanità: una signora denunciava la perdita della madre.

A seguire un’altra perdita, così come denunciato pubblicamente da un politico,era da attribuire a malasanità. Forse, come scriveva ieri su fb un mio illustre collega, si è aperto un filone per tutti gli azzeccagarbugli inoperosi.  In un momento così difficile in cui dovremmo elogiare, supportare, ringraziare, proteggere chi rischia la vita, mi sembra inopportuno, direi disdicevole, giudicare un’intera categoria ed attribuire loro colpe infamanti. Ricordo che malasanità c’è; per malasanità intendo carenza di personale (dove serve!), carenza di posti letto,carenza di strutture, carenza di materiali, nomine varie più o meno azzeccate, etc…

Questa malasanità e’ frutto di quella politica brillantemente cavalcata, da destra a sinistra o viceversa, da chi si erge a pubblico accusatore di un’intera categoria. Mi sarei aspettato una cessione, quantomeno parziale, dell’indennità percepita (vedi nostro primo concittadino), mi sarei aspettato una protesta vivace, mai mi sarei aspettato la pubblica accusa di un’intera categoria che RISCHIA LA VITA. Con questa mia riflessione “sbollentata”, nata dopo qualche giorno, desidero porgere un caloroso abbraccio in primis a tutti gli operatori della sanità, colleghi e non, senza dimenticare tutte le altre categorie (polizia, carabinieri, personale della filiera agroalimentare, farmacisti, etc. etc..) che con abnegazione continuano a lavorare per tutti noi “fortunati” che stiamo a casa. Un abbraccio”.

Dott. Rosario Arestia

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